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Atalanta in finale, Napoli in crisi. E il modello nerazzurro funziona anche sul mercato. Guardate che numeri, della crisi economica e delle (poche) virtuose

Atalanta in finale, Napoli in crisi. E il modello nerazzurro funziona anche sul mercato. Guardate che numeri, della crisi economica e delle (poche) virtuoseTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 11 febbraio 2021, 08:09Editoriale
di Luca Marchetti

Sarà l’Atalanta a sfidare la Juventus in finale di coppa Italia e lo fa con merito. Potendosi giocare, ancora una volta, la possibilità di suggellare un periodo di risultati e gioco straordinari con un trofeo. Ed è un particolare importante. Non vincerla non sminuirebbe quanto di fatto da società, allenatore e squadra, ma la coppa certificherebbe nella bacheca la storia che ora sta scrivendo la società nerazzurra. In coppa ha messo in difficoltà il Napoli, ma soprattutto ha messo in difficoltà Gattuso. E ora riprendono le considerazioni sul suo futuro: Gattuso sì, Gattuso no. I numeri, purtroppo per lui e per i tifosi del Napoli, sono impietosi. Il Napoli ha rallentato, ha frenato. Fino a dicembre aveva una media Champions, ora siamo a 1,50 circa. Con le ultime sette partite condite da 4 sconfitte. E le uniche due vittorie sono arrivate con lo Spezia in coppa Italia e con il Parma in campionato. Poco, sicuramente. Ma abbastanza per giustificare la rabbia del presidente De Laurentiis, che è uscito dallo stadio furioso. Ora dipende dalla partita contro la Juventus il futuro di Rino? Non è da escludere, visto che comunque il Napoli avrebbe dovuto dare una reazione dopo la fiducia confermata qualche settimana fa. Gli allenatori dipendono dai risultati e i risultati ora non ci sono. Affidarsi a una partita non è mai un buon segno e non può essere una sola partita a determinare il destino di un allenatore. Ma le frizioni hanno radici profonde.
Continuano naturalmente gli studi sulle conseguenze della crisi economica sul calciomercato. E toccare con mano, attraverso i dati, quello che sta succedendo al calcio è sempre scioccante. Che il momento sia delicato è assolutamente sotto gli occhi di tutti, ma capire quanto sia profonda la crisi e quali siano le conseguenze riesce a darci una dimensione.
KPMG ha studiato i dati della Fifa e ha confrontato la media delle ultime tre sessioni con il mercato di questa. Se pensiamo che nel 2014 ci fu il primo cartellino a sforare i 100 milioni di euro di valore (Gareth Bale), che già l’anno successivo questo record venne superato, e che solo 3 anni più tardi, addirittura ci fu il trasferimento monstre di Neymar da 222 milioni di euro, ci sembra di raccontare un’altro settore economico. Senza considerare che nello stesso anno il PSG si impegnò anche per comprare Mbappé (prestito con obbligo) spendendo 350 milioni in due sessioni soltanto per tue giocatori.
La contrazione, studiata da KPMG, va dal -20% del mercato UK all’incredibile -70% del mercato delle spagnole. Nello specifico, mediamente, in Premier si spendevano 1877 milioni di euro all’anno. Per il 20/21 i milioni sono scesi a 1500. In Spagna si è passati dai quasi 1200 ai 355.

E valori simili, assoluti, li riscontriamo anche in Francia (455) e Germania (364). E la Serie A? Il calo è notevole, del 33%: si è passati dai 1270 milioni spesi in media nelle precedenti 3 stagioni agli 850 di questa. Quasi la metà dell’Inghilterra, ma comunque praticamente più del doppio rispetto alle altre Leghe.
Altro particolare da non sottovalutare è che le 10 migliori squadre del mondo hanno visto contrarsi del 46% gli investimenti sul mercato. Un esempio su tutti. Il Real che in passato aveva speso 355 milioni (per Hazard e Mendy) quest’anno non è intervenuto affatto. E comunque la squadra che ha speso di più (il Chelsea, 247 milioni) è sotto quella cifra.
Il CIES invece ha voluto analizzare gli ultimi 10 sessioni di mercato (quindi dal 2015), nonostante l’evidente anomalia di quest’ultimo, per capire chi aveva speso di più in questi anni. La classifica delle spese, per certi versi, è anche sorprendente. Perché se primo c’è il Barca (1171 milioni spesi) seguito a ruota dal City (le uniche due squadre che sfondano quota un miliardo di euro), nella top 10 c’è la Juventus (999 milioni), in terza posizione e in nona l’Inter (664 miloni) appena sopra al Real Madrid (661). Naturalmente questi dati devono essere confrontati non soltanto con i successi ottenuti sul piano sportivo ma anche con i guadagni del club e soprattutto parametrati anche ai ricavi da mercato. E la classifica cambia. Perché se City e Barcellona più o meno rimangono lì, scambiandosi la posizione (City -631 milioni, Barca, terzo -471) irrompe lo United che ha un disavanzo di 586 milioni di euro in questi dieci anni. Scompare la Juve dalla top ten (13, -249milioni) ma “guadagna” posizioni l’Inter (-368, quinta, dietro al PSG) e il Milan (-311, ottavo).
Questo comporta una logica “classifica” italiana. Juve (999), Inter (664), Milan (577) sono le prime tre per spese, inseguite dalle altre grandi (Napoli, 565, Roma, 537, Fiorentina, 285). Ma cambia molto se introduciamo i ricavi di questi anni, sempre derivanti da mercato. Inter sale in testa (-386), Milan secondo (-311), poi Juve (-249), quindi Napoli (-165), inseguito però incredibilmente da Parma (-158), Cagliari (-69) e Bologna (-62).
Impressiona il dato della Roma (+34), sicuramente quello del Verona (+51) quello della Samp (+76) ma soprattutto quello dell’Atalanta:+133. Spese per 241 e ricavi per 374.
Le considerazioni possono essere molte. Cerchiamo di sintetizzare. L’Atalanta certamente rappresenta un’eccezione e un modello che tutti inseguono. Vincere (come succede per la Juventus ormai da tempo) costa, ma comporta anche degli incassi, inseguire costa molto di più. Così come cercare di salvarsi (o consolidarsi). Ma ognuno segue la propria strada.

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