Il Milan preme per arrivare a Jashari. Quella volta che fu protagonista di un 'caso politico'

Ardon Jashari è il secondo grande obiettivo del Milan per rinforzare il proprio centrocampo in questa estate, dopo aver già messo le mani su Ricci. La conferma, neanche la prima, è arrivata direttamente dal nuovo direttore sportivo rossonero Igli Tare nel corso della conferenza stampa di presentazione di Max Allegri. Ha detto di Jashari, Tare: "Ci teniamo che lui venga al Milan, e lui vuole venire. Ma ci sono delle dinamiche loro che bisogna rispettare. Pensiamo di aver fatto una offerta importante, anche per il calcio belga in generale. Speriamo che la cosa si risolva positivamente".
Tra l'altro il dirigente e il calciatore condividono la presenza dell'Albania, nelle loro origini, per quanto Jashari sia un nazionale svizzero. E c'è pure un precedente che racconta dello stesso Jashari divenuto, forse in parte a sua insaputa, protagonista di un caso politico. Era l'ultima partita del girone di Qatar 2022 e la Svizzera e la Serbia si giocavano l'accesso agli ottavi di finale dei Mondiali. Una partita vinta dai biancorossi, che nel finale ha visto Granit Xhaka (centrocampista oggi al Bayer Leverkusen e accostato alla Juventus) sfoggiare una maglietta celebrativa con scritto "Jashari 26".
Vista la storia dello stesso Xhaka, i cui genitori sono nati in Kosovo e da lì pure fuggiti negli anni dei contrasti con la Serbia, in molti era subito serpeggiato un dubbio: il riferimento era al compagno di nazionale, appunto Ardon che aveva proprio la maglia numero 26 ed era tra i convocati, o al miliziano kosovaro Adem che negli anni delle guerre intestine ha agito in nome della causa indipendentista ed è stato ucciso dalla polizia della Repubblica Federale Jugoslava nel 1998?
