Inter, a Monza sarà battaglia
In attesa della prossima immancabile sosta dovuta all’ennesima giornata della manifestazione più inutile mai creata - trovatemi una diversa lettura della mirabolante UEFA Nations League (dicitura corretta, vorrei mai…) – la serie A torna a vestire le prime pagine dei quotidiani sportivi e non solo. La quarta giornata del massimo campionato di calcio è attesa come e più della manna dai tifosi stufi, nella stragrande maggioranza dei casi, delle continue interruzioni utili al poco perché dire nulla potrebbe sembrare poco gradevole.
L’Inter è di scena a Monza dove otto mesi fa circa, era il 14 gennaio, aveva piacevolmente passeggiato dominando in lungo e in largo. Non sarà la stessa cosa oggi, leviamocelo dalla testa: i brianzoli hanno cambiato molto e corrono tanto, come ogni squadra di media caratura in questo particolare momento storico della stagione, i punti importanti vanno messi in cascina fin da subito, prima che le cosiddette grandi entrino in forma, prima che a parità di condizione fisica la differenza venga fatta dalla pura tecnica nel qual caso Monza-Inter avrebbe forse poca storia, con tutto il rispetto possibile e immaginabile per i biancorossi. Quindi sì, mi aspetto una vera e propria battaglia, tattica e, allo stesso tempo, fisica, fatta di grande sacrificio dei brianzoli che aggrediranno ogni parte del campo, cercando di bloccare sul nascere e soffocare qualsiasi tentativo di giocare serenamente la palla da parte dei ragazzi di Simone Inzaghi.
Piccolo pensiero su Simone da Piacenza, quando ci vuole ci vuole.
Personalmente, parlo per me, un filo di sana autocritica di tanto in tanto rasserena anima e mente: così, ad esempio, riconoscere a Simone di aver portato ventate di gran bel calcio in serie A non significa necessariamente coltivare al proprio interno violente ondate di reflusso gastroesofageo. Significa soltanto prendere atto che, in un calcio appiattito, vedere la mia squadra giocare in una certa maniera mi rende piacevolmente sorpreso e, perché no, orgoglioso. L’Inter non solo gioca a pallone: gioca bene a pallone, sottolineiamolo.
Così mi sembrano del tutto velleitari i suggerimenti su probabili formazioni da schierare: credo il giovanotto piacentino abbia dimostrato, in più occasioni, di saper gestire perfettamente il turnover, senza bisogno di novelli diplomati ai vari supercorsi. Quindi, perlomeno da parte mia, massima fiducia in Simone: che ha dato prova di essere non solo un allenatore quanto, piuttosto, un grande allenatore, capace di proporre calcio arioso e armonico, futuribile e, per certi aspetti, visionario, quasi utopico.
Ultimo pensiero sullo stadio, racchiuso in sette parole: mi viene da ridere (per non piangere)