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esclusiva

Tattica, segreti e modi di comunicare. Leonardo Semplici si racconta

ESCLUSIVA TMW - Tattica, segreti e modi di comunicare. Leonardo Semplici si raccontaTUTTO mercato WEB
sabato 18 novembre 2023, 13:00Serie A
di Simone Bernabei
fonte intervista di Niccolò Ceccarini e Simone Bernabei

Passione e tanta voglia di campo. Due elementi che emergono forti e chiari in ogni piega del pensiero di Leonardo Semplici. 132 panchine in Serie A, oltre 300 fra i professionisti, promozioni, salvezze e una voglia immutata di migliorarsi, aggiornarsi. Per essere sempre sul pezzo e pronto per la prossima avventura. La lunga chiacchierata col tecnico fiorentino inizia dal presente e da un recente viaggio in Inghilterra, per poi spaziare sul futuro, sulla tattica e i concetti di gioco, su ieri e su domani.

È appena rientrato da una settimana in Inghilterra...
"Mi piace aggiornarmi, stare in movimento. In questo mestiere è giusto guardare in tutte le direzioni. Sono stato ospite di Maresca e del Leicester, ho visto una realtà diversa. La Championship, la loro Serie B se così si può chiamare, è un campionato importantissimo, con società che possono spendere 8-10 milioni per comprare un giocatore. Hanno una media di 20-30 mila tifosi a partita, un seguito straordinario. Ci sono strutture all'avanguardia. Poi ho visto il City, ho visto l'Aston Villa... Idee diverse rispetto al calcio italiano, fonti di ispirazione che possono accrescere il mio bagaglio di allenatore".

Cosa ha visto nel Maresca allenatore?
"Si sta affermando in un campionato difficile, è stato vice di grandi allenatori con Pellegrini e Guardiola e ha idee vicine alle loro. Lo ringrazio, ci ha accolto con una gentilezza unica. Siamo stati una settimana con lui e abbiamo vissuto il contesto, una situazione che mi ha motivato anche a migliorare la mia conoscenza dell'inglese: se dovesse esserci un'opportunità all'estero oggi la valuterei con maggiore attenzione, mentre in passato ho sempre dato assoluta priorità all'Italia".

La scuola italiana continua ad essere al top. Eppure in tanti come lei vanno a studiare la Premier...
"L'intensità fa parte dell'allenamento in sé, è diverso il come ci si allena. Il minutaggio della seduta è simile al nostro, quello che cambia è la mentalità dei giocatori: zero pause, non ci si ferma mai. È giusto avere una panoramica complessiva. Lo scorso anno sono stato ospite dell'Athletic Bilbao di Marcelino, ma vado anche a vedere la Serie C... Ci deve essere la curiosità di poter sempre carpire e rielaborare alcuni concetti dei colleghi. Non è un copiare, ognuno ha il proprio modo di esprimersi. Se vado a vedere Guardiola non posso pensare di riproporre le stesse cose, ma posso prendere spunto".

In Inghilterra l'allenatore è storicamente un manager. Anche in Italia si va verso questa tendenza?
"Si sta cercando di cambiare, ma non è così semplice. Allenatori che scelgono la rosa ce ne sono pochi, penso a Mourinho e Conte. O magari Pioli che ha fatto un certo tipo di cammino e Allegri, gli altri si devono adattare a ciò che trovano. Oggi a livello di progetto è difficile avere questa possibilità, un allenatore spesso trova giocatori scelti da altri, a volte capita di subentrare e quindi hai sempre meno tempo per esprimere le tue caratteristiche. Servono duttilità e immediatezza nel trasmettere concetti: qualche anno era più semplice restare 2-3 anni in un club, oggi è dura. Ma anche questo rende bello e affascinante il nostro mestiere".

