Kean e Vlahovic, quando anche nazionali e Mondiali non aiutano i club

Hanno in comune l’età, entrambi classe 2000, e 31 partite, tutte giocate nella Juventus in ben tre stagioni diverse. Moise Kean e Dusan Vlahovic sono due potenziali protagonisti del valzer delle punte, il ballo dell’estate. Le rispettive vicende hanno presupposti del tutto diversi: a Firenze è partito il countdown fino al 15 luglio, quando scadrà la clausola da 52 milioni di euro del centravanti italiano, nella speranza che rimanga. A Torino, invece, si cerca una qualche soluzione - l’ultima ipotesi è la risoluzione del contratto -, affinché il bomber serbo vada altrove. In comune, però, hanno anche qualcos’altro.
Non è un anno come gli altri. Entrambi, oltre che al mercato, pensano anche ai Mondiali. La rassegna iridata è storicamente influente anche sulle scelte di mercato, nella stagione che la precede. Kean, che alla Fiorentina ha trovato continuità e gol, potrebbe non essere particolarmente incentivato a lasciare i viola: il suo posto in Nazionale è saldo, ma non granitico. Un po’ perché è appena cambiato ct, molto perché la concorrenza - da Retegui in giù - esiste, anche se i tempi belli degli attaccanti italiani sono alle spalle da un po’. Vlahovic, dalla Juventus, avrebbe tutto l’interesse ad andare via, se pensasse ai Mondiali: nella Serbia gli è davanti Mitrovic, e una stagione in tribuna non favorirebbe certo Dusan nelle gerarchie nazionali, per quanto non vi siano all’orizzonte alternative stellari. Però…
Quando i Mondiali non aiutano. Italia e Serbia, ciascuno per conto suo, non vedono l’obiettivo mondiale come una certezza. A differenza nostra, loro hanno partecipato sia nel 2018 sia nel 2022, ma per entrambe le nazionali la qualificazione attraverso il gruppo è tutta da conquistare: gli azzurri inseguono la Norvegia, le aquile bianche sono nel girone con l’Inghilterra. I playoff, gli italiani ne sanno qualcosa, sono uno spauracchio, forche caudine dalle quali Gattuso e Stojkovic - se saranno playoff - farebbero di tutto per uscire, ma garanzie non ve ne sono. E, di conseguenza, l’incidenza di cui sopra crolla a picco.
