Diaz e gli esordi difficili: "A Barranquilla rapine e omicidi, i soldi non bastavano per mangiare"

Luis Diaz, il terzo acquisto più caro nella storia del Bayern Monaco (70 milioni di euro), è già uno dei giocatori migliori di questo inizio stagione in Bundesliga. In appena quattro partite, l’ala colombiana ha collezionato tre gol e due assist, dimostrando di essere un rinforzo prezioso per il club bavarese. In una lunga intervista concessa alla rivista ufficiale del club, l'ex Liverpool e Porto ha ripercorso la sua infanzia a Barrancas, in Colombia, e gli anni di sacrifici che lo hanno portato a calcare i palcoscenici del calcio europeo.
"Barrancas è meravigliosa! Non cambierei mai la mia casa. La amo e mi manca sempre la mia famiglia, i compagni di scuola e gli amici d’infanzia, che per lo più vivono ancora lì", ha raccontato. Nel 2016 si trasferì a Barranquilla per tentare la fortuna nel Junior FC, ma la vita cambiò radicalmente: "C’erano sempre rapine, anche omicidi. Non c’era abbastanza denaro. Il tragitto per gli allenamenti era lunghissimo e avevo solo pochi pesos al giorno, a volte non bastavano nemmeno per mangiare".
In quegli anni visse con il prozio in un quartiere difficile, affrontando violenza e precarietà economica, ma senza mai smettere di inseguire il sogno di diventare calciatore professionista. Alla fine, Díaz convinse i tecnici nonostante il fisico esile, muovendo i primi passi nel Barranquilla FC, filiale del club, e dando inizio a una carriera destinata a lasciare il segno in Europa.
