Daniele Minelli, la storia di un arbitro "punito" ingiustamente dal "sistema"
A TMW Radio è il momento di raccontare non un personaggio che ha mandato in visibilio i tifosi, una giocata o una vittoria particolare. Ma la vita calcistica di un arbitro, che comunque a suo modo ha lasciato il segno. A Storie di Calcio è protagonista Daniele Minelli. Varesino classe '82, fa il suo esordio nel 1998, precisamente il 17 marzo in una gara tra Arcisatese Audax e Ceresium, valida per una competizione a carattere locale. Dopo la trafila nelle serie minori, nel 2005 approda alla CAI (Commissione Arbitri Interregionale) come miglior arbitro C.R.A. Lombardia e d'Italia vincendo il premio "Lealtà nello sport" ENEL-LND. E nello stesso anno arriva a dirigere la finale di Coppa Italia Eccellenza, per poi passare alla Serie D, dove rimane per 4 anni, prima di venire promosso nell'estate 2010 nell'organico arbitrale della CAN PRO (Commissione Arbitri Nazionale di Lega Pro) dall'allora designatore Stefano Farina come miglior arbitro della CAN D.
Il debutto in Lega Pro avviene il 15 agosto 2010 nella gara di Coppa Italia tra Pergocrema-Tritium ed è solo l'inizio di un'esperienza che gli porterà diversi riconoscimenti, come il premio Roberto Prati e il Premio Sportilia, riservato al miglior giovane arbitro distintosi in Lega Pro. E nel 2013 arriva la nuova promozione in CAN B (il debutto il 29 dicembre 2013 nella partita Brescia-Trapani), mentre l'8 febbraio 2014 arriva anche il tanto atteso debutto in Serie A come arbitro addizionale nella partita tra Udinese e Chievo. Ma la data per lui più importante è quella del 19 aprile 2014, quando è lui a dirigere Atalanta-Verona. Poi nel settembre 2020 viene dismesso dalla CAN per motivazioni tecniche, per poi finire nella lista dei Video Match Official a disposizione per le gare di Serie A e Serie B, con la funzionalizzazione di VAR.
"Ho iniziato a giocare a calcio da giovane, ma ho sempre avuto la passione per la figura arbitrale e appena ho avuto l'età per svolgere il corso arbitri l'ho fatto - ha raccontato Minelli -. E' stato un percorso difficile e complicato, perché fdare l'arbitro comporta che tu faccia tutte le categorie prima. Per me è stato complicato anche per altre cose che avrei preferito non fossero successe però".
Per lui un grande esempio da seguire: "Stefano Farina, che poi ho avuto la fortuna che diventasse il mio designatore, una figura autorevole in campo e che ho cercato di seguire. Arrivò al mio ultimo anno di Serie D, pensavo che fosse la fine invece è esplosa la mia carriera e devo dire grazie per quello che sono riuscito a fare". Il momento più bello? "La Serie A, l'esordio, senza dubbio. Atalanta-Verona, iniziai con 6 mesi di ritardo perché mi trovarono un'aritmia al cuore ma fui il primo poi a esordire rispetto ai colleghi che avevano iniziato con me. Impossibile dimenticare quella partita".
Ma c'è un altro momento nella sua storia che non dimentica facilmente. Nel 2009 il suo passaggio in Serie C pareva una certezza. Ma successe qualcosa: "Ci furono le elezioni alla presidenza dell’AIA, la Lombardia aveva appoggiato lo sfidante di Nicchi e per la prima volta non ebbe promossi dalla Serie D. Una cosa strana, a dire il vero, ma non so se il motivo fosse quello. Volevo smettere, perché non pensavo che si dovesse utilizzare un ragazzo per questioni politiche. Per fortuna fui convinto a proseguire e l'anno dopo venni finalmente promosso come primo in graduatoria nazionale".
Altro momento difficile però quello dello stop: "Al mio settimo anno venni dismesso dalla Serie B insieme a un mio collega ma la cosa fu strana, perché c'erano altri che dovevano smettere per età e graduatoria. Non capimmo le modalità, abbiamo approfondito la situazione e abbiamo scoperto cose non legate allo sport". Infatti emerso uno scandalo di voti falsificati per favorire alcuni arbitri piuttosto che altri, con conseguenti graduatorie artefatte: "Nonostante ben tre ricorsi con prove schiaccianti, la Giustizia Sportiva decise di archiviare tutto. E così la carriera è finita. Ma io e il mio collega abbiamo sporto denuncia penale, con la conseguente reintregazione. Non ho avuto però più la possibilità di dimostrare sul campo il mio valore. L'anno successivo feci un'altra partita di Serie A prendendo il massimo dei voti ma il designatore mi dice che avrei dovuto farne un'altra, ma non arrivò mai. Il perché? Non so e mi interessa poco ormai. Credo che fosse stato scomodo che avessi tirato fuori certe cose. Non so se me l'hanno fatta pagare o meno, ma sta di fatto che la Serie A non l'ho pià vista e qualcosa di strano c'è. Ho un grande rammarico perché se ripenso a quanto ho subìto, qualche domanda te la fai. Ho dedicato la mia vita a questo, anni che potevo dedicare a un'altra professione. Le cose possono finire, ma è il campo che deve decidere, non altro".
E ha aggiunto: "La nostra battaglia non è stata contro altri colleghi, ma mi sento di non aver potuto dimostrare nella massima serie il mio valore. Avrei potuto dimostrare anche io qualcosa, ma non mi è stato concesso. Rifarei tutto, a livello comportamentale non ho sbagliato". Oggi ha iniziato comunque una nuova vita: "Faccio l'agente immobiliare. Mi piacerebbe però rimanere all'interno di una società come club referee manager".











