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Torino, Anjorin: "Mi chiamo Tino in onore di Asprilla. E a mio fratello è toccato Zico"

Torino, Anjorin: "Mi chiamo Tino in onore di Asprilla. E a mio fratello è toccato Zico"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 14:38Serie A
di Simone Lorini

Faustino Anjorin, nuovo centrocampista del Torino, ha parlato al canale YouTube ufficiale del Torino spiegando le proprie origini ai suoi nuovi tifosi.

Com’è stato l’impatto con Torino e con il Toro?
“E’ una città fantastica, molto bella, e gli stadi sono incredibili. E’ un club che ha una grandissima storia, poi anche le persone si sono rivelate accoglienti e gentili: tutti mi fanno sentire a mio agio”.

Qual è la sua storia?
“Mi chiamo Tino in onore di Asprilla, la mia famiglia è di grandi calciatori. Mio papà ha giocato fino a 18 anni, poi ha avuto problemi ed è stato costretto a smettere: è stato soprannominato Tino perché giocava simile ad Asprilla. Così anche io mi chiamo Tino e mio fratello si chiama Zico, basta questo a capire quanto siamo pazzi per il calcio. E pensare che a mia mamma non piaceva, poi è stata costretta ad amare questo sport. Mio papà ha fatto enormi sacrifici, gli sono grato perché mi ha permesso di continuare a vivere il mio sogno. E non sarei qui senza i suoi sacrifici”.

Com’è stata l’esperienza al Chelsea?
“Ho avuto grandi calciatori come compagni, il livello era molto alto e così sono migliorato tanto. L’atmosfera era fantastica, tutti sorridevano e si divertivano. E poi è stato importante aver Lampard come allenatore: c’è gente che pagherebbe soltanto per conoscerlo, io invece avuto la fortuna di lavorare con lui ed è stato molto bello”.

Qual è l’aspetto più importante nel calcio?
“Devi avere una forza mentale enorme. Durante il Covid ho perso 10 chili, ho lavorato sui corsa e tante altre cose, ma non avevo la conoscenza di ciò di cui avevo bisogno. In quel periodo ho capito che la forza mentale è importante, anche perché noi calciatori ogni settimana facciamo ci prepariamo per una prova finale: è un po’ come andare a scuola e poi devi far vedere cosa hai imparato a fare”.

Che differenze ha trovato tra Premier League e Serie A?
“Tante. Qui in Italia c’è molto più tattica, si aspetta il momento giusto per attaccare”.

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