Saper gestire i media. Oggi ai tecnici viene chiesto anche questo...
"E' cambiato il ruolo, la comunicazione è determinante anche quando subentri. Serve equilibrio, rappresenti la società ed i suoi obiettivi. C'è bisogno di attenzioni particolari. La comunicazione è cambiata così come il lavoro del campo: quando hai 3-4 mesi per incidere su una squadra in cui magari non hai neanche scelto i giocatori devi essere duttile ed elastico, mettere nelle migliori condizioni i singoli per farli rendere al meglio".

Livello comunicativo: sceglie Mourinho o Sarri?
"Mou è un fuoriclasse da questo punto di vista, ci ha insegnato tanto. È all'avanguardia. Maurizio ha un modo diverso, comunque molto diretto. Sono due metodi che hanno pari valore, ma certamente Mourinho ha qualcosa in più, basta vedere cosa ha creato anche dal punto di vista ambientale in una piazza difficile come Roma. In materia è un riferimento".

Lo stesso Sarri ha detto che questo calcio, con questi calendari così compressi, non gli piace più. È così stressante gestire i tanti impegni?
"Oggi ci sono tante richieste, le pressioni sono diverse, l'aspetto fisico è diverso, il poter allenare la squadra è diverso. Se giochi ogni 3 giorni diventa determinante il riposo e un allenatore deve capire col lavoro quotidiano se un calciatore può dare l'apporto che ci si aspetta. Le scelte spesso sono condizionate da questi aspetti. Il nostro lavoro è legato ai risultati quindi non è sempre facile, ma le scelte sono sempre fatte con cognizione e per farle serve sempre più elasticità".

Un concetto caro a Carlo Ancelotti: il giocatore talentuoso non va imbrigliato in schemi stringenti.
"Ancelotti in questo è un campione... basta vedere le squadre che ha allenato ed il suo percorso da allenatore. È un figlio di Sacchi ma negli anni si è trasformato e migliorato, l'aver allenato tutte queste big la dice lunga sulla sua adattabilità ai singoli contesti. Riesce a coinvolgere tutti i gruppi che ha allenato. Al Real Madrid ha detto che il vecchio contropiede in certi casi non è da buttare...".

Allegri e le critiche al suo gioco.
"Critiche eccessive... E' secondo in classifica e la Juventus ha avuto problemi extracalcio, nonostante la tempesta ha sempre tenuto la barra a dritta e ottenuto risultati. Sento critiche sul gioco, ma alla fine interessa vincere o arrivare in alto, il modo di esprimersi passa in secondo piano. Lui porta avanti il suo credo, dire che un tipo di calcio è bello o brutto è relativo. Per me Allegri resta un grande allenatore".

Si aspettava queste difficoltà per Rudi Garcia a Napoli?
"Dopo lo Scudetto vinto in quel modo credo fosse difficile per chiunque sostituire Spalletti. C'era anche Giuntoli, che aveva fatto un grande lavoro. Determinare fin da subito in quel contesto non era semplice. Non intendo giudicare il lavoro di un collega che per me è un bravo allenatore, ma siamo figli dei risultati... Penso comunque che il Napoli abbia le capacità per fare un campionato di vertice, ma dopo una stagione come la scorsa può essere dura per i calciatori tornare a quel livello motivazionale".

Spalletti nel ruolo di ct ce lo vede?
"Ho un rapporto buono e professionale, a volte sono stato invitato a casa sua... E mi è capitato di chiedergli consigli. Ricordo la prima riunione degli arbitri, ero al primo anno di A con la SPAL ed ero rimasto in disparte. Lui mi prese e mi disse "vieni qua, te lo sei meritato". Sono felice che sia stato scelto per l'Italia, ha fatto una carriera eccellente e questo ne è il coronamento. Certo, si è preso una responsabilità importante, ma già si intravede la sua mano. Credo fosse l'allenatore ideale per la Nazionale, ha la personalità e l'empatia per poter trasmettere le sue idee in brevissimo tempo".

