L'Australia in soccorso di calciatrici e atlete dall'Afghanistan: il ringraziamento di FIFPro

La situazione politica che si è creata in Afghanistan dopo la presa del potere dei talebani, ha sensibilizzato anche il mondo del calcio, che si è mosso soprattutto per le calciatrici: l'Australia in primis. Il Governo ha infatti evacuato un gran numero di calciatrici e atlete afgane.
Questo il comunicato di FIFPro:

"Siamo grati al governo australiano per aver evacuato un gran numero di calciatrici e atlete dall'Afghanistan. Queste giovani donne, sia come atlete che come attiviste, sono state in una posizione di pericolo e a nome dei loro coetanei in tutto il mondo ringraziamo la comunità internazionale per essere venuta in loro aiuto.

Vorremmo rendere omaggio al lavoro instancabile e 24 ore su 24 di molte persone tra cui Khalida Popal, Kelly Lindsey, Nikki Dryden, Alison Battisson, Haley Carter e Craig Foster nell'aiutarli a garantire un passaggio sicuro fuori dall'Afghanistan.

Resta molto lavoro da fare per sostenere e sistemare queste giovani donne e invitiamo la comunità internazionale ad assicurarsi che ricevano tutto l'aiuto di cui hanno bisogno. Ci sono anche molti atleti ancora a rischio in Afghanistan e dovrebbe essere fatto ogni sforzo per offrire loro supporto.

Khalida Popal, ex capitano della nazionale afgana, ha dichiarato: “Gli ultimi giorni sono stati estremamente stressanti, ma oggi abbiamo ottenuto una vittoria importante. Le calciatrici sono state coraggiose e forti in un momento di crisi e speriamo che abbiano una vita migliore fuori dall'Afghanistan. Ma c'è ancora molto lavoro da fare. Il calcio femminile è una famiglia e dobbiamo assicurarci che tutti siano al sicuro".

Jonas Baer-Hoffmann, Segretario Generale della FIFPRO, ha dichiarato: “Siamo sollevati che questo gruppo di calciatori e atleti sia stato in grado di lasciare l'Afghanistan oggi. È stato un processo incredibilmente complesso per tutte le persone coinvolte per garantire la loro evacuazione. I nostri cuori sono con tutti gli altri che rimangono bloccati nel Paese contro la loro volontà".