Bertotto: "Girone C di C ad altissimo livello. Buscè bravo a compattare il Cosenza"


Nel corso della diretta mattutina di A Tutta C, format di TMW Radio interamente dedicato al mondo della Serie C, è intervenuto mister Valerio Bertotto, ora in attesa della giusta chiamata dopo l'addio estivo con il Giugliano. Intanto, però, il tecnico è stato protagonista di una docuserie sulla sua vita, anche professionale: "È un progetto che avevo in mente da tempo e che ho potuto realizzare grazie al contributo di due ragazzi straordinari, Verticale Milano, che mi hanno seguito in più giornate: abbiamo realizzato un docufilm sulla mia vita professionale e personale, che si può trovare sul mio canale YouTube e sul mio profilo Instagram. È però un progetto in evoluzione, io mi auguro di tornare presto in panchina e di poter condividere altri contenuti, anche 'live', legati alla mia quotidianità sul campo. È un’esperienza bella e formativa, e, secondo me, chi ama il calcio è curioso di conoscerne anche il backstage: la preparazione, gli allenamenti, le riunioni, i ritiri. In questa docuserie si intrecciano la mia carriera da calciatore, fortunatamente ad alti livelli, e quella da allenatore, con tutto ciò che comporta. Spesso si giudica un tecnico solo per i 90' di gara: se vinci sei bravo, se perdi sei scarso. Ma non è così. Dietro c’è un lavoro enorme da parte di uno staff, di una squadra, di una società. Raccontarlo serve anche a far capire meglio la complessità del nostro mestiere".
In Italia effettivamente si vive molto di risultati. E gli allenatori, si sa, sono sempre i primi a pagare: più facile cambiare una persona, che 22-23 giocatori.
"È vero, e purtroppo è una visione troppo semplicistica. Il calcio è un’azienda: serve programmazione, competenza, serietà. Gli errori si commettono, ma se il lavoro è ben pianificato e condiviso, si riesce a limitarli. Il problema, spesso, è che in Italia manca proprio la programmazione. Ma quando ci sono meno risorse, come spesso accade in Serie C, bisogna valorizzare di più le competenze e le idee. È l’unico modo per colmare il gap e per creare equilibrio e stabilità all’interno di un club".
Veniamo ora al campo. Dopo otto giornate, si possono iniziare a tirare le prime somme, anche se siamo solo a ottobre: Vicenza e Salernitana hanno conquistato la vetta nei rispettivi gironi, mentre nel B il terzetto formato da Arezzo, Ravenna e Ascoli sembra essersi leggermente staccato...
"Sì, nel Girone B c’è grande equilibrio, mentre nel Girone C il livello è altissimo: oltre alla Salernitana, ci sono club importanti come Cosenza, Benevento, Crotone, Catania. Sono piazze storiche, con grande tradizione e ambizione. Ma globalmente, Vicenza mi sembra la squadra più strutturata: ha solidità, qualità e una società forte alle spalle".
A proposito di Cosenza: si aspettava di vederlo così in alto dopo una retrocessione pesante, una campagna acquisti un po’ tardiva e una forte contestazione alla proprietà?
"Sinceramente no, ma devo fare i complimenti a mister Buscè, che è stato bravissimo a compattare l’ambiente, a creare un gruppo unito e motivato, anche in un contesto difficile. Sta facendo un lavoro davvero importante".
A proposito di Buscè, arrivava dal Rimini, una delle formazione pluripenalizzate. Quest’anno ci sono ben 40 punti di penalizzazione totali nei tre gironi, e il rischio è che ne arrivino altri due per la Ternana. L’anno scorso, ha vissuto da vicino una situazione simile, con due esclusioni che hanno riscritto la classifica del girone dove allenava. Cosa si può fare per evitare che ogni anno si ripetano episodi del genere?
"È un problema serio. L’anno scorso ci tolsero nove punti, eravamo riusciti a vincere quasi tutte le partite dirette contro le squadre poi penalizzate, e non nascondo che queste situazioni creano squilibri e demotivazione. Servono regole più chiare e controlli più rigorosi, per tutelare il lavoro di società, staff e giocatori. E non è questione di ridurre il numero di club in C, credo serva una riforma complessiva, non solo numerica. Il calcio italiano ha bisogno di una svolta: infrastrutture, settori giovanili, stadi, una visione moderna".
Siamo in pausa Nazionali, per l'Italia, se le cose non dovessero andare bene, c'è il rischio si apra una voragine decisamente più grande di quella attuale.
"Non voglio neanche pensare a un’altra mancata qualificazione al Mondiale. Sono fiducioso sul fatto che Rino Gattuso saprà toccare le corde giuste, abbiamo giocatori bravi, dobbiamo solo avere più coraggio nel valorizzarli".
In fondo anche la Serie C può essere una vetrina per la Nazionale. Molti campioni del mondo del 2006 sono passati da lì, e lo stesso tecnico dell’Under 21 arriva da una lunga esperienza in categoria...
"Verissimo. Io stesso ho iniziato la mia carriera da allenatore con le rappresentative di Lega Pro, Under 21, Under 18 e Under 16, ed è stata un’esperienza straordinaria. Ho allenato più di duemilacinquecento ragazzi, molti dei quali oggi giocano in Serie A. Matteo Pessina, a esempio, era con me nell’Under 18 del Monza. Bisogna saperli far crescere e valorizzare: è l’unico modo per rigenerare il nostro calcio".
