Scozia, gli Hearts sognano di mettere fine a 40 anni di dominio di Celtic e Rangers
La Scottish Premier League sta vivendo un momento sorprendente. L’Heart of Midlothian, storico club di Edimburgo, ha ribaltato gli equilibri del calcio scozzese: la vittoria per 3-1 contro il Celtic ha portato alle dimissioni di Brendan Rodgers e ora si sogna di mettere fine a quarant’anni di dominio di Celtic e Rangers: dal titolo dell’Aberdeen di Sir Alex Ferguson nel 1985, nessun altro ha più vinto il campionato.
L’artefice di questa rivoluzione è Tony Bloom, già proprietario del Brighton e azionista dell’Union Saint-Gilloise e del Melbourne City. "Sarei molto deluso se non vincessimo il campionato nei prossimi dieci anni", aveva dichiarato al suo arrivo a Edimburgo. Dopo sole nove giornate, il suo sogno sembra già possibile: il Hearts è primo con 25 punti, davanti a Celtic (+8), Hibernian (+11), Dundee United e Rangers (+12).
Secondo l’ex attaccante del Celtic Chris Sutton, "gli Hearts possono davvero vincere il titolo: non giocano in Europa, hanno un grande allenatore e una rosa equilibrata". Il successo nasce dal reclutamento basato su analisi statistiche, marchio di fabbrica di Bloom: i poco meno di 3 milioni di euro investiti in giocatori come Braga, Schwolow, Kyziridis o Findlay si sono rivelati già redditizi. Il tecnico Derek McInnes ha mantenuto l’anima della squadra, spesso con sei o sette titolari della scorsa stagione, mentre il capitano Lawrence Shankland incarna la mentalità vincente del gruppo: gol decisivi nei minuti finali e grande solidità mentale.
Che vincano o meno il titolo, gli Hearts hanno già riacceso la passione del calcio scozzese, dimostrando che fuori dal duopolio Celtic-Rangers il cuore può ancora battere forte.











