Roma, Mancini sincero: "Budapest me la sogno, è dolorosa". Poi svela le sirene arabe

Cresciuto nel mito di Materazzi, dal 2019 a guidare la difesa della Roma, Gianluca Mancini si è raccontato in un'intervista al Corriere dello Sport per raccontare il ricongiungimento con Gian Piero Gasperini in giallorosso. E subito ha voluto smentire una voce circolata quando giocava con la maglia dell'Atalanta: "Qualche volta discutevo con lui? Mai vero. Quando sono venuto alla Roma è stata la prima persona che ho chiamato. Io so cos'è la gratitudine".
Mentre per descrivere come sia Gasp da allenatore: "Il più grande insegnante di calcio e tattica che io abbia mai avuto. In campo è un martello, è molto esigente e non cerca mai alibi. Con lui alzi l'asticella, è inevitabile". Negli anni di Mourinho in panchina, invece, c'è una ferita apertissima ancora a due anni di distanza ed è la finale di Budapest persa contro il Siviglia: "Me la sogno spesso. E me la sogno male. Ferita che provoca dolore. Io non riguardo mai immagini di quella finale di Europa League, non ho mai rivisto quella partita e quando su Instagram scrollo i reel e mi ritrovo davanti agli occhi i video di quel rigore chiudo il telefono. Meritavamo quella coppa, quell’episodio ci ha condannati. Io poi sono stato un protagonista in negativo con l'autogol e con un rigore sbagliato. Budapest la porterò per sempre dentro".
Infine un passaggio interessante, un retroscena di mercato a proposito delle sirene di mercato squillate dall'Arabia in direzione di Mancini: "Se sono arrivate delle offerte? Ci sono stati degli interessamenti, dei sondaggi. Però ho detto al mio procuratore che sto troppo bene qua. Amo questa società e questa maglia e non voglio pensare ad altro". Più esplicito di così.
