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D'Aniello: "Ternana e Triestina, due crisi diverse. Ecco come salverei la Serie C"

D'Aniello: "Ternana e Triestina, due crisi diverse. Ecco come salverei la Serie C"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 14:34Serie C
di Luca Bargellini
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TMW Radio / A Tutta C
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Per parlare del momento difficile che stanno vivendo due realtà importanti del campionato di Serie C come Triestina e Ternana, ai microfoni di TMW Radio ha preso la parola Giuseppe D'Aniello ex dirigente delle due società. Queste le sue parole nel corso della trasmissione 'A Tutta C':

Direttore, Triestina e Ternana sono due club che lei conosce bene. Partendo dalla Ternana, che fino a poche settimane fa sembrava pronta a rilanciare un progetto tecnico e ora è in evidente difficoltà, come ha certificato anche il comunicato ufficiale di domenica, cosa si può dire?
"Sono situazioni parallele ma diverse. A Trieste la situazione è complicata da un punto di vista economico e progettuale. A Terni, invece, con l'intervento del sindaco Bandecchi, ex presidente, si è un po’ ristabilita e si vede un orizzonte che fa sperare. La passata stagione è stata una delusione, ci si aspettava la risalita in Serie B, essendo una delle retrocesse. Purtroppo l’epilogo ai rigori è stato negativo e si è tornati alla realtà della Lega Pro, che ha costi da Serie B ma ricavi da Serie C. Fortunatamente, grazie all’intervento delle istituzioni e del sindaco, che ha grandi capacità imprenditoriali, si è individuato un gruppo – al momento anonimo – e tutto si sta predisponendo per il lieto fine. Anche le scadenze di ieri sono state rispettate. Insomma, il cielo su Terni al momento sembra sereno".

A proposito del comunicato di domenica scorsa: si è reintegrato Carlo Mammarella come direttore sportivo con la missione di vendere il più possibile. La motivazione era dare carta bianca alla nuova proprietà. Però mi chiedo: che appeal può avere una società che non è proprietaria di strutture e che si priva del parco giocatori da cui ripartire?
"Guardi, io credo che campionati come la Serie C e la B abbiano valori economici che non sono proporzionali ai risultati. Faccio l’esempio della Juve Stabia, che con uno dei budget più bassi ha vinto il campionato. Per quanto riguarda la Ternana, conosco bene Carlo Mammarella, che conosce l'ambiente sia da giocatore che da dirigente. Terni è una piazza importante, con una tradizione calcistica e un bacino di tifosi calorosi. C’è anche un progetto infrastrutturale: il famoso stadio-clinica, che aumenta l’appeal imprenditoriale. Mammarella è la persona adatta per snellire un monte ingaggi da Serie B con ricavi da Serie C. Penso che il percorso della nuova proprietà sia corretto, nonostante il gap che si verrà a creare.
Ripeto: in Lega Pro i valori economici non sono direttamente proporzionali ai risultati sportivi. La Juve Stabia ne è un esempio: ha vinto con uno dei budget più bassi, e anche l’anno scorso ha fatto una semifinale con un budget ridotto".

Passiamo alla Triestina, un’altra realtà che lei conosce bene. Lo scorso anno era considerata una delle big del campionato, ma ha vissuto una stagione molto difficile, chiusa solo con la salvezza ai playout. Ora un’altra estate complicata, con una penalizzazione che sarà pesante. Dove nascono queste difficoltà?
"Peccato perché la situazione rischia di peggiorare. Erano meno 9 punti di penalizzazione, poi ridotti a meno 7, ma non avendo rispettato le scadenze del primo luglio si parla già di un possibile meno 12 o 13. Io conosco bene questo fondo americano, che ha investito ma male. È mancata una vera programmazione, sia economica che sportiva. Ad esempio, l’esonero di Tesser fu un errore: il club era terzo in classifica. Hanno investito su troppi giocatori stranieri che non conoscevano la realtà della Serie C. Inoltre c’è stata una gestione economico-finanziaria sfortunata e carente. Le scadenze federali sono note un anno prima: non puoi investire solo in infrastrutture e trascurare la prima squadra. Per me è una situazione che fa rabbia e male. Ho vissuto otto anni importanti a Trieste, la considero quasi una seconda casa. È una piazza meravigliosa, con uno stadio tra i più belli d’Italia. Non merita questa categoria, né questa gestione. A differenza di Terni, qui non vedo grandi prospettive: il disavanzo economico è importante e le ultime scadenze non rispettate lo dimostrano. Occorre un intervento deciso delle istituzioni per salvare il salvabile, ma lo vedo molto complicato".

