Calcagno: "Il problema è sempre quello: si gioca troppo. Proposti sgravi sui vivai"

Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, mette i puntini sulle “i” nel dibattito scoppiato dopo le polemiche su Milan-Como a Perth: “Il problema non è certo la partita in sé, che resterà un evento eccezionale - dice a Tuttosport -. Resta il dubbio se sia questo il modello da inseguire”. Per Calcagno il nodo resta l’eccesso di partite: giocando troppo “offriamo ai tifosi uno spettacolo meno bello e così perdiamo i due pilastri del nostro mondo”. Anche i maxi ingaggi dei calciatori non bastano a giustificare il logorio dei troppi impegni: “Se guadagnano tanto è perché generano ricchezza. Ma questo non giustifica il superamento di certi limiti”.
I rapporti con la FIFA, spiega, sono ai minimi storici: “Non c’è mai stata la volontà di sedersi davvero a un tavolo e dare dignità alla voce dei calciatori”. La miccia è stata accesa dal nuovo Mondiale per club, ma il tema è più ampio: “Si stanno creando competizioni internazionali che spostano ricchezza lontano dai campionati nazionali. Bisogna redistribuire i proventi”.
Il presidente del sindacato dei calciatori propone inoltre un meccanismo che favorisca il mercato interno: “Dobbiamo rivitalizzare Serie B e C e capire perché non conviene più investire sugli italiani”. Calcagno ammette che vincoli all’impiego di giocatori locali sarebbero illegittimi, ma invita a guardare alla Spagna come modello: “Quella contro il decreto crescita è stata una battaglia persa. Abbiamo avanzato al ministro Abodi l’idea di sgravi fiscali per chi impiega giovani cresciuti nel proprio vivaio”. Quanto alle riforme strutturali come l'ipotesi di una Serie A a 18 squadre: “Non possiamo agire isolatamente, servirebbe un allineamento internazionale”.
