La scelta peggiore. Anche con Amorim lo United è un disastro, il portoghese è in bilico

Alla fine il gioco non valeva la candela. Ruben Amorim era arrivato al Manchester United con l’aura di giovane tecnico emergente, capace di rilanciare lo Sporting Lisbona e interrompere l’egemonia di Porto e Benfica. In Portogallo aveva conquistato due titoli nazionali e svariate Coppe, ma soprattutto aveva costruito un’identità chiara: pressing alto, gioco verticale e valorizzazione dei giovani. A Lisbona era stato il simbolo della rinascita, l’allenatore che aveva riportato i Leões al vertice dopo quasi due decenni di attesa.
Con questo curriculum era approdato a Old Trafford, in una squadra alla ricerca di certezze dopo anni travagliati. Invece, lo scenario si è rivelato ben diverso: la stampa britannica e i tifosi, al di là dei risultati deludenti, lo accusano di non aver saputo imprimere uno stile riconoscibile, nonostante un mercato da oltre 200 milioni di sterline. Le prime uscite stagionali - tra sconfitte pesanti, pareggi deludenti e infine l’eliminazione umiliante in Coppa di Lega contro il Grimsby Town, club di quarta divisione - hanno messo in evidenza i limiti di un progetto che non è mai decollato.
Il contrasto con lo Sporting è netto. In Portogallo Amorim aveva piena fiducia dirigenziale, tempi lunghi per lavorare e un contesto meno pressante dal punto di vista mediatico. In Inghilterra, al contrario, ogni passo falso è amplificato e la pressione di una piazza come Manchester United si è trasformata presto in un macigno. A conti fatti, quest'avventura rischia di rappresentare un errore pesante per la sua carriera. Amorim ha lasciato un ambiente dove era leader e vincente per un club in ricostruzione continua, senza basi solide. Una sfida era affascinante, ma nel momento sbagliato. E ora potrebbe pagarne le conseguenze.