Non abbiamo ancora parlato di Simone Inzaghi e di Pioli.
"Simone lo conosco meglio, ha fatto un percorso eccellente. Alla Lazio si è costruito, ma allenare l'Inter è diverso, le pressioni sono tante e c'è la richiesta di vincere. Credo che la finale di Champions abbia dato a lui e ai giocatori convinzione e forza. Il lavoro della società, che gli ha messo a disposizione la rosa più forte, unito alla consapevolezza, hanno fatto sì che l'Inter sia diventata la squadra da battere e lui stia diventando un allenatore davvero importante".

Pioli invece sta incontrando diverse difficoltà.
"Ha fatto un lavoro straordinario, perché ha vinto un campionato con la squadra che sulla carta non era la più forte. Ha dato continuità con un gioco piacevole, innovativo sotto certi aspetti. Quest'anno hanno cambiato tantissimi giocatori, è incappato in risultati non buoni ma poi ha battuto il PSG... Deve trovare la continuità, ma ci sono le qualità e le conoscenze per far tornare ad essere competitivo il Milan".

Juventus-Inter alla ripresa. Lei ha vinto contro la squadra di Inzaghi...
"Quella vittoria è nata da un momento particolare dell'Inter. Quando affronti certe squadre devono succedere tante cose... Lo scorso anno l'Inter ha perso qualche partita di troppo, come quella contro di noi, ma oggi è dura trovargli difetti. Allo stesso tempo la Juve ha giocatori di valore e di esperienza, oltre ad un allenatore a cui puoi insegnare poco a livello tattico. Allegri può essere contestato da qualcuno per il gioco, ma dal punto di vista dei risultati non gli si può dire nulla. Non sarà decisiva, ma chi la vincerà potrà acquisire ancora più convinzione".

C'è una vittoria con una big che ricorda con più trasporto?
"Le due vittorie con la Roma, l'anno del 12° posto con la SPAL... Furono due successi che ci dettero grande soddisfazione e convinzione nel percorso che stavamo facendo. Poi dico la vittoria con la Juventus, il pareggio in casa contro l'Inter... Ma non solo le big, penso a un Cagliari-Parma finito 4-3 dopo che al 90' perdevamo 3-2... Fondamentale per la salvezza di quell'anno".

Pillole di tattica. Ma lei predilige la difesa a 3 o a 4?
"Ho fatto le prime due stagioni in eccellenza a tre, poi ho sempre giocato a quattro fino al mio arrivo alla SPAL. Fu una situazione di subentro, trovai giocatori con caratteristiche precise. E soprattutto ho trovato Lazzari: non stava giocando titolare, ma per me aveva le caratteristiche per farmi l'uomo a tutta fascia, ci poteva dare soluzioni importanti per la squadra. Ho fatto questa scelta che ci ha permesso di arrivare dalla Serie C alla Serie A. Lì ho avuto l'opportunità di scegliere dei giocatori, con Vagnati ds, e di scegliere il modulo in modo da far esprimere al meglio i giocatori. E' stata una scelta, quella di andare avanti in quel modo. Avevamo dei giocatori che si esprimevano bene occupando quegli spazi. In passato ero per un calcio codificato, poi c'è stata un'evoluzione, si va avanti: guardo i principi, lo smarcamento, l'occupazione degli spazi. Difesa a 3 o a 4 non cambia semplicemente perché il modulo vincente non esiste. Oggi è importante capire le qualità dei calciatori e metterli nelle giuste condizioni per farli esprimere".

Sarri e il suo 4-3-3 non sarebbero d'accordo...
"L'ho visto una settimana in ritiro quest'anno e lo ringrazio. Ha un modo di far esprimere la squadra coi suoi concetti e li porta avanti. Ognuno deve avere i propri, inutile copiare gli altri. Lui li ha e li porta avanti anche quando le cose non vanno bene, ma è proprio nelle difficoltà che si fanno gli esami di coscienza e si cresce. Occorre prendersi le proprie responsabilità e capire dove si è sbagliato, per ripartire in modo ancor più determinato".

