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Fullkrug al Milan, in Germania lo chiamano Buco: il soprannome gliel'ha dato Arnautovic

Fullkrug al Milan, in Germania lo chiamano Buco: il soprannome gliel'ha dato ArnautovicTUTTO mercato WEB
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Giacomo Iacobellis
Oggi alle 13:12Serie A
Giacomo Iacobellis

Niclas Fullkrug, in arte Lucke ("buco"). È questo il primo regalo di Natale che il Milan sembra voler fare al suo allenatore Massimiliano Allegri per attrezzarlo ancora meglio nella corsa scudetto. Ma cosa c'è dietro al soprannome del centravanti tedesco? Per il classe '93 è stato un incisivo mancante a trasformarsi in firma riconoscibile. Quel vuoto nel sorriso, perso da bambino dopo un incidente, non è mai stato colmato per una scelta precisa: rimandata prima per necessità, poi abbandonata per convinzione. Quando la carriera ha iniziato a prendere forma tra i professionisti, l’idea di aggiustare quel segno è lentamente svanita. Quel dente mancante, da difetto da correggere, si è fatto infatti racconto personale, qualcosa che lo rendeva immediatamente distinguibile in mezzo agli altri.

A dare una spinta decisiva a questa trasformazione è stato lo spogliatoio del Werder Brema. È lì che Marko Arnautovic, allora compagno di squadra, ha iniziato a chiamarlo Lucke, parola tedesca che significa letteralmente "buco". Un soprannome nato per scherzo, come spesso accade nel calcio, ma capace di attecchire rapidamente. Da presa in giro affettuosa è diventato etichetta, poi simbolo. I compagni lo hanno adottato senza difficoltà, i tifosi lo hanno amplificato, facendolo rimbalzare dagli spalti fino ai cori dedicati.

Da quel momento, Fullkrug ha smesso di pensare al sorriso come a qualcosa da correggere. Anzi, ha scelto di farne un tratto identitario, quasi una dichiarazione di autenticità. In un calcio sempre più levigato, il suo volto imperfetto racconta una storia diversa: quella di un attaccante che non ha mai sentito il bisogno di uniformarsi, nemmeno davanti a una carriera di alto livello. E quel soprannome, nato per gioco, oggi è parte integrante del suo personaggio.

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