Stasera la finale di Champions: Pep a caccia del 32° titolo, Tuchel del primo trofeo importante

Ordine, dinamismo, compattezza. Intelligenza tattica, ma anche spazio ai singoli, per esaltarne le peculiarità. Un vero capolavoro, quello compiuto da Thomas Tuchel in 120 giorni sulla panchina del Chelsea. Il tecnico tedesco ha ridato identità e anima a una squadra che gravitava nella pancia della Premier League, senza infamia né lode, e l'ha portata in poco tempo a raggiungere traguardi impensabili. Ha battuto Simeone, Mourinho, Klopp, Zidane, Guardiola e Ancelotti, ovvero gli allenatori più vincenti degli ultimi 15 anni, e ha conquistato la finale di Champions League. Stavolta punta a vincere, dopo la delusione dello scorso agosto.
Non sarà facile, per il Manchester City, sollevare la cielo per la prima volta la sospirata Coppa dalle grandi orecchie. Se n'è accorto Guardiola che insegue il trentaduesimo titolo di una carriera già leggendaria. Forse quello più atteso, perché gli sfugge da dieci anni, nonostante abbia guidato sempre delle autentiche corazzate. La voglia di tagliare il cordone ombelicale che lo lega a quel meraviglioso Barcellona è tanta, anche se ormai non ha più niente da dimostrare. Anzi, si emoziona ancora, parla di "onore e privilegio".
Pep Guardiola e Thomas Tuchel, così uguali ma così diversi: si rispettano, si temono e stasera si giocheranno un posto nell'albo d'oro della competizione europea più importante.
