Beretta: "Allegri era l'uomo giusto per mettere mano sulla Juve, sempre detto"


L'allenatore e dirigente Mario Beretta ha parlato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: “Un campionato così equilibrato è più bello per tutti perché possono vincerlo più squadre. Anche le piccole, che lottano per la permanenza in Serie A, possono dare fastidio”.
Che si aspetta dalle ultime dieci partite?
“Ci sarà bisogno di stare attenti. Giusto guardare il calendario, ma a fine campionato è difficile giocare pure contro le piccole”.
Quali i meriti di Allegri finora?
“Ho sempre detto che era quello ideale per metterci mano, seppure molti giocatori siano cambiati”.
Gioca bene?
“Dipende… C’è a chi piace un calcio più palleggiato o più diretto ma le strategie che si possono utilizzare sono tante”.
Perché si accettano solo certi stili di gioco?
“Perché si guarda troppo fuori e non a ciò che c’è in casa. Eppure in Serie A in una sola partita cambiano moduli, piani e strategie, negli altri campionati mi sembra non tanto”.
I nuovi allenatori formano una scuola diversa dal passato?
“Sì, ma ben vengano anche”.
Nicola rischia di pagare la sua "fama"?
“Riuscisse a fare anche questa impresa sarebbe top, l’importante però è non dargli l’etichetta di allenatore che deve soltanto subentrare”.
Due parole sul Cagliari.
“La situazione era complicata, ci sono stati mille aggiustamenti lungo il cammino e ora sono a giocarsi la permanenza in Serie A. Prima di Natale non era così semplice pensarci”.
Com’è allenare a Roma?
“Non è una piazza facile, si vuole tutto e subito. Alla Lazio serviva tempo per assorbire i concetti di Sarri ma vedo più continuità. Un po’ anche per la Roma, entrambe possono chiudere la stagione in posizioni importanti”.
Preoccupato per il playoff di marzo?
“La preoccupazione c’è e giusto che vada sulla prima partita. Anche perché è secca e piena di incognite. Sono convinto che ce la faremo, pure con sofferenza”.
