Francesco non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Camarda in lacrime, ma fa nulla
Le sliding doors esistono, nel calcio come nella vita. Momenti che cambiano una storia, una carriera: bisogna coglierli. Ma non è detto che siano unici, e possono sembrare tali anche semplici inciampi. A volte, è semplicemente troppo presto perché svoltare da una parte o dall’altra cambi qualcosa, in quello che sarà. È quello che è successo oggi a Francesco Camarda, diciotto anni da compiere il prossimo marzo: è troppo presto perché un rigore sbagliato incida davvero, anche se il mondo è sembrato cascargli addosso.
L’attaccante del Lecce, in prestito dal Milan, è stato protagonista di un episodio che - questo sì - ha cambiato la storia della gara con il Napoli. Sul risultato di 0-0 si è presentato dal dischetto e ha calciato male: bravo Milinkovic-Savic, ma il penalty il baby prodigio giallorossonero l’ha sbagliato, e a volte non serve indorare la pillola ma solo dire la verità. Come, appunto, che un rigore sbagliato a 17 anni non cambierà nulla, in quello che Camarda può diventare.
È uscito in lacrime, consolato dai compagni e soprattutto dai tifosi, e ha continuato a seguire con gli occhi lucidi la partita che i suoi compagni hanno perso anche per quell’errore. Il Via del Mare glielo ha perdonato all’istante, come si fa con i ragazzi: un lungo applauso al cambio, di quelli che si riservano a chi ti ha fatto vincere. È da lì, da quell'abbraccio sotto forma di mani che battevano all'unisono, che Camarda può e deve ripartire. Dal suo talento e dalla sua precocità, che lo può portare a esultare come pure a disperarsi: quanti ragazzi della sua età, in Italia, calciano dagli undici metri? Nessuno, perché nessuno ha il suo talento. Solo chi non fa non sbaglia. Ne tirerà altri, di rigori: molti li segnerà, come accade a tutti quelli abbastanza bravi da ricevere da compagni e allenatori questa responsabilità. Qualcuno lo sbaglierà, ma non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.











