Di Francesco: "Cuesta potrebbe essere mio figlio. Calcio camaleontico vantaggio se non è confusione"

Ventisei anni separano Eusebio Di Francesco, allenatore del Lecce, da Carlos Cuesta, tecnico del Parma. Alla vigilia della sfida tra le due formazioni, il mister giallorosso ha così commentato il “calcio camaleontico” del giovanissimo spagnolo: “È un pregio, fino a quando non diventa confusine. Essere camaleontici va bene, ma i giocatori, come pure i nostri ragazzi, hanno bisogno di certezze. Io credo che lui abbia dato un’identità ben precisa alla squadra, ha un giocatore lì davanti forte, che vince tanti duelli, che si fa valere dentro l’area di rigore come Pellegrino, più Cutrone che si mette a disposizione.
Ha giocatori come Bernabé e Keita, ha Valeri che io ho allenato e vi assicuro che è un ottimo calciatore. Ha un portiere con un rinvio che arriva a 80 metri e cerca sempre l’attaccante. Sono riconoscibili, è una squadra che sa quello che vuole e l’allenatore mi dà l’idea di essere umile. A volte, e lo dico per esperienza personale, io dai miei allenatori ho imparato quello che non avrei voluto fare ai miei calciatori
Quanto può pesare l’apporto dei giocatori più esperti, tra due squadre giovani?
“È sempre importante, è fondamentale per far crescere i giovani. Ci sono partite in cui ti devi affidare a giocatori di maggiore esperienza. Credo che il Parma abbia seguito una politica giusta, l’unica vera differenza è tra i due allenatori: potrebbe essere quasi mio figlio (Cuesta è di un anno più giovane di Federico Di Francesco, ndr). Però hanno fatto scelte ponderate: il mercato è diverso, però l’idea di fondo è la stessa”.
