Bertotto: "Fiero di quanto fatto al Giugliano. Ora valuto anche proposte all'estero"


Nel corso della diretta mattutina di A Tutta C, il format di TMW Radio dedicato al mondo della Serie C e in onda anche sul canale 61 del digitale terrestre, è intervenuto mister Valerio Bertotto che, in giornata di Coppa Italia Frecciarossa, ha commentato la sfida tra Hellas Verona e Audace Cerignola, unica formazione di C rimasta nella competizione non di categoria: "Ovviamente la squadra di Serie C è quella che sulla carta parte sfavorita su tutti i fronti, ma non c'è da dimentica che il Verona, come detto da Zanetti in conferenza stampa, dovrà approcciare la gara, anche mentalmente, nella maniera adeguata perché poi c'è sempre un rettangolo di gioco che è il giudice supremo. Il Verona, poi, affronterà una formazione sicuramente capace, che ha fatto negli ultimi anni dei grandi campionati, e pertanto non sarà così scontata la gara. Il Cerignola, poi, è abituato a giocare sul campo sintetico, dove cambia qualcosa sotto l'aspetto del rimbalzo, della componente elastica che il campo stesso genera. Si torna però al discorso di partenza: chi scende in campo deve essere bravo a interpretare subito bene il match".
Sono queste le prime gare ufficiali: quanto è difficile riprendere a giocare con queste temperature e con carichi di lavoro anche piuttosto pesanti? E il calciomercato a fare da padrone...
"Questa è una fase in cui le squadre si costruiscono, si modificano, cambiano in corsa: ci sono diversi fattori che spesso danno l'illusione, inizialmente, di avere imbroccato la strada giusta, ma possono poi magari insorgere degli intoppi oppure viceversa. È più opportuno fare una programmazione lungimirante, con gente professionalmente capace, che faccia sì che questi eventuali inconvenienti vengano limati il più possibile: quando si programma nel migliore dei modi la stagione, con attenzione, la possibilità dell'errore diventa sempre più minima".
La programmazione della stagione successiva quindi, secondo lei, quando dovrebbe partire?
"Chi è capace, chi è strutturato, chi ha una società dietro le spalle, chi ha davvero questa lungimiranza, non si ferma mai, e fa sì che le stagioni successive siano figlie delle stagioni precedenti. Quindi con una programmazione, una continuità di filosofia, un'identità che va oltre al risultato in sé, si può fare bene, ed evitare che succedano situazioni come quelle occorse la passata stagione nel Girone C che rovinare tutto quanto".
Situazioni che si sono rischiate, e, date le tante incognite, permangono anche questo anno...
"Si apre una pagina lunga e articolata. Io, da professionista, prima da calciatore e ora da allenatore, ritengo che i discorsi che si fanno adesso si facevano tantissimi anni fa, e credo anche che per alzare il livello si debba avere professionisti seri: come ho detto, c'è necessità di una programmazione che vada oltre l'immediato, perché altrimenti si incorre in queste problematiche che ci vedono deficitari sotto tanti aspetti. Strutturalmente siamo indietro decenni rispetto a tutte le nazioni con cui competiamo a livello internazionale, a livello di regolamentazione è vero che si è fatto abbastanza ma non è ancora sufficiente. Ci sono dei gap sotto l'aspetto della voglia e della volontà di far emergere i nostri giovani che vanno a penalizzare tutto il movimento. È una cosa che abbraccia più sfaccettature del mondo del calcio, quindi se non si mette mano con grande ferocia, ma per il bene del calcio, rischiamo di incorrere sempre in situazioni che danneggiano tutto il movimento, tutte le persone che ci lavorano, tutte le persone serie e oneste che fanno del calcio la propria vita".
Altro aspetto su cui siamo ancora indietro, è quello dello sviluppo delle cosiddette Under 23: progetto ancora confusionario. Come lo inquadra?
"Io personalmente sono molto favorevole. Sono favorevole perché portano il know-how e parlo ovviamente della società, società di altissimo livello in campo nazionale e internazionale che riescono a dare dei giovani al calcio italiano, a fronte di strutture solide che generano economia, che generano entusiasmo, che generano serietà sotto questo aspetto; non solo, innalzano anche il valore del campionato stesso, perché i giovani che fanno parte di queste strutture sono giovani scelti e selezionati con un notevole meticolosità, e non tanto per fare numero".
Lei ha lavorato con i giovani, il suo Giuliano era una formazione comunque di età media non alta: riguardo alla Riforma Zola cosa pensa?
"La Riforma Zola è un aspetto che la Lega Pro porta avanti da un po' di anni, e che mi trova favorevole. Il Giuliano che ho allenato io, specialmente l'anno scorso, era un forse la squadra più giovane del girone, la differenza non la fa buttare in campo dei ragazzi tanto per, la differenza è cercare dei ragazzi che abbiano delle potenzialità per dare a loro e alla società un margine di crescita sotto tutti gli aspetti. Torno quindi al discorso precedente, che mi vede pensare che ci vogliono persone serie, professionisti capaci che fanno il bene del calcio e non si fermano solamente al primo millimetro in cui c'è qualcosa da guadagnare. Se questo sport smette di funzionare, è un danno per tutti".
Rimendo al Giugliano, nel suo biennio ha contribuito a rendere importante il percorso dei campani: cosa l'ha spinta a lasciare questa avventura?
"Dico intanto, senza nessun tipo di volontà di avvicinarmi a chi che sia, devo davvero ringraziare la famiglia Mazzamauro e il mio ex direttore Antonio Amodio, che hanno creduto in me due anni fa dandomi la possibilità di andare in una realtà che poteva crescere tanto. Il club necessitava probabilmente di un cambiamento di mentalità anche strutturale perché al mio arrivo a Giuliano ho trovato delle situazioni di difficoltà oggettiva che ci stanno nel mondo del calcio, e che non sono assolutamente un problema, la differenza tanto la fa la volontà da parte di chi - in questo caso la proprietà - ti concede di contribuire a lasciare qualcosa di concreto oltre all'aspetto ovviamente dei risultati: sono fiero di essere riuscito a portare la palestra, gli spogliatoi, la sala video, tutte cose che rimangono all'interno della società e che fanno il bene della stessa e di chi viene dopo. Ho fatto due stagioni incredibili di cui vado fiero, anche per la risposta ricevuta dai ragazzi, ma dopo due stagioni vissute così ad alto livello avevo la volontà di cercare di avere una spinta in più per provare a fare qualcosa di diverso da quello che invece vuole continuare a fare la società: si sono create diverse opportunità che non non erano confacenti alla mia volontà, ma fortunatamente sto avendo dei feedback importantissimi da parecchie squadre di Serie A all'estero. Mi sta gratificando molto la cosa perché vuol dire che l'approccio, l'idea e la volontà di portare avanti il mio progetto tecnico è concreta e reale".
