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Inter, Milan e Juventus volevano la Serie A a 18 squadre oppure è una farsa? Marotta cerca di fare la "Superleghina" e i club lo giustificano fra mille distinguo

Inter, Milan e Juventus volevano la Serie A a 18 squadre oppure è una farsa? Marotta cerca di fare la "Superleghina" e i club lo giustificano fra mille distinguoTUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Di Benedetto
sabato 17 febbraio 2024, 12:50Editoriale
di Andrea Losapio

Farebbe ridere, se non ci fosse da piangere. Perché noi - e con noi intendo i media - da settimane parliamo di Serie A a 18 squadre, della riforma di Gravina, di Marotta che fa "riunioni carbonare". Siamo bravissimi a documentare il fatto che Inter, Juventus e Milan si siano riunite in gran segreto per cercare di fare la Serie A a 18 squadre e poi non siano riuscite a farle passare perché ci sono 4 voti positivi su 20. Sarebbe da citare un famoso film di Jim Carrey per come ci fanno passare, ma tirem innanz. Considerazioni sparse: davvero crediamo che le tre big possano riunirsi senza che scoppi la rivoluzione? Davvero crediamo che Marotta - il dirigente migliore di tutti, senza se e senza ma - voglia rovinarsi la reputazione per una riforma votata da 4 squadre su 20? Davvero crediamo che dopo questa figuretta non si chiedano le dimissioni a Marotta ma, anzi, ci siano mille distinguo? Davvero crediamo che sia tutto qua?

La risposta è brutale, semplice, orribile. Ma leale: sì, ci crediamo. Noi media crediamo a tutto quello che ci dicono, salvo poi sapere - in separata sede e senza titoloni - che nel consiglio federale del giorno successivo ci sia un documento che tocca 12 temi: dalla governance federale, alla maggiore autonomia della Lega, la sostenibilità, l'adeguamento salari in caso retrocessione, l' indipendenza piena settore arbitrale, il settore giovanile, la durata contratti calciatori, il miglioramento Var, gli stadi, le scommesse, il tempo effettivo, le espulsioni a tempo. Insomma, un lavoro immane che aiuterebbe sì la FIGC, ma la metterebbe in difficoltà su altre cose. E dopo che il lunedì c'è un voto contro alla Federazione, è il tempo di rilanciare con un nuovo testo? I tempi non sono francamente quelli giusti, anche a occhio nudo.

Per l'ennesima volta, ogni sabato: a nessuno frega niente del calcio. Di chi va in campo, dello spettacolo, della sostenibilità reale e non presunta. Ci sono dirigenti che piangono per il decreto crescita abolito quando vanno in rosso di centinaia di milioni di euro all'anno. E, incredibilmente, rimangono alla cadreghina a prendersi il proprio lauto stipendio perché, alla fine, non sono giudicati da nessuno se non eventualