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La FIFA se ne lava le mani. Ma non doveva fermare il genocidio: solo applicare lo Statuto

 La FIFA se ne lava le mani. Ma non doveva fermare il genocidio: solo applicare lo StatutoTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 16:22Serie A
di Ivan Cardia

“Non risolviamo problemi geopolitici”. Nell’invocare la pace - così si legge nel comunicato stampa diramato pochi minuti fa - e ribadire il ruolo del calcio come veicolo di unità, la FIFA di Gianni Infantino si guarda bene dal sospendere Israele e i suoi club dalle competizioni calcistiche, tema che del resto non era all’ordine del giorno. Zurigo non mette certo la parola fine alla questione - tecnicamente potrebbe/dovrebbe occuparsene la UEFA e bisogna vedere quali saranno gli sviluppi degli eventi nell’area - ma sceglie nei fatti la strada della decisione pilatesca, richiamandosi a un problema oggettivamente troppo complicato per quelli che sono temi e contenuti del mondo del calcio.

Non tutto è compito della FIFA. Fin qui tutto ok: non è la FIFA che deve risolvere il conflitto o porre fine al genocidio (così definito ufficialmente dalla relazione della Commissione d’inchiesta Onu) in corso a Gaza. Il punto sta qui: il ricorso presentato a marzo dalla Nazionale palestinese - riconosciuta dalla FIFA dal 1998 - e ricordato ieri da Amnesty International non partiva da questioni di principio o di diritto internazionale

La FIFA doveva solo applicare lo Statuto. Che, all’articolo 64.2 ha una previsione molto chiara: “Le federazioni membri e i loro club non possono giocare sul territorio di un'altra federazione membro senza l'approvazione di quest'ultima”. È quello che sta accadendo nel Territorio occupato palestinese, ha ricordato ieri Amnesty, in cui giocano sei squadre affiliate all’IFA, la Federcalcio israeliana. Nello specifico: Maccabi Ariel, Ironi Ariel, Beitar Givat Ze’ev Shabi, Beitar Ma’ale Adumim, Hapoel Oranit e Hapoel Bikat Hayarden. A esse, secondo i palestinesi, sarebbe da aggiungere l’Hapoel Katamon Yerushalaim, che gioca le partite casalinghe a Maale Adumim, in Cisgiordania. L'articolo richiamato, è bene specificarlo, non prevede la sospensione della Federazione che "invade", ma a oggi non risultano sanzioni di alcun tipo nei confronti di Israele. La palla, comunque, torna nel campo della UEFA: per molti componenti della FIFA, è la confederazione continentale a doversi occupare della questione.

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