Collina, gli aneddoti: "L'alopecia poteva stopparmi la carriera. Vi racconto lo spogliatoio di Wembley"
Presente a Roma per parlare all'interno della sala Carlo Scarpa del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Pierluigi Collina ha raccontato una serie di aneddoti legati alla propria carriera. Questi alcuni spunti raccolti dagli inviati di TMW, iniziando dal ricordo della finale del Mondiale 2002 tra Germania e Brasile: "E' uno stadio che mi ha dato una grandissima emozione, anche se magari quel giorno non l'ho vissuta perché personalmente ritengo che il modo giusto per affrontare una partita come quella è pensare che sia una gara normale: è un metodo positivo, perché ti porta ad affrontare ogni partita con molta tranquillità, però ti impedisce di avere certi ricordi".
Sull'alopecia
"A 24 anni, nel giro di 15 giorni, io mi sono ritrovato senza peli in tutto il corpo. A quel tempo non avere capelli era meno ovvio di oggi, che è diventato quasi una modo. Ero talmente diverso, che c'erano dubbi se potessi allenare a livelli inter regionali. Feci un test a Latina con l'obiettivo di vedere come sarebbe andata. Sono grato al pubblico di Latina perché era più interessato alle mie qualità che al mio aspetto. Il test fu superato e io ripresi ad allenare. Dopo fu anche un effetto leva perché mi rese anche più riconoscibile".
Su cosa è per Collina lo stadio.
"E' dove accade tutto, dove si sono concretizzati quelli che sono stati i miei sogni. Quello che mi ha emozionato di più recentemente è stato la Bombonera. Quando ci sono stato ho pensato 'speriamo che non succeda niente perché sennò non ne usciamo'. I parametri di sicurezza sono un po' blandi...(ride, ndr). però è talmente emozionante ciò che va in scena attorno al terreno di gioco che ne vale la pena. Ho avuto anche la fortuna di arbitrare nello stadio in cui si è giocata la prima finale di Coppa del Mondo a Montevideo, così come nel vecchio Wembley. Lì ho allenato Inghilterra-Scozia e negli spogliatoi riservato agli arbitri c'erano le scope. Ho molti aneddoti legati all'Inghilterra. A Craven Cottage, lo stadio del Fulham, ad esempio, ci si spoglia uno alla volta, perché in quattro non ci stiamo. Anche quello del Chelsea ha uno spogliatoio molto stretto. Io cercavo di andare negli stadi che non conoscevo il giorno prima per acquisire un po' di familiarità su com'era fatto e com'era l'illuminazione. Credo che conoscere, anche lo stadio, sia sempre la maniera migliore per affrontare una partita".
Sul rapporto con calciatori e allenatori.
"In campo vivevo la partita in modo particolare, ma poi con alcuni di essi avevo un grande rapporto. Durante un Lazio-Juventus c'è la foto di un violento faccia a faccia tra me e Casiraghi: una settimana dopo mi mandò quella foto con una dedica di stima"











