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Dalla scuola calcio dell'Arezzo al brand Auai. Burzigotti: "Vi racconto il mio post campo"

Dalla scuola calcio dell'Arezzo al brand Auai. Burzigotti: "Vi racconto il mio post campo"TUTTO mercato WEB
© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com
Claudia Marrone
Oggi alle 12:04Serie C
Claudia Marrone
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TMW Radio / A Tutta C
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Ospite negli studi fiorentini di TMW Radio, questa mattina l'ex centrocampista Lorenzo Burzigotti è intervenuto nel corso della trasmissione A Tutta C, il format interamente dedicato al mondo della Serie C. Non poteva quindi mancare un appunto sull'Arezzo, tra le principali candidate alla promozione in Serie B, almeno per quel che concerne il Girone B: "Negli ultimi anni l’Arezzo stava già lavorando bene - dice il classe 1987. Hanno attraversato momenti difficili, ma recentemente hanno investito molto nelle strutture, costruendo un centro sportivo nuovo, un hotel per ospitare ragazzi e giocatori della prima squadra. Questo dimostra la volontà della città di fare le cose per bene. E i risultati attuali sono il frutto di quel lavoro. Basta infatti guardare le grandi società all’estero: la crescita passa anche da un sistema che coinvolge l’ambiente, i giovani, con una visione a lungo termine. È questo che fa la differenza".

A proposito di giovani, se non sbaglio, anche tu hai iniziato ad allenarli.
"Sì, ho iniziato tre anni fa, dopo aver concluso l’esperienza da giocatore a Sansepolcro, la mia città natale. Da quest’anno faccio parte dello staff dell’Arezzo e mi occupo della scuola calcio: è un ambiente che mi appassiona molto. Il calcio giovanile è meno sotto i riflettori rispetto a quello professionistico, ma è fondamentale per formare i calciatori del futuro. È lì che si 'semina'".

Anche perché, diciamolo, in Italia i talenti non mancano.
"Assolutamente. Il punto è che all’estero i giovani ricevono fiducia molto prima. Qui in Italia, invece, un giovane viene subito caricato di aspettative, paragonato ad altri e messo sotto pressione, non capendo invece che serve tempo per gestire certe dinamiche".

Nella tua vita, però, non c'è solo il calcio. Oltre alla famiglia, sei anche impegnato in un progetto imprenditoriale con un tuo brand di abbigliamento, Auai.
"Sì, è vero. Il brand è nato un po’ per gioco, qualche estate fa, subito dopo il periodo del Covid, insieme ad altri due soci: abbiamo creato un pantaloncino, il capo simbolo dell’estate, ispirandoci alla voglia di leggerezza, mare e relax. Il nome Auai, pur essendo scritto all’italiana, nasce proprio da questa idea. Col tempo, abbiamo aggiunto anche felpe, tute e altri capi. Ma anche accessori, come a esempio teli da mare".

Dietro le quinte, però, mi hai raccontato che il pantaloncino nasce anche da un’esigenza molto concreta…
"(Ride, ndr) Si, in due vacanze diverse ho perso il telefono perché i pantaloncini che indossavo avevano tasche poco profonde, e da lì è nata l’idea di un pantaloncino con tasche più capienti. È stato un vero successo e un’ottima soluzione pratica. Abbiamo poi creato una versione donna, ma anche la prima versione, in taglie diverse, è stata molto apprezzata da entrambi i generi.

Auai è anche un marchio attento alla sostenibilità, giusto?
"Sì, è un aspetto a cui teniamo molto. Tutti i prodotti Auai sono realizzati in Italia, con materiali selezionati e certificati OEKO-TEX, che garantiscono l’assenza di sostanze nocive. Il nostro packaging, a esempio, è una cartolina che racconta il viaggio, proprio per restare coerenti con l’idea di sostenibilità e attenzione al pianeta, ma il tutto senza rinunciare allo stile: i nostri designer seguono le tendenze per garantire capi alla moda. E oltre all’estetica, puntiamo sulla versatilità: le felpe si prestano a diversi contesti, dalla palestra all’ufficio, fino all’aperitivo".

Dove si possono acquistare i prodotti?
"Sul sito www.auai.it, dove trovate tutta la collezione: felpe, pantaloncini, t-shirt, teli mare e altri capi.

È un progetto coraggioso, il tuo. Potevi restare nel mondo del calcio, invece hai deciso di metterti in gioco anche nell’imprenditoria.
"È vero, ma il merito va anche ai miei soci, che sono molto competenti nel campo del design e della produzione. Io porto la mia esperienza e la mia visione, ma è un lavoro di squadra. Della quale ha fatto parte anche mio fratello, che è un fotografo professionista. Ha curato alcuni dei nostri shooting e ha contribuito alla crescita del brand".

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