Calcagno (AIC): "Campana sognava un ex calciatore come presidente federale"


A intervenire a Maracanà, nel pomeriggio di TMW Radio, è stato Umberto Calcagno, Presidente dell'Associazione Italiana Calciatori.
Come sta andando il momento?
"Siamo all'inizio di una stagione appena partita, tutti i campionati hanno visto un sempre crescente numero di tifosi allo stadio, e mi fa piacere. Ci sono i presupposti per divertirsi".
Milan-Como a Perth, questa è l'idea. Che ne pensa? Anche perchè sarà uno sforzo anche per i calciatori una trasferta del genere:
"E' un'eccezionalità, una situazione che per tante questioni è irripetibile. Sono due squadre non impegnate nelle coppe, invece quelli che le fanno hanno un sovraccarico di lavoro importante. Sono ragazzi che si allenano poco e giocano tanto, per questo crescono gli infortuni e questo preoccupa tanto. Per la salute e per salvaguardare lo spettacolo di questo sport".
E sui calendari così fitti cosa dice? Si parla di un'altra sosta stile Bundesliga:
"Lo stato delle cose è che la FifPro Europe, l'unione dei sindacati europei, insieme all'unione delle leghe europee ha citato la Fifa in giudizio per abuso di posizione dominante. L'ente regolatore non crediamo che possa mettersi in concorrenza commerciale con tutti gli altri operatori del settore, organizzando anche il Mondiale per Club. C'è una diatriba in atto. Non riesco a capire in tutti questi ragionamenti come, aumentando il numero di partite, con un Mondiale per Club che potrebbe diventare bi-annuale, come collocare le altre partite? Bisogna sedersi tutti attorno a un tavolo e discuterne".
Cosa dicono i giocatori su questo?
"Ci sono due tipi di ragionamenti. La prima preoccupazione è che questi ragazzi ci dicono che non riescono ad esprimersi al massimo tutta la stagione. Sono i migliori non solo per il talento ma perchè curano la loro professionalità con attenzione e sono i primi a patire di non essere al 100% tutte le partite. Non si dice di non voler giocare, ma si soffre del fatto che certe partite non si possono affrontare nella migliore condizione psico-fisica. I dati scientifici riportano quanto dopo la 50esima partita e dopo la quinta partita senza recupero, l'intensità di gioco è inferiore. I giocatori vorrebbero giocare al massimo ma non possono farlo. Ma ci si preoccupa anche di un altro fatto. In Francia sono stati rinnovati i diritti tv con una netta riduzione, c'è un discorso quindi di distribuzione delle risorse. Chi non partecipa a certe competizioni, rischia di vedere una competitivtà diminuire sempre di più. Spostare così tanto interesse fuori dai nostri campionati non fa bene a nessuno".
E quindi?
"Sappiamo che sono le grandi competizioni riescono a smuovere nuovi introiti, ma nessuno parla come redistribuirle al meglio queste risorse. Non ci siamo mai messi tutti allo stesso tavolo, questo è il problema".
Cosa direbbe per difendere i diritti dei calciatori?
"C'è da tutelarli. Sono fortunati, non c'è dubbio, ma giocano a quei livelli per il talento ma anche perchè producono ricchezza. Oggi c'è una sensibilità diversa attorno ai top player, chi vive a contatto con loro hanno più bisogno di riposare anche più di loro. Anche gli staff sono sempre a lavoro, e se si gioca ogni tre giorni è un problema. C'è una sensibilità differente però, perché le società hanno dei danni economici da questi infortuni. Ci sono delle ricerche che dicono che dopo un infortunio serio, il valore di un giocatore diminuisce anche di un terzo".
Cosa fa l'AIC per tutelare anche il calciatore più debole?
"Oggi si parla tanto dei problemi della LegaPro, che si è stabilizzata però. Stiamo lottando però per aumentare il livello sulle norme per le iscrizioni, abbiamo ottenuto il professionismo per il calcio femminile ma non solo. Siamo concentrati su queste categorie, ma c'è anche grande sensibilità dei grandi calciatori per questi temi".
Cosa ricorda del suo passato da calciatore?
"Gli anni passati in Serie C sono tra i più belli. Chiaro, il passaggio alla Sampdoria nell'anno dello Scudetto, per me cresciuto in quelle giovanili, è stato qualcosa di più che gratificante. Era un gruppo con calciatori e uomini di livello assoluto. In Serie C ho vissuto tante soddisfazioni, ho conosciuto quasi tutta l'Italia, mi ricordo gli anni al Giulianova, a Castrovillari, al Martina Franca, sono esperienze che mi sono servite davvero".
Post-carriera, c'è un piano per i calciatori? C'è la possibilità che il calciatore possa essere un libero professionista?
"Parto da quest'ultimo argomento. Non è l'importo del contratto che determina se uno è subordinato o autonomo. Noi versiamo al fondo sportivi dell'INPS solo fino a 120 mila euro lordi, quindi la pensione di un calciatore di C è molto simile a quella di un grande calciatore che ha giocato in Serie A. Il risparmio non c'è alla fine. La subordinazione è data dalle modalità con cui si svolge la professione. I calciatori sono i lavoratori più subordinati al mondo, non vengono soltanto diretti durante l'attività fisica, ma c'è anche il controllo su alimentazione, riposo e tanto altro. Non ci potrà mai essere una legge che siamo autonomi, sarebbe incostituzionale. Sono lavoratori subordinati, non decidono loro le tempistiche del loro lavoro. Sul post-carriera abbiamo cominciato dei percorsi che ci stanno dando un percorso importante. Abbiamo avviato percorsi universitari solo per calciatori e calciatrici, orientamento per il post-carriera, indirizzandoli anche fuori dal mondo del calcio".
Quanto potrebbe aiutare avere un calciatore in una posizione importante nel mondo del calcio?
"Campana sognava un ex calciatore alla presidenza federale. Io credo che purtroppo le storie di Rivera, Albertini e Tommasi fanno capire che non sono ancora maturi i tempi. Non so se il nostro mondo è pronto ad accettare un ex calciatore in quella posizione. Oggi ci sono molti più ragazzi rispetto a una volta che potrebbero essere pronti per fare un ragionamento di questo tipo".