Il presidente Marani ha parlato di come risolvere i problemi che la Serie C si porta dietro da decenni: penalizzazioni, stipendi non pagati, iscrizioni mancate. Qual è la sua ricetta?
"Le rispondo con un’idea che porto avanti da anni. Il calcio deve basarsi sulla sostenibilità. Solo chi può davvero permetterselo dovrebbe farlo. I sistemi di licenze nazionali e UEFA si reggono su tre principi: criteri sportivi-organizzativi, criteri economico-finanziari e criteri infrastrutturali. Bisogna verificare la solidità dei club prima, non con gli attuali controlli basati su fideiussioni risibili rispetto alle esposizioni. Propongo una netta riduzione del numero di club professionistici. Bisogna allargare il semiprofessionismo e ridurre il professionismo. 60 club in Lega Pro non sono sostenibili. La Serie B ha ricavi diversi, c’è un gap di 6-7 milioni di euro. Io ho vissuto questa realtà alla Ternana: passando dalla B alla C si perdono quei ricavi, anche se con minutaggio e valorizzazione di calciatori puoi recuperare qualcosa. Bisogna inasprire i controlli preventivi, non fare verifiche blande a posteriori".

Il famoso indice di liquidità annunciato da Marani e il salary cap, in parte già attivo, possono essere strumenti utili per arginare questi problemi?
"Sì, assolutamente. Sono correttivi utili. Il salary cap individuale e collettivo già esisteva in Serie B con Abodi e Balata e ha dato risultati. L’indicatore di liquidità, la costruzione del lavoro allargato e il controllo dell’indebitamento aiuteranno. Ma resta il problema di fondo: il gap troppo ampio tra Serie B e Serie C. Per ridurlo servono più ricavi. E questo passa anche per la riduzione del numero di squadre. Un campionato più selezionato avrebbe più appeal per gli sponsor e le TV. Non voglio fare nomi a caso, ma è evidente che un Triestina-Padova attira più di altre sfide meno rilevanti. Bisogna intervenire in modo radicale, altrimenti il sistema non si regge".

Veniamo alle seconde squadre. Non sono molto amate dalle tifoserie delle altre piazze. Lei come le vede?
"Io vado un po’ controcorrente: sono un fautore delle seconde squadre. Il campionato Primavera è più una vetrina che una vera palestra. I ragazzi lì vincono scudetti, ma poi fanno fatica in Serie C.
Le seconde squadre preparano meglio i giovani a campionati veri, agonistici. Giocare a Padova o Trieste è diverso che farlo in Primavera. Credo che questo progetto sia importante non solo per i club ma anche per le Nazionali, perché oggi facciamo fatica a proporre talenti pronti per l’Under 21 o la Nazionale maggiore".

Direttore, per chiudere: nei giorni scorsi si parlava di un suo possibile approdo all’Ascoli. C’è qualcosa di vero?
"Io ho ancora un contratto in essere con la Ternana, ma sono poco operativo dal febbraio 2025. Con l’Ascoli ci sono stati due incontri: hanno manifestato l’idea di un manager con le mie caratteristiche. Al momento però non si è andati avanti. Forse una scelta strategica o definitiva, visto che il nuovo proprietario ha assunto la carica di amministratore unico e ha lasciato in stand-by la direzione generale. Ascoli è una piazza importante, solo essere stato contattato mi inorgoglisce. Siamo in attesa della chiamata giusta".

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