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Conte, ecco cosa chiederà per restare all’Inter. Allegri ha detto ok alla Juve, ora il problema è mandar via Ronaldo, Paratici e Nedved. Sarri alla Roma, manca la firma. Spalletti al posto di Gattuso. De Zerbi addio, Italiano al Sassuolo

Conte, ecco cosa chiederà per restare all’Inter. Allegri ha detto ok alla Juve, ora il problema è mandar via Ronaldo, Paratici e Nedved. Sarri alla Roma, manca la firma. Spalletti al posto di Gattuso. De Zerbi addio, Italiano al SassuoloTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 30 aprile 2021, 08:05Editoriale
di Enzo Bucchioni

Che tempi quando tutti si eccitavano per il valzer degli allenatori, un’immagine quasi poetica: Mozart, saloni illuminati da immensi lampadari di cristallo, dame d’alta classe e via alle danze. Robe del genere mai viste del calcio, neanche quello romantico evocato contro la Superlega, ma sognare non costa niente. Comunque, valzer o tango, quest’anno cambieranno molte panchine.

Ma, mi consenta, direbbe lui, ci sarebbe da parlare prima di quelli che dovrebbero essere saldissimi, ma in realtà ci fanno venire dubbi e non solo esistenziali.

Allora una domanda su tutte: Conte resterà all’Inter o no?

Roba da non dormirci la notte e se pensate che lo scudetto non ha ancora la matematica o l’aritmetica, ci siamo messi un pezzetto avanti.

Questo però, assieme alla panchina della Juve, è il tema dei temi. E il tormentone dei tormentoni. Soprattutto adesso che dopo sette mesi Steven Zhang è tornato in Italia e fra un festeggiamento e l’altro dovrà disegnare l’orizzonte nerazzurro del prossimo futuro. Intanto, alla faccia dei soliti noti, farei un grande applauso ai signori Zhang che comunque sull’Inter hanno messo un pacco di milioni, l’hanno riportata in prima fascia e soprattutto a vincere. E’ tanta roba. Se poi è arrivata la pandemia, se il governo cinese ha le sue idee, se il calcio in Cina va dismesso, è tutta un’altra storia.

Dopo gli applausi, ora però Zhang dovrà fare chiarezza e dire ai suoi collaboratori più stretti, Conte in testa, cosa succederà appena finita la musica della festa, quando gli amici se ne andranno. E’ questo il nocciolo del problema.

Come sappiamo, nel suo contratto da dodici milioni di euro l’allenatore ha una opzione per il terzo anno e l’opzione va fatta scattare.

Cosa chiederà Conte?

Più o meno questo:

1) Sapere se l’Inter sarà venduta o se il prestito in arrivo consentirà comunque a Zhang di rimanere in sella

2) In caso di cessione, più o meno i tempi

3) Se Zhang dovesse rimanere quali saranno gli obiettivi

4) Conte chiederà poi un piano di potenziamento ragionevole, investimenti che consentano di essere competitivi in Champions e in campionato

5) L’organico ha bisogno di ritocchi, ma dovrà essere chiara la conferma di Lukaku e di Lautaro anche a fronte di offerte da più di cento milioni (per Lukaku) che sono già arrivate

6) La rosa andrà svecchiata, servirà un centrocampista di grande levatura (per capirci, alla Kantè), un esterno sinistro alla Hakimi e un vice Lukaku.

Insomma, Conte sarebbe felicissimo di rimanere all’Inter per poter provare a fare qualcosa di importante anche in Europa, ma ha bisogno di una società che lo segua nelle sue idee. Come sappiamo, per come lavora, l’allenatore leccese tira fuori il meglio dai giocatori, ma li spreme anche molto. Step by step c’è bisogno di ricambi, di energie nuove per crescere. E di giocatori funzionali alla sua idea di calcio. Con elementi nuovi a disposizione, l’idea è quella di avere almeno un altro modulo-base e non solo il 3-5-2. Conte vuole evolvere il suo progetto calcistico, ma servono i giocatori.

Se tutto questo coinciderà con i piani di Zhang inutile dire che Conte resterà soddisfatto.

Se invece dovesse capire che centrato l’obiettivo non ci sarà la volontà o non ci saranno le possibilità economiche per crescere ancora, se i prossimi mesi saranno destinati a trovare soluzioni tampone o acquirenti, distraendo energie dai programmi sportivi, la storia potrebbe chiudersi anche qui.

Conte ha ragione quando dice che lui è impegnativo, che si porta dietro il marchio del vincente e del perfezionista, è la sua storia. E ovunque sia stato, dove lui vede o pensa che non ci sono margini per crescere in base alle sue idee, Conte se ne va.

Il mese di maggio sarà cruciale per lo scudetto che torna dopo undici anni, per i festeggiamenti del Popolo Nerazzurro, ma anche per capire a che punto siamo con i bilanci e con il futuro di Zhang.

Molti continuano a dire che i 250 milioni di prestito in arrivo servono per la gestione e per gli impegni pregressi da onorare, che la vendita comunque ci sarà. A maggior ragione adesso che il brand vittorioso può valere di più.

Se Conte non dovesse rimanere, come è facile capire, si aprirebbero scenari che vanno oltre la panchina. Ma c’è da augurarsi il contrario, ora che l’Inter è tornata, il calcio italiano ha tutto l’interesse che una società storica come questa venga ancora potenziata e torni ad essere protagonista anche in Europa.

