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Cagliari, Pavoletti pronto a ripartire: "Per tanti ero un'incognita dopo il ko, sono stato bravo"

Cagliari, Pavoletti pronto a ripartire: "Per tanti ero un'incognita dopo il ko, sono stato bravo"
mercoledì 21 luglio 2021, 13:53Serie A
di Tommaso Bonan
fonte Dall'inviato, Francesco Aresu

Direttamente dal ritiro di Pejo, è l'attaccante Leonardo Pavoletti a fare il punto in conferenza stampa sul Cagliari e non soltanto: "Mi sento più dentro al progetto rispetto all’inizio dell’anno scorso. Per tanti ero un’incognita dopo l’infortunio e non sapevano come avrei reagito a questo colpo. Sono stato bravo e lucido ad aspettare la mia opportunità”. 

È stato determinante nella corsa finale, che stimoli ha ritrovato? 
“Ho vissuto un periodo duro, a inizio scorsa stagione non potevo pretendere di essere titolare ma da novembre stavo bene. Mi mancava solo la fiducia dopo un anno di inattività, che non arrivava anche per scelte tattiche e tecniche mentre le cose in campionato iniziavano ad andare male. Ciò che mi ha stimolato di più è che nel momento difficile ti affidi agli uomini e nel momento difficile il Cagliari si è affidato anche a me”.

Che stagione si aspetta? 
“Sono certo che faremo una grande annata, mentre sul piano personale mi sto gestendo per non affaticare il ginocchio. Ci toglieremo soddisfazioni perché sto vedendo grande voglia, spero di giocare di più”.

Quanto sta aiutando i compagni a crescere? 
“In campo quando mi giro e vedo un compagno con cui ho combattuto tante partite mi dico “oggi me la gioco alla morte”. Vedere accanto a me Cragno, Joao, Ceppi mi dà grande sicurezza: lo zoccolo duro è importante per fare inserire nuovi giocatori, per avere un dialogo con l’allenatore. Se manca nel dialogo nella squadra iniziano i problemi. Quest’anno ci siamo stufati dei proclami, abbiamo la volontà di fare bene”.

Ha mai pensato di andare via? 
“A gennaio scorso è stata davvero dura, perché stavo bene ma restavo in panchina. A gennaio ho pensato di andare via da Cagliari, poi abbiamo aperto gli occhi. Per fortuna alla fine non si sono chiuse alcune situazioni per andare via e così sono rimasto, con la paura di perdere anche un altro anno. Restando due anni fermo sarei stato una certezza come giocatore finito e invece io volevo dare una sterzata, era l’unico motivo che mi avrebbe spinto lontano da Cagliari. Ma la mia volontà è di stare qui, credo molto in questa società. Nel futuro può essere un club ad alto livello e mi piacerebbe farne parte”.

Lei si sente un po’ un rappresentante sindacale della squadra? 
“Il mister è fiorentino, è burbero, ti dice le cose con il cuore. Non ha secondi fini, a lui piace il dialogo. Se difendo dei compagni è per capire se abbiamo intuito i giusti movimenti che lui chiede”.

Dalbert le piace? 
“Io sono sempre più legato a quelli che ho, il legame umano che si crea nello spogliatoio è importante. Specie dopo una stagione complicata come quella scorsa”.

A che punto è la situazione contratto? 
“Sono sotto contratto fino al 2023, spero di dimostrare di stare bene e di fare gol e che la società possa pensare di tenermi anche un altro anno. Il mio compito è di mettere a loro i dubbi e convincerli a non lasciarmi andar via. A gennaio ripeto fui il primo a dire se non faccio più comodo vado via. Ma la volontà è di restare qui”. 

È maturato tanto in questi anni al Cagliari, diventando leader e padre. Un tuo parere sui suoi compagni di reparto? 
“Da quando sono arrivato a Cagliari a ora è successo di tutto, alcune cose belle, altre meno belle. Riconosco che su alcune cose sto diventando quasi il nonno, il genitore puntiglioso. Un figlio ti dà tante responsabilità, però mi sento ancora la voglia del ragazzo dentro. Con tutti i compagni c’è un bel rapporto, ci giochiamo il posto ma c’è la sana competizione che fa bene per alzare il livello”.

Quale futuro dopo il calcio? 
“Fino a qualche anno fa dicevo che quando avrei smesso sarei uscito da questo mondo e invece negli ultimi anni con 15 anni di carriera, non ho fatto l’università e non so lavorare, uno deve anche essere consapevole di quello può fare. Credo di poter costruire un ruolo nel calcio, nel settore giovanile. Non mi piacerebbe fare l’allenatore o il direttore sportivo”.

Dove rende di più Joao? 
“Io lo vedo più punta, anche se è ottimo come alternativa. Ma negli ultimi anni è diventato un attaccante vero. Più vicino alla porta sta e meglio rende”.

C’è un compagno al momento che ha bisogno dei suoi consigli? 
“Sono più i giovani che hanno bisogno della bacchettata, perché sono generosi ma sbagliano a volte le posizioni e per dare di più sbagliano anche i movimenti”.

Quanto la infastidisce essere considerato spesso troppo per i gol di testa e meno per altro? 
“Sinceramente sì, Pavoletti non è Van Basten ma forse non sono stato bravo io a dimostrare quanto sono completo”.

Quanto è dura gestirsi dopo l’infortunio? 
“Per me che faccio della fisicità la mia forza non mi fa piacere dover dire ogni tanto io mi fermo. Però devo essere consapevole di me stesso. Io sto facendo di tutto per essere pronto alla prima giornata, ma il ginocchio si deve riabituare ai due allenamenti giornalieri”.

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