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Inter, Marotta: "Rifinanziamento? A breve notizie ufficiali, Zhang vuole andare avanti"

Inter, Marotta: "Rifinanziamento? A breve notizie ufficiali, Zhang vuole andare avanti"
mercoledì 24 aprile 2024, 17:38Serie A
di Ivan Cardia

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, è intervenuto sul palco dell'evento organizzato da Il Foglio a San Siro: "I complimenti? Sono arrivati in tantissimi, voglio rispondere uno per uno quindi non l'ho ancora fatto, questa sera accenderò il cellulare e lo farò".

Quando ha capito che potevate vincere lo scudetto?
"A inizio stagione eravamo fiduciosi sui nuovi acquisti, che conoscevamo tecnicamente ma non a livello umano. Quando acquisti un giocatore lo valuti a livello atletico, tecnico, tattico ma non umano. Quando abbiamo imparato a conoscere i nuovi acquisti abbiamo capito che era un gruppo che si era trasformato in squadra, e che c'erano tutti i presupposti per poter andare lontano".

In Inzaghi ha sempre creduto, a partire da quando c'era da sostituire Conte.

"Io ho avuto la fortuna di averlo avuto un anno alla Sampdoria, con Piero Ausilio e Dario Baccin, con i quali condividiamo tutte le scelte tecniche perché sono due professionisti di alto livello, siamo andati dritti. Ci fu l'avvicendamento con Conte, dovevamo agire rapidamente e non abbiamo pensato tanto: abbiamo agito, creando magari qualche scompenso a Lotito, che immaginava di proseguire con lui il rapporto. Poi è normale che passando dalla Lazio all'Inter si paga un scotto iniziale, ma Simone ha dimostrato di potersi inserire in un grande club. Le pressioni in questi casi sono una delle componenti più difficili da gestire, ha dimostrato di essere una persona intelligente".

Lo avete sempre difeso, dal primo anno. C'è anche questa forza.
"Spesso, nello sport, anche in buona fede, si tende a catalogare l'arrivare secondi o terzi. Questo vale sia per la squadra che per il singolo. Quando si arriva secondi o terzi non è necessariamente un fallimento: può darsi che sia frutto di qualche errore, ma va pesata la sostanza e c'è da capire se l'allenatore risponde a determinati profili. Inzaghi lo ha sempre fatto e di conseguenza non c'era la necessità di avvicendamento. Abbiamo perso quello scudetto, ma anche gli altri sono stati più bravi di noi. Non si può sempre vincere, bisogna valutare ed è fondamentale almeno considerare 4-5 anni".

La finale di Champions vi ha dato ulteriore convinzione?
"Assolutamente sì, abbiamo imparato che nello sport bisogna essere ambiziosi, a prescindere dall'avversario. Vuol dire non essere presuntuosi, ma consapevoli dei propri mezzi. A fine partita ci siamo resi conto che con altro atteggiamento potevamo anche fare meglio: forse meritavamo noi, ma ci siamo resi conto degli obiettivi che potevamo raggiungere".

Quanto è importante lo zoccolo duro italiano? Qual è il metro Inter?
"Più che di metro, parlerei di metodo Inter. Non ho mai visto una squadra vincere senza una società forte alle spalle: il primo compito è creare una squadra competitiva, poi di mettersi a disposizione del gruppo cercando di supportarlo. Se la società non è forte, la squadra non è vincente. E nella società metto il fatto che giocare in casa avvalora il senso di appartenenza: giocare davanti a 70 mila spettatori vuol dire che il giocatore corre 70 centimetri sopra terra".

Avete cambiato dodici giocatori in estate. Dei titolarissimi di Conte ne sono rimasti soltanto quattro: scegliete andando a vedere le qualità umane o tecniche in misura maggiore?
"Per la mia esperienza, il 50 per cento lo fa la componente sportiva, il resto l'aspetto umano e la psicologia. L'obiettivo è assimilare qualità a grandi aspetti valorizzi, come il grande senso di appartenenza e la grande voglia di vincere: con questa simbiosi si centra l'obiettivo. Ma questo accade con un passaggio di consegna tra le radici messe prima e i nuovi".

Sorpreso da qualche nuovo arrivato?
"Beh, sicuramente Thuram… Però indistintamente tutti si sono rivelati all'altezza della situazione".

Zhang e in Cina…
"Da persona intelligente, ha capito che lui in prima persona non può agire su tutto. E quindi ha affidato a noi quel concetto di delega che è uno strumento che ci aiuta a lavorare. Poi è sempre al corrente, ci accompagna, ma noi siamo responsabili di tutto quello che abbiamo fatto".

Quando arriverà il rifinanziamento?
"Questo è un aspetto che non riguarda l'Inter direttamente, riguarda la proprietà. Sono sicuro che a breve la proprietà darà notizie ufficiali. Posso tranquillizzare tutti: parlandone con Zhang ha confermato la volontà di proseguire, vi posso assicurare che è una persona di qualità che ha capito cosa vuol dire fare il presidente".

I rinnovi di Barella, Lautaro e Inzaghi sono vicini?
"Parlerei di prolungamento, non c'è ansia. Avevamo un obiettivo, quello di chiudere il capitolo seconda stella: l'abbiamo centrato e adesso ci siederemo ad analizzare le situazioni. Posso dire che tutti i giocatori della rosa hanno manifestato l'intenzione di rimanere con noi. Questo certifica il famoso concetto di appartenenza".

Potreste affrontare un mercato senza grandi cessioni.
"Non lo so, io dico che la parola incedibile nello sport non esiste. La grande volontà è dei giocatori, decidono più delle società. Posso dire altresì che per adesso nessun giocatore ha manifestato la volontà di andare via. Pertanto vedremo: il mercato è così ondivago che per il momento non sono in grado di dare certezze".

Perché i migliori parametri zero vengono all'Inter?
"Perché l'Inter è tornata a essere appetibile e competitiva. Abbiamo ottenuto risultati importanti, è un bell'ambiente, si lavora bene, con un allenatore bravo".

Gravina contro Casini: l'Inter da che parte sta?
"Personalmente, l'Inter non augura la litigiosità. Litigare non vuol dire essere più bravi di chi non litiga. Io ho appreso e ne sono dispiaciuto, ci sono cose da migliorare ma non litigando, altrimenti tutte le vittorie sono vittorie di Pirro".

È pronto per fare il ministro dello Sport? Ha detto che l'Inter sarà la sua ultima squadra...
"Beh, no. Ho detto che l'Inter sarà la mia ultima squadra perché ho un contratto fino al 2027. Avrò 70 anni e vedremo. Nella vita avevo tanti sogni, volevo fare il dirigente e l'ho fatto. A me piace lo sport, gli ho dedicato la mia vita: sono pronto a dare il mio contributo".

Dei dieci scudetti quali sono i due che ha più nel cuore?
"Beh, il primo scudetto è sempre speciale. Non posso dimenticare il primo scudetto vinto con Conte alla Juve, così come il primo vinto all'Inter. Ma anche quello vinto lunedì è speciale, coincide con la seconda stella. È una sorta di podio, sono scudetti vinti tutti con un grande allenatore in panchina".

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