Cosa succederà alla Juventus invece è un enigma. L’unica cosa certa è che Pirlo non sarà più l’allenatore nella prossima stagione, ma come vi avevamo anticipato, non ci sarà la rivoluzione “a caldo” come aveva ipotizzato qualcuno. L’uomo che avrà l’ultima parola su tutto, John Elkann, si è fatto vedere all’allenamento in compagnia del cugino Andrea Agnelli per dare un segno di compattezza, per far capire che tutti sono impegnati per raggiungere la Champions League che poi è lo spartiacque.

Senza Champions verrebbero a mancare 50-60 milioni e la ristrutturazione per risanare i conti sarebbe ancora più urgente. Da qui l’ipotesi di un presidente manager economico (Nasi) e rivoluzione completa dei quadri dirigenziali. Ma, come detto, tutto succederà dopo la fine del campionato. Intanto si ragiona sulla panchina e il sì di Allegri è arrivato. La conferma indiretta l’abbiamo dalle altre piazze, dalla Roma, dal Napoli, ma anche dall’estero, società che si erano accostate a Max e che ora non ne parlano più, segno che è inutile ragionarne perché l’allenatore si è chiamato fuori. Però ci sono ancora margini di dubbio.

E’ chiaro che Allegri tornerebbe da vincitore e dirigenti come Nedved e soprattutto Paratici sarebbero incompatibili con lui. Ma nei programmi di Allegri e della stessa Juventus c’è anche il futuro senza Ronaldo che in questa Juve di transizione non è più a suo agio e non incide come avrebbe potuto, nonostante i gol. Come sappiamo ha un anno di contratto a 30 milioni netti, ma oltre a questo, tenerlo in una Juve giovane, da rifondare, non avrebbe senso. Allegri ha l’idea di mettere Dybala al centro della sua Juve ringiovanita e ridisegnata, ma non sarà facile. Qualcuno ha parlato anche di Gasperini, a Bergamo ha fatto cose straordinarie e lo sappiamo, ma la Juventus non può permettersi ulteriori scommesse. Gasperini potrebbe trovare uno spogliatoio poco incline a seguirlo, un po’ come successo a Sarri, mentre Allegri è un gestore intelligente e quindi una garanzia.

Circola anche il nome di Gattuso che non vuol sentir parlare di una nuova intesa con De Laurentiis: piuttosto resta fermo. Di sicuro ha qualità, è un allenatore che fa giocare bene, un vincente come dimostra la sua storia, ma forse il mondo Juve potrebbe far fatica ad accettarlo. Vedremo. Di certo c’è che la pista Fiorentina è stata raffreddata dallo stesso Gattuso che non ha avuto le garanzie tecniche che chiedeva.

E a Napoli chi andrà?

Spalletti e De Laurentiis “si stanno annusando” dicono in giro con un’espressione brutale, animalesca, ma che rende bene. Trattasi infatti di due personaggi con il carattere forte e l’intesa, se ci sarà, dovrà essere totale. Adl sa del carattere dei toscani, pregi e difetti, Sarri docet, e quindi è allenato. Spalletti ha grande voglia dopo due anni a rimuginare sull’Inter e ad aggiornarsi. Una città come Napoli lo esalterebbe, ha perfino già allenato un idolo della piazza in situazione controversa come quella con Totti a Roma nella sua prima esperienza (la seconda lasciamola stare) e quindi saprebbe bene anche come gestire, stimolare, esaltare e tranquillizzare allo stesso tempo il leader azzurro Insigne. La psicologia del profeta in Patria è complessa come sa Insigne e come sa Napoli e Spalletti la conosce. Al di là di una intesa di massima però la trattativa Adl-Spalletti deve ancora entrare nei dettagli dei programmi e delle idee di rinnovamento. Se il Napoli poi non dovesse andare in Champions (napoletani toccate ferro e corna) e quindi avere meno appeal, allora Adl potrebbe anche provare un’altra scommessa come quella fatta con Sarri e andare a prendere Italiano che piace moltissimo.

Ma forse per l’allenatore dello Spezia, ancora giovane, sarebbe meglio una piazza intermedia, con meno pressioni. Eccola: Sassuolo. De Zerbi non ha ancora incontrato Carnevali per salutarsi e dirsi addio, i neroverdi potrebbero anche presentargli un piano per la Uefa, ma è probabile invece che decida di andare allo Shakhtar dove lo aspettano per mettere la firma sul contratto già pronto o di rimanere in Italia e allora c’è la proposta della Fiorentina. Italiano è visto come il sostituto naturale per dare continuità a un modo intelligente di fare calcio, spettacolare e moderno, basato sulla valorizzazione dei giovani e relative plusvalenze.

Abbiamo evocato spesso Sarri e allora una panchina è pronta anche per lui: la Roma. I Friedkin vogliono una squadra con grande personalità, riconoscibile anche a livello internazionale e hanno in mente il Napoli di Sarri. Quella sarà la strada, la Roma ha una rosa tecnica e viene da due anni di Fonseca che ha molti dei principi di gioco cari anche a Sarri con una differenza: l’allenatore toscano cura molto di più la fase difensiva. Intesa come aggressione alta, attacco alla palla, chiusura delle linee di passaggio, difesa moderna, ma sempre difesa. Nella lista della spesa sarriana c’è anche il nome del centroavanti che dovrebbe sostituire Dzeko, vale a dire Dusan Vlahovic. Il serbo della Fiorentina con Sarri potrebbe fare trenta e più gol come Higuain a Napoli. Il problema è che la Fiorentina non lo vuole vendere neppure per cinquanta milioni, Rocco Commisso lo vuole tenere anche se il ragazzo decidesse di non rinnovare il contratto. Un po’ come ha fatto con Chiesa, ma anche questa è una storia ancora tutta da scrivere.

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