Ze Maria: "Avversari più forti affrontati? Ronaldo, Zidane, Baggio e... i fratelli Filippini"
Lunga intervista concessa dall'ex Serie A Ze Maria ai canali ufficiali della Lega. Queste le sue parole iniziando dal Parma: "Per noi brasiliani è sempre stato molto difficile adattarci al calcio europeo. Il calcio in Brasile era il calcio di strada, un calcio spensierato. Una volta arrivato nel campionato italiano, che allora era il più forte al mondo, ho dovuto imparare veramente tutto. Ancellotti è stato il mio primo allenatore, da lui ho imparato tanto a livello tattico. Mi ha sempre colpito la calma con cui ci insegnava le cose, ci intendevamo anche se all’inizio non parlavo la sua lingua. Io, essendo un terzino, attaccavo tanto sul fondo ma dovevo anche difendere, cosa che in Italia è fondamentale, ma per noi brasiliani era un concetto molto difficile da assimilare”.
Gli altri allenatori: "Da Cosmi ho imparato che ogni tanto bisogna tirare fuori la personalità più forte per dire certe cose. A Milano ho avuto Mancini, da lui ho imparato come si gestisce un gruppo pieni di fenomeni. Un grande allenatore di pallavolo brasiliano dice che un leader è colui che riesce a tirare fuori il meglio dai suoi atleti quando questi normalmente non lo farebbero, a questo mi ispiro quando alleno i miei ragazzi. Quando un atleta dimostra di darti tutto vuol dire che stai facendo un buon lavoro".
L’avversario più difficile da affrontare: "Ne ho avuti tanti. Ho giocato contro Ronaldo nel prime, ricordo quando durante una partita con l’Inter con un solo tocco ci saltò in due e non era semplice. Ho giocato anche contro Baggio, Zidane, i fratelli Filippini (Brescia)... credo sia stata la generazione d’oro del calcio italiano. Mi ricordo che prima di arrivare in Italia mi aveva contattato il Real Madrid offrendomi un contratto ma io non volevo andare in Spagna: volevo sfidare i giocatori più forti al mondo che a quel tempo giocavano in Italia".
L’esperienza da allenatore: "Fare l’allenatore non è una cosa facile: devi far entrare nella testa dei ragazzi le tue idee e non sempre queste vengono recepite. Ho avuto la fortuna di allenare in cinque paesi diversi con culture diverse e modi di pensare calcio diverso. La mia vittoria più grande è stata in Romania dove quattro dei miei ragazzi sono stati convocati dalla Nazionale Under 21. In Kenya un ragazzino che ho allenato oggi è diventato capitano della nazionale. La soddisfazione più grande per un allenatore è veder crescere i suoi giocatori. Quando alleno dico sempre ai miei ragazzi di scendere in campo per divertirsi, il divertimento infatti non deve mai mancare, noi brasiliani ce l’abbiamo nell’anima".
I terzini oggi: "Oggi di terzini vecchio stampo ne vedo pochi. Terzini della generazione di Cafù, R. Carlos, Maicon, Marcelo.. che facevano su e giù per il campo, arrivavano sul fondo e crossavano non ce ne sono più molti. In Italia ci sono Dodò e Wesley che mi piacciono molto e possono crescere tanto. Anche Dimarco è un ottimo terzino ma ad oggi manca proprio il terzino che scende sulla fascia e la mette sulla testa dell’attaccante".











