Lazio-Sarri, non è questione di contratto: c’è da mettersi l’anima in pace

Il retroscena è servito, Maurizio Sarri e la Lazio sono legati da un contratto fino al 2028. Senza opzioni: “merito” del blocco del mercato, venuto alla luce il quale la società biancoceleste e il tecnico hanno firmato un nuovo accordo, direttamente triennale senza necessità di ulteriori passaggi. La rivelazione arriva dal Corriere dello Sport ed è una sorta di riconoscimento morale - ma in realtà anche economico - dopo la notizia del mercato bloccato che ha creato crepe nei rapporti, oltre a complicare le cose tra campo e mercato.
Ma è questione di contratto? Le ultime settimane hanno detto di no. La Lazio fatica in campo e in classifica, gli otto punti rimediati nelle prime sette giornate sono pochi anche per una squadra che non ha potuto beneficiare di forze fresche. La gestione di alcune situazioni, da Dele-Bashiru e Basic, certifica una visione non proprio unitaria. E alla finestra c’è sempre Lorenzo Insigne, che Sarri vorrebbe ma sul cui ingaggio evidentemente Lotito e Fabiani non la vedono allo stesso modo. Nulla di strano, capita anche nelle migliori famiglie. E, oltre ai confronti in programma, nuovi sviluppi sulle questioni societarie e di mercato - a dicembre la situazione sarà rivista dalla nuova commissione governativa, a gennaio il club spera di poter operare - possono sicuramente aiutare. Ma c’è un punto fondamentale alla base di un bis che, per ora, non è decollato.
C’è da mettersi l’anima in pace. La Lazio è questa, e più o meno rimarrà tale fino al termine della stagione. Sarri, che comprensibilmente non aveva preso benissimo la notizia del mercato bloccato - e vorremmo vedere - ha scelto di andare avanti, e di accettare una sfida decisamente complicata. Così, da una parte e dall’altra, è forse il caso di fare i conti con quel che c’è e non con quello che si sperava o immaginava di avere a disposizione. È un discorso che non vale solo per il tecnico, chiamato a cavalcare le aporie di una stagione storta senza tornare sempre sul peccato originale del club. Ma anche per la dirigenza: i dubbi, sul presente e sul futuro della Lazio, di un grande allenatore come Sarri, sono più che legittimi e vanno accettati, al massimo confortati. Altrimenti le frizioni non aiuteranno certo la squadra capitolina a esprimersi meglio.
