Chiellini: "La Next Gen sarà la nostra Harvard. Sulla scia della Masia del Barcellona"

Claudio Chiellini, Head of Next Gen Area della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di SkySport sul progetto della seconda squadra bianconera, impegnata in una nuova stagione di Serie C. L'ottava della sua storia.
“Vedendo i risultati avuti, specialmente negli ultimi tre-quattro anni, c'è orgoglio per questo progetto, per com'è nato e si è sviluppato. Noi l'abbiamo pensato ben prima del 2018, perché già dal 2015 abbiamo cominciato in estate a richiamare i calciatori in prestito che tornavano dalle varie squadre, i calciatori che uscivano dalla Primavera: formavamo un gruppo di giocatori che si allenava come una vera e propria squadra, con uno staff, con un allenatore, e organizzavamo anche amichevoli contro le altre squadre di Serie B e Serie C. Questo è un progetto che nasce da lontano, che si è sviluppato ed è cambiato nel tempo. Nei primi due o tre anni l'obiettivo principale della seconda squadra, oltre a far crescere i giovani, era anche quello di provare a salire di categoria. L'arrivo in prima squadra era in quel momento un'utopia, sia per la composizione della rosa della prima squadra, sia per gli obiettivi che aveva la Juventus nella stagione 2018/19, l’estate dell'arrivo di Ronaldo. Negli ultimi anni invece è ambiato proprio l'obiettivo, cioè quello di far crescere internamente i giocatori e farli arrivare in prima squadra. Lo abbiamo fatto con tantissimi calciatori in questi anni e continueremo a farlo”.
Su quale fra i giocatori 'nati' in seno alla Next Gen lo inorgoglisce di più per il percorso fatto Chiellini spiega: “Non è facile fare nomi, ma mi vengono in mente quei ragazzi che sono cresciuti con noi fin dall’attività di base: penso a Miretti, Savona, Nicolussi Caviglia o Fagioli, che è arrivato qui a 14 anni. Li abbiamo visti crescere qua a Vinovo fin da quando erano bambini e questo ti dà ancora più orgoglio. Ma per tutti il sentimento è lo stesso, perché poi ogni calciatore ha la sua storia, che arrivi qui da bambino, a 16 anni, o a 17/18. È successo anche con Yildiz, con Soulé… Coi ragazzi che vengono dall'estero spesso c’è bisogno di tempo per capire cos'è la Juventus e che tutte le persone di Vinovo sono importanti. Oggi il focus è sulla Next Gen perché è la parte finale di un percorso, però io dico sempre che tutte le persone che lavorano a Vinovo, nel settore dell’attività di base, fino alla Primavera e poi alla Next Gen, svolgono un ruolo fondamentale per la crescita di questi ragazzi”.
Spazio, poi, ad una valutazione del progetto 'seconde squadare' in chiave bilancio per quanto riguarda gli incassi dalle cessioni (negli ultimi due anni sono 130 i milioni di euro portati a Torini dalle operazioni su giocatori della Juve NG): “Abbiamo incassato anche dalle percentuali sulla futura rivendita di diversi ragazzi che abbiamo ceduto in questi anni, penso a De Winter, Dragusin o Israel. Credo che questo faccia parte del percorso di tutte le grandi squadre, specialmente se si guarda a come lavorano per esempio Real Madrid e Barcellona con i giocatori che escono dalla loro cantera, dal loro settore giovanile. Qualcuno rimane in prima squadra stabilmente e ne diventa una colonna, qualcuno fa un percorso in prima squadra di uno o due anni e poi viene venduto, qualcuno fa qualche apparizione e poi magari viene prestato e comincia a fare un percorso diverso. Quindi credo sia uno sviluppo normale, siamo stati bravi e fortunati ad avere così tanti calciatori che stanno facendo un percorso di alto livello. Facevamo qualche giorno fa una riflessione: abbiamo circa 15 ragazzi che sono passati da qui e nella prossima stagione giocheranno le competizioni europee, tra Champions, Europa e Conference League. Per noi è un vanto, siamo contenti del percorso che stanno facendo i nostri calciatori, rimarranno sempre dei ragazzi cresciuti nella Next Gen. Io faccio sempre questo esempio: a livello accademico le persone che studiano ad Harvard nel corso della loro vita avranno sempre addosso il ‘bollino’ di aver studiato ad Harvard. Noi stiamo costruendo qualcosa del genere a livello calcistico, come è stato bravo il Barcellona a lavorare con la Masia, penso che negli ultimi anni siamo stati bravi a costruire qualcosa di simile qui. Saranno ragazzi che passeranno la loro carriera alla Juventus o in altre parti d'Italia e d'Europa, ma rimarranno sempre ragazzi cresciuti nel nostro settore giovanile”.
Infine un pensiero sulla stagione appena iniziata dai ragazzi di Massimo Brambilla: “Siamo contenti di aver continuato con il mister. Per lui è la quarta stagione con noi, o la terza e mezzo visto che lo scorso anno è rientrato a novembre. Ovviamente è un allenatore che si è perfettamente integrato con l'esigenza della società e lo spirito della Next Gen, conosce i ragazzi, è bravissimo nel percorso di crescita venendo anche da una scuola come quella dell'Atalanta che nel settore giovanile ha prodotto tantissimi talenti. La difficoltà principale della Next Gen, come per tutte le seconde squadre, è che ogni anno c'è un rinnovamento di circa il 50% della rosa. Anche quest'anno abbiamo fatto cinque nuovi acquisti, sette calciatori sono saliti dalla Primavera, quindi significa che circa il 50% della rosa è nuovo e non è facile ripartire, soprattutto per una seconda squadra che si deve creare un'identità. Oggi la difficoltà delle seconde squadre è creare l'identità, purtroppo non riusciamo ancora ad attirare i tifosi allo stadio ed è una cosa che io tutti gli anni spero di migliorare. L'anno scorso con Biella l'abbiamo fatto, perché complice anche il fatto di essere inseriti nel girone C, siamo riusciti per diverse partite a portare più di mille persone allo stadio. Il tifoso deve capire che andare a vedere le seconde squadre, in questo caso la Next Gen, ti permette di vedere da vicino e conoscere anche personalmente giocatori che poi dopo qualche settimana potrebbero andare in prima squadra e diventare così difficilmente raggiungibili. Per fare un esempio, lo stadio Moccagatta di Alessandria ti permette a fine partita di aspettare il calciatore, di farci la foto, di salutarlo. Ormai abbiamo dimostrato che tutti gli anni nella Next Gen ci sono dei calciatori che poi nella stagione successiva, o nelle due stagioni successive, arriveranno in prima squadra”.
