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Dagli inizi, ai 4 gol al Real Madrid fino al sogno Mondiale: Castellanos si racconta a 360°

Dagli inizi, ai 4 gol al Real Madrid fino al sogno Mondiale: Castellanos si racconta a 360°TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 20:15Serie A
di Niccolò Righi

Lunga intervista quella fatta dall'attaccante della Lazio Valentin Castellanos al programma argentino 'De Visitante'. Il calciatore argentino ha ripercorso la propria carriera iniziando dall'esordio con l'Argentina: "Non mi ero nemmeno scaldato, vincevamo 3-0 e aveva appena segnato Julian Alvarez. Ho guardato Scaloni che mi ha detto: “Taty sbrigati, vieni!”. Ho messo subito la maglia e sono entrato. Mi ero preparato tutta la vita per quel momento. La foto con Messi? Gliel’ho chiesta in allenamento, l’ultimo prima della partita. Quando sono arrivato mi ha trattato molto bene, come a tutti gli altri ragazzi che erano nuovi in squadra. È una persona che non parla tanto, sta con il suo gruppetto composto da De Paul, Paredes e gli altri. Comunque con noi si è comportato in maniera spettacolare, anche durante gli allenamenti. Lui è il tipico leader silenzioso, viverlo da dentro è incredibile perché noti dettagli che da fuori non si vedono. È il migliore della storia e lo sarà ancora per molto tempo”.

Il tatuaggio per Maradona: "Siamo una famiglia molto ‘Maradoniana’, soprattutto i miei fratelli. Io non l’ho vissuto come giocatore, ho visto molto di più la sua seconda parte di vita. Avevo voglia di tatuarmi qualcosa di argentino e ho scelto Diego. Anche di Messi vorrei tatuarmi qualcosa, un suo autografo magari sulla gamba. Non ho ancora avuto l’opportunità, ma voglio farlo".

Gli inizi di carriera: "Non ho mai giocato in Argentina ed è una cosa strana. Spesso mi chiedo il motivo, non è successo per situazioni diverse, potevo giocare nel Lanus o nel River Plate, ma alla fine non è successo. Ho giocato nel Murial, una squadra del quartiere di Mendoza, e avevo il potenziale per andare altrove. Ho fatto un provino con l’Universidad de Chile e mi hanno preso. Lì sono stato quasi un anno giocando nelle giovanili e riuscendo anche a debuttare in prima squadra, in Copa Sudamericana, con Beccacece in panchina".

Sul periodo in MLS: "I primi mesi a New York sono stati difficili, soprattutto per la questione della lingua. Lì fortunatamente le persone rendono tutto più semplice, il club mi ha aiutato tanto. Il mio agente, che parla inglese, mi ha organizzato tutto. Io ero giovane, era un’esperienza unica, in un campionato che stava crescendo, con i migliori stadi, il campo perfetto e molto altro. È un sogno per qualsiasi ragazzo di 18 anni. La MLS ti dà davvero tutto, ti comprano anche i mobili. Maxi Moralez, che è argentino, mi ha aiutato a integrarmi bene. Lui e la sua famiglia mi hanno preso sotto la loro ala, sono stati importanti sia in città che a muovermi nel club. Così subito mi sono sentito molto a mio agio. Il mio primo gol? Ero arrivato il mercoledì per allenarmi e giocavamo il sabato. Pensavo che sarei andato in panchina, poi invece ho giocato da titolare su scelta dell’allenatore. Con uno dei primi palloni che ho toccato, ho segnato. E me l’hanno anche regalato. Poi quando siamo diventati campioni della MLS, mi hanno dato un anello con tutti i diamanti, come nel basket. Alla fine della stagione regolare ho ricevuto anche la Scarpa d’Oro della MLS, avevo segnato contro il Philadelphia Union. Quando in settimana sono arrivato al centro sportivo per allenarmi, c’è stata una riunione nello spogliatoio e hanno fatto vedere un video. C’era tutta la mai famiglia che mi faceva i complimenti, io mi sono commosso. L’unica che mancava era mia madre, e infatti mi sembrava strano. Poi si è aperta la porta e c’era proprio lei che mi ha dato la Scarpa d’Oro. È stata una grande emozione, anche il mio allenatore si era messo a piangere".

Sui 4 gol al Real Madrid: "Ho il pallone di quel giorno, erano 75 anni che qualcuno non ci riusciva. È stata una notte magica, qualcosa di importantissimo, che non hanno in molti. A casa ho anche la chiave di New York, è una cosa che viene data solo a persone importanti come medici, dottori, militari. Cittadini illustri, insomma, quelli che hanno realizzato qualcosa di importante per la città".

Sugli idoli: "Mi piaceva tanto Luis Suarez, è uno dei miei riferimenti. Adoro la sua cattiveria in campo, la sua ‘garra’. È un giocatore fortissimo. Adesso mi piace tanto Lautaro Martinez, che è un mio grande amico. Mi manca la sua maglietta nella collezione, ogni volta che giochiamo contro c’è sempre un problema. Aspetto anche di avere la maglia di Messi”.

Sul Mondiale nel 2026: "Mi piacerebbe tanto esserci al Mondiale, devo lavorare tanto alla Lazio per raggiungerlo. Ci penso sempre. Se avrò la possibilità, dovrò essere pronto. Per giocare al Mondiale devi essere pronto e a un livello alto. Io gioco in Europa solo per andare in Nazionale, non sono mai voluto andare a giocare nel campionato sudamericano o arabo perché il mio obiettivo è quello. Io vivo pensando alla maglia dell’Argentina, sempre. Quando vedo che non sono nella lista dei convocati, ci sto male. Poi dal giorno dopo cerco di riprendermi e di lavorare ancora più forte. Sono concentrato ad andare in Nazionale, anche se è sempre molto difficile. Andare al Mondiale con l’Argentina sarebbe un sogno per me e per tutta la mia famiglia. Devo giocare bene alla Lazio e stare bene, Scaloni ha dato a tanti giocatori nuovi la possibilità di stare nel gruppo. Io continuo a lavorare, a farmi trovare preparato e poi vediamo. La finale del Mondiale 2022 l’ho vista in hotel con Gazzaniga, quando stavo al Girona, perché era il periodo della preparazione per ricominciare il campionato. Abbiamo distrutto tutto a fine partita. Poi con mio fratello siamo andati a Girona in un bar argentino a festeggiare".

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