L'ambizione Viola confermata dal mercato, adesso la palla passa a Pioli

“E anche questo mercato….è chiuso”.
La celebre frase di Riccardo Garrone (riferita al Natale) che come tante altre ha fatto la fortuna di uno dei primi cinepanettoni è certamente presa in prestito, ma si sposa bene con le sensazioni arrivate al fischio finale dei soliti tre mesi di trattative, finestra ormai incomprensibile se molti affari vengono chiusi solo sul fil da lana e soprattutto se la maggior parte delle squadre scendono in campo prima del gong.
Per i viola si tratta del mercato più costoso della gestione Commisso, conferma (piacciano o meno le scelte in questione) di come stavolta alle ambizioni siano seguiti fatti in termini economici.
Un ultimo giorno di cessioni
Dal canto suo la Fiorentina, per quest’anno, si è scostata dalla consuetudine di rimandare gran parte delle operazioni all’ultimo giorno di mercato, anticipando mosse come gli arrivi dei vari Dzeko, Piccoli, Sohm e Nicolussi Caviglia. Insomma rispetto all’anno scorso, quando Cataldi, Bove e Gosens arrivarono a ridosso della terza giornata, quest’estate i viola hanno giocato d’anticipo in entrata e atteso le ultimissime ore per le cessioni. Una scelta che non ha cambiato né il destino di Beltran né quello di Richardson (il Valencia non ha voluto affondare per l’argentino mentre per il marocchino Pisa e Siviglia sono rimaste alla finestra) ma che almeno ha liberato Barak verso la Sampdoria dopo che Bianco era già in procinto di finire al Paok Salonicco e Ikonè al Paris FC. Così mentre su Parisi le voci di una cessione per lasciar spazio a Lamptey sono rimaste tali anche Infantino e Sabiri sono rimasti in viola, esattamente come Comuzzo per il quale i 25 milioni dell’Atalanta (per fortuna) non sono stati sufficienti a convincere la Fiorentina.
Nessuna entrata sul fil di lana
E dire che la Fiorentina aveva chiesto a Lindelof di attendere il più possibile proprio per una situazione di Comuzzo destinata a restare aperta. Alla fine la permanenza del centrale friulano ha chiuso la porta ad ulteriori arrivi in difesa sul fil di lana (anche perché il posto di Kospo tornato in Primavera è stato preso da Kouadio) un’eventualità che non ha invece riguardato le corsie esterne dove l’arrivo di Lamptey porta a 5 le scelte a disposizione di Pioli (che però un difensore veloce l’aveva richiesto). Diverso il discorso in mezzo al campo, dove la mancata cessione di Richardson (e pure di Sabiri) ha fatto tramontare qualsiasi ulteriore acquisto a centrocampo, incluso quel Ceballos proposto ai viola ma alla fine rimasto a Madrid.
Un grande investimento in attacco, la conferma dei big e l’aumento degli ingaggi (anche per il tecnico)
In sintesi il mercato estivo viola si è incentrato su un investimento (pesante) in attacco, rappresentato da quei 27 milioni che la dirigenza ha sborsato per Piccoli. A quella cifra andranno aggiunti i 16 milioni pagati al Parma per Sohm seppure le prime gare dell’anno abbiano testimoniato una certa difficoltà nella manovra che Pioli si augura di sistemare con l’inserimento di Nicolussi Caviglia (altri 7 milioni più 1 di bonus), senza contare l’innalzamento del monte ingaggi figlio dei rinnovi di De Gea e Kean ma pure dell’arrivo del tecnico il cui ingaggio va intorno ai 3 milioni di euro. Insomma con un passivo da oltre 60 milioni di euro il club di Commisso chiude il proprio mercato puntando sull’attacco e sperando che tra cartellini e stipendi i tanti investimenti di quest’estate possano tramutarsi in fretta in risultati migliori degli anni passati.
