Juan Bernabé: "Il nuovo falconiere? Macché 20 anni di esperienza. Mi diceva 'Lazio me**a'"
All'Olimpico dalla scorsa giornata una nuova aquila vola prima delle partite della Lazio. Si tratta di Flaminia, la quale ha preso il posto di Olimpia, rapace appartenuto all'ex falconiere del club Juan Bernabé, licenziato a gennaio dello scorso anno dopo che quest'ultimo aveva diffuso un video sui propri account social post operazione di protesi peniena. Oggi, a distanza di quasi un anno, Bernabé ha parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.
Cosa ne pensa della nuova aquila, Flaminia, che dalla scorsa giornata vola all’Olimpico?
“Non mi stupisce che dopo aver cacciato me e Olimpia (l’aquila di Juan Bernabe, ndr), Claudio Lotito abbia trovato una nuova aquila e un nuovo falconiere. Lui è uno che gode nel vedere il dolore altrui. È una persona legata ai soldi, che parla di concetti come la ‘lazialità’… tutte cazz**e. Lui la ‘lazialità’ è la cosa che ha meno curato nel corso di questi anni. Tutti dentro al club sanno che per lui la Lazio è solo una fonte di ingresso economico. Pertanto per lui che ci sia Olimpia o Flaminia non fa alcuna differenza. Ai tifosi invece si: in migliaia mi hanno scritto messaggi di vicinanza. Per me e per tanti tifosi Olimpia resterà sempre la vera aquila della Lazio, potranno cambiarne ventimila, nessuna occuperà il suo posto”.
Lo conosce il nuovo falconiere Giacomo Garruto? C’è già polemica per alcuni suoi vecchi post in cui scriveva ‘Forza Milan, Lazio me**a’…
“Nel 2014 conobbi il padre, Franco Garruto, perché lui e la sua famiglia avevano un parco con una decina di rapaci che non volavano. Io mi offrì di dargli una mano. Divenni molto amico dell’altro figlio, fratello di Giacomo, Lorenzo. Lui era un vero appassionato di falconeria e io gli insegnai questo lavoro. Per questo motivo anche in questo caso Lotito ha preso in giro la tifoseria: non è vero che Giacomo ha alle spalle venti anni di esperienza. Entrambi iniziarono nel 2014 grazie a me. Il post su Facebook? Quando arrivavo al parco dove lavorava, Giacomo Garruto mi vedeva e iniziava a cantare ‘Lazio me*a; Lazio me*a’, tanto che fui costretto anche a dire a sua madre di farlo smettere perché, in quanto rappresentante della Lazio, se fossero spuntati video di lui che cantava quei cori davanti a me, mi avrebbe messo in difficoltà. Adesso questa persona lavora alla Lazio, e io, solo per aver messo il video di un’operazione medica sul mio profilo Instagram che ai tempi era pure privato, sono stato trattato da depravato…”.











