Triestina, la nuova era targata House of Doge: tra criptovalute, ambizioni e incognite

La notizia è ufficiale da poco più di un'ora: la Triestina passa sotto il controllo della House of Doge, società internazionale che rappresenta il braccio commerciale della Dogecoin Foundation. Un nome che al pubblico del calcio italiano è assolutamente nuovo, ma che nel panorama finanziario e tecnologico sta acquisendo importanza già da qualche anno.
Da meme coin a progetto globale
House of Doge nasce con l’obiettivo di trasformare Dogecoin, la criptovaluta nata nel 2013 come “moneta-meme”, in un sistema finanziario realmente utilizzabile nella vita di tutti i giorni. Non si tratta quindi di un semplice investimento speculativo: l’azienda lavora per creare infrastrutture, partnership e prodotti che favoriscano l’adozione su larga scala della moneta digitale.
Le mosse più recenti
Negli ultimi mesi House of Doge ha:
- Lanciato la Dogecoin Reserve, acquistando 10 milioni di DOGE per garantire stabilità e liquidità al progetto;
- Siglato un accordo esclusivo con 21Shares per portare in Europa prodotti finanziari regolamentati basati su Dogecoin;
- Creato un Dogecoin Treasury insieme a CleanCore Solutions e Bitstamp by Robinhood per la custodia e gestione sicura delle riserve.
Perché il calcio
L’ingresso nella Triestina, come si legge anche nel comunicato ufficiale, segna un ulteriore passo nella strategia di crescita e visibilità. Il calcio diventa così una vetrina privilegiata per House of Doge, che può così connettersi con un pubblico vasto e spesso poco avvezzo al mondo delle criptovalute.
Quali rischi per la Triestina
L’arrivo di una proprietà legata al mondo delle criptovalute porta con sé inevitabili interrogativi sul futuro di una società che già negli ultimi anni ha vissuto momenti complicati. La natura stessa del settore, caratterizzato da forte volatilità e da continui cambiamenti normativi, rende complesso prevedere la reale solidità a lungo termine della nuova gestione. A questo si aggiunge l’assenza di precedenti esperienze di House of Doge dirette nel calcio italiano, un contesto che richiede conoscenze specifiche sul piano tecnico, amministrativo e regolamentare. Tutto questo porta ad una sola riflessione, vestita da speranza: ovvero che questa operazione non si riveli solo una vetrina direzionata verso altri settori per il Vecchio Continente.
Un dubbio questo che la House of Doge dovrà dissipare nel miglior tempo possibile.