Lazzari dalla Serie C alla Nazionale, anche grazie al suo lavoro.
"Quando ritrovo i giocatori che ho allenato, per esempio lui, Mancini o Bernardeschi, è sempre bello. Mi auguro di avergli dato qualche spunto, di averli accompagnati in questo percorso. Lazzari lo sento un po' più mio, siamo stati insieme 4 anni e qualche stagione prima sembrava quasi che dovesse smettere di giocare... Io gli ho dato fiducia, ma se oggi è in Nazionale il merito è tutto suo. Mi inorgoglisce il suo percorso, è una soddisfazione".

Cragno, Vicario o Meret? Ha avuto a che fare con eccellenze nel ruolo.
"Vicario l'ho fatto esordire in serie A... Cragno è un portiere di grande valore, dopo un percorso eccellente a Cagliari aveva bisogno di provare altro, a livello motivazionale e di mettersi in discussione. Secondo me non ha trovato la piazza giusta per avere un percorso di ulteriore crescita ed ora è più in difficoltà, ma resta un portiere di grande affidabilità, sono convinto tornerà ad essere ai suoi livelli. Di Vicario si intravedevano già le qualità, con me fece 4 partite, si intuiva che avesse grandi prospettive, ma sinceramente non credevo si sarebbe creato così velocemente questo percorso. A Empoli sono stati bravissimi, è diventato un portiere eccellente e lo sta confermando al Tottenham. Meret vidi subito che era un fuoriclasse, ha fatto un percorso straordinario. Al Napoli ha avuto una concorrenza di un bravo portiere come Ospina, ma è cresciuto tanto. All'inizio lo scorso anno era messo in discussione, ma è stato bravissimo a crescere e alla fine ha vinto lo scudetto, ha vinto l'Europeo e questo la dice lunga sulle qualità tecniche e morali del ragazzo".

Da allenatore, preferisce un esempio anche fuori dal campo come Cristiano Ronaldo o un calciatore esuberante in stile Nainggolan?
"La prima volta che ho affrontato la Juve di Ronaldo lui ci fece gol: l'ho visto giocare con un rispetto dell'avversario ed una cattiveria sportiva che me lo ha fatto portare da esempio ai miei. Vedere un campione del genere non sottovalutare l'avversario, che si chiamasse Spal o che fosse chiunque altro, fa riflettere. Dissi ai miei: 'ci potrebbe mettere nel suo giardino a giocare'. Invece in quell'occasione ho capito perché è diventato quel grande campione. Su Radja ammetto che giravano mille voci sui suoi comportamenti. Io ho trovato un grande professionista e un ragazzo splendido, era uno dei pochi che riguardava la partita della domenica. Commentavamo tatticamente ciò che era stato. Abbiamo discusso solo una volta: non volevo farlo allenare perché il giorno prima era stato il suo compleanno e aveva festeggiato insieme a tutta la squadra. Lui volle allenarsi comunque. Ha giocato anche mezzo infortunato e non è comune, per me è stato anche lui un esempio. Mi ha dato tanto e siamo in ottimi rapporti. Penso sia stato il giocatore più bravo, più forte a livello di qualità che ho allenato fin qui. Lo devo ringraziare perché mi ha fatto conoscere alcuni aspetti nuovi, ha sempre avuto grande disponibilità, poi se a volte usciva o faceva qualche festa in più lo si poteva perdonare".

Leonardo Semplici oggi valuta anche eventuali offerte dall'estero. Preferenze?
"Il mondo che ho visto in Inghilterra, anche in Championship sarebbe appetibile... Ma se dovessi scegliere vorrei restare ancora in Italia, questo è il mio obiettivo, confermare e dare continuità al mio percorso. Ma sono aperto a valutare altre situazioni. In passato è successo, proprio con l'Inghilterra, e non le ho prese in considerazione. Ora forse è giusto valutare, vedendo anche il successo dei colleghi italiani, perché la nostra scuola è la migliore e può dimostrarlo anche fuori".

Restando alle possibilità italiane. Nei mesi scorsi quanto è stato vicino alla Salernitana?
"L'anno scorso ci sono stati dei contatti, negli ultimi periodi mai niente di concreto".

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