Torino, Vagnati: "I giovani bravi dentro subito. Rimpianto? Harder dello Sporting Lisbona"

Davide Vagnati, ds del Torino, parla dei suoi inizi da dirigente da Rimini, all’evento 'Colpi da Maestro', a margine dell’apertura del calciomercato: "Io ho sempre avuto passione. Io quando ero ragazzo giocavo ai giochi manageriali, mi piaceva costruire le squadre. Ho sempre avuto questa indole. Poi dopo l’ultima stagione da giocatore, a 34 anni, il presidente mi disse che in campo parlavo troppo e correvo poco… da lì abbiamo iniziato insieme e abbiamo fatto belle cose, grazie anche ad un grande gruppo di lavoro".
La continuità è importante per un dirigente?
"Ha sicuramente valore. Lavorando tanti anni in un club puoi determinare nel lungo periodo. Poi il calcio va veloce e quello che fai nel giro di un mese può cambiare il mese dopo, ma dare continuità dirigenziale può dare risultati".
Il momento del calcio italiano?
"Ci sono dei momenti in cui il talento c’è e dei momenti in cui manca. Sono fasi storiche legate anche a fortuna e situazioni. Penso al Torino che ha una storia importante nel formare e lanciare giocatori: quest’anno abbiamo fatto giocare tanti ragazzi in prima squadra e questo è importante. Io penso che i giovani se sono bravi vanno buttati dentro, perché un giocatore fresco ti dà qualcosa in più, sportivamente e a livello di patrimonio del club. I giovani italiani in questo momento hanno costi difficili da gestire, soprattutto per un club medio".
Come si sceglie un giovane?
"La grande difficoltà adesso è anche trovare i calciatori giovani che vivono tutto in maniera professionale. Io voglio vedere calciatori che danno tutto, poi si può perdere, vincere o sbagliare, ma la differenza la fa l’atteggiamento. Il giovane la chance se la deve guadagnare, in allenamento il giocatore esperto se vede un giovane con l’attitudine giusta lo aiuta, altrimenti no. Io sto cercando di prendere giocatori con l’attitudine giusta, che voglia arrivare al massimo delle sue possibilità".
Colpo mancato e orgoglio più grande della carriera?
"Parlare di colpi mancati è dura… mi sarebbe piaciuto prendere Harder dello Sporting Lisbona diciamo. Per l’altra domanda non dico niente, la bravura è figlia di tante cose: io ho la fortuna di avere un presidente importante che ci insegna tanto ogni giorno. A me piace lavorare, sono fiero di aver fatto le categorie più basse che mi hanno insegnato tanto".
