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Pato chiude col calcio: "Non gioco più, ora vedo crescere mio figlio e sto con mia moglie"

Pato chiude col calcio: "Non gioco più, ora vedo crescere mio figlio e sto con mia moglie"TUTTO mercato WEB
ieri alle 11:23Serie A
di Pierpaolo Matrone

Alexandre Pato si racconta. L'ex attaccante del Milan ha rilasciato un'intervista a cuore aperto a La Gazzetta dello Sport in cui si è soffermato sulla sua carriera e non solo: "Quando ero al San Paolo e mia moglie Rebecca aspettava mio figlio, per la prima volta ho capito che andare ad allenarmi non era più una priorità: volevo stare tutto il tempo accanto a lei. E adesso che c’è Benjamin, voglio vederlo crescere, non perdermi neppure un attimo di tempo con lui. Ha un anno e mezzo e già calcia il pallone".

Eppure ha un fisico ancora da giocatore...
"Mi tengo allenato in palestra e con il tennis. Mi piace e sono abbastanza competitivo. Quando giocavo all’Orlando City , sono andato a vedere un torneo e ho conosciuto Federer mentre faceva un allenamento. A vevo quasi paura a disturbarlo e invece appena mi ha visto, mi ha chiamato in campo. E’ stata un’emozione incredibile".

Il richiamo del pallone non lo sente più?
"Sinceramente no. L ’ultima partita l’ho disputata quasi due anni fa e di voglia di giocare non ne ho più tanta, anche se mi considero in un periodo di transizione, nel quale sto decidendo cosa fare. Il calcio mi piace ancora, ma la mia famiglia è al primo posto. Essere qui, con la maglia del Milan addosso, è comunque un piacere immenso che risveglia sentimenti belli del passato".

Quindi in futuro la vedremo nelle vesti di allenatore o dirigente?
"Chissà... Non credo come tecnico, o almeno questo è il mio pensiero attuale. Forse come dirigente o come proprietario di un club. Nella mia carriera ho accumulato tanta esperienza e posso metterla a disposizione dei calciatori. Vorrei farlo".

Quanto hanno influito i suoi infortuni nel dire addio presto al mondo del pallone?
"Ne ho avuti sia quando sono stato giovane sia nel finale della carriera (i più gravi, ndr). Al Milan quando ero un ragazzo cercavo sempre di accelerare il recupero perché avevo voglia di stare in campo e di aiutare i compagni. E a volte finivo per farmi male di nuovo. Pentito? No, perché sono fatto così. Gli infortuni fanno parte della vita e ti insegnano qualcosa. Se sei giù e trovi la forza per risalire, poi sei una persona migliore. Dio mi ha messo davanti tante sfide e io le ho sempre superate".

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