Eriksson ricorda la finale di Coppa Uefa persa con l'Inter: "Non avevamo la testa giusta"

Lunga intervista a Sven Goran Eriksson sul sito ufficiale della Lazio, l'ex tecnico biancoceleste ricorda la partita di Coppa Uefa persa contro l'Inter. “È bello vincere, è facile sapersi comportare dopo una vittoria. Ma dopo le delusioni e le sconfitte devi mantenere la calma come allenatore: urlare o piangere non serve a niente. Perdere è sempre difficile. La squadra non aveva una mentalità vincente all’inizio. Abbiamo vinto la prima Coppa Italia e poi avevamo la finale di Coppa Uefa contro l’Inter. La Coppa Italia l’abbiamo festeggiata per una settimana, poi quando siamo scesi in campo contro l’Inter non avevamo la testa giusta.
Anni dopo abbiamo vinto un titolo contro l’Inter di Lippi e lui prima della partita mi ha detto: ‘Sven, lasciami vincere. Tu hai già vinto tutto’. Io gli ho risposto che avevamo fatto una partita importante una settimana prima, non sapevo come avrebbero risposto i giocatori. Ma in quel momento la Lazio era una squadra vincente. Io non gli ho detto niente di speciale, loro avevano capito che la partita si doveva vincere e basta”.
Su Simeone.
Del 14 maggio del 2000 mi ricordo tante cose, ma soprattutto di Diego Simeone. Lui voleva giocare, nello spogliatoio stava fermo. Se qualcuno provava a parlargli prima della partita, non rispondeva. È stato così fermo per 45 minuti (ride, ndr.)”.
Su Mihajlovic.
“Quando sono arrivato alla Sampdoria, Mihajlovic era un attaccante sinistro. Io però non lo vedevo dribblare, non era rapido. Io l’ho messo come difensore e lui borbottava. Poi una volta, quando erano tutti indisponibili, l'ho messo centrale di difesa e da lì non si muoveva. Lui veniva ad abbracciarmi dopo ogni gol perché la società gli aveva alzato di molto l'ingaggio. Era uno dei migliori difensori centrali del mondo".
