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Thuram verso l'Inter, Weah verso la Juventus, il Milan su Pulisic, i colpi della Roma, il Napoli su Pino: finalmente la A torna a credere nel talento e nello scouting. Ma occhio all'effetto boomerang dei risultati: i big partiranno comunque

Thuram verso l'Inter, Weah verso la Juventus, il Milan su Pulisic, i colpi della Roma, il Napoli su Pino: finalmente la A torna a credere nel talento e nello scouting. Ma occhio all'effetto boomerang dei risultati: i big partiranno comunqueTUTTO mercato WEB
sabato 24 giugno 2023, 13:55Editoriale
di Marco Conterio
Inviato di Tuttomercatoweb, è in RAI con le trasmissioni 90° Minuto e Calcio Totale su Rai 2. Opinionista per TMW Radio, ha lavorato con Radio RAI, Il Messaggero e Radio Sportiva

Marcus Thuram avrebbe potuto vestire la maglia del RB Lipsia oppure quella del Paris Saint-Germain. Ha scelto l'Italia. Timothy Weah avrebbe potuto scegliere la Bundesliga oppure la Premier League. Ha scelto l'Italia. Houssem Aouar e Evan N'Dicka, poi, giusto per fermarci agli ultimi quattro affari sottoscritti dai club italiani. Come dire: non siamo tornati, ma sono primi indizi di un'Italia che può tornare. Che può trovare di nuovo una sua strada. Che può iniziare a riscrivere il suo nome nella mappa del calcio che conta. Certo, è presto e non è ancora niente. Però i risultati dell'Inter, del Milan e del Napoli tra Italia ed Europa dimostrano che non basta una squadra (come è stato per la Juventus in tutti questi ultimi anni) per gridare 'alla rinascita'. Serve che sia il movimento intero ad andare avanti e i risultati dell'ultima stagione hanno riportato interesse verso i club italiani. Così anche giocatori che fino a due anni fa in Italia non sarebbero sbarcati, scelgono la Serie A.

L'altra faccia della medaglia: i big se ne vanno
La Serie A è tornata sulla mappa del calcio internazionale grazie alla finale dell'Inter, grazie ai risultati della Roma e della Fiorentina, a quelli del Napoli e del Milan in Europa, all'epica cavalcata azzurra in campionato. Solo che non basta. Anzi: ora che siamo tornati al centro del calcio, i giocatori che un tempo erano 'interessanti' ma non ritenuti i primi obiettivi per le grandi d'Europa, sono tornati a essere target primari. Sandro Tonali e Mike Maignan, Victor Osimhen e Kim Min-jae, André Onana e Nicolò Barella, giusto per fare qualche esempio. E le squadre italiane non hanno la forza giusta per trattenerli: economicamente il divario con le grandi d'Inghilterra, del PSG, del Bayern Monaco, delle tre di Spagna, resta enorme e incolmabile e figuriamoci con l'Arabia Saudita che è diventato un player inarrivabile coi riyal in campo.

La sfida più difficile: credere nel talento e nello scouting
Il Napoli nella stagione appena conclusa e il Milan in quella precedente hanno segnato una via che oramai fa parte del calcio moderno. Credere nel talento e nello scouting. Kim e Kvaratskhelia, Kalulu e Maignan sono solo alcuni esempi virtuosi di questa strada. Che la Juventus non si rifugi nel solito usato sicuro amato da Massimiliano Allegri ma che punti su Weah, giovane, rampante, eclettico, duttile, moderno, è un segnale straordinario. Che l'Inter passi da un attacco di anziani al decidere di puntare soldi e futuro su Thuram, altrettanto. Che la Roma vinca la corsa per due francesi come Aouar e N'Dicka, che sembrano dipinti perfettamente per quella che oggi è la Roma, significa che dietro c'è studio, ricerca, idee. Il Napoli ha intenzione di ripetersi e per questo ha in mente Veiga e Pino, non anziani o giocatori riciclati. Il Milan ha una shortlist che sarà pure partorita a metà dal suo fidato comparto scouting e metà dall'algoritmo (non è così semplice, il sistema è ben più complesso), ma intriga certamente pensare che voglia investire il suo futuro con Pulisic, magari con Kamada, piuttosto con ragazzi più giovani e promettenti. Dovrebbe essere una lezione per molti, anche di fascia medio-alta o per le piccole, che spesso fanno colpi da confort zone e che senza investimenti veri sullo scouting non faranno mai il tanto atteso salto di qualità. Ma se lo fanno le grandi, ora che perdono alcuni dei big, ora che siamo tornati sulla mappa, può essere l'estate della rivoluzione. Per tutti.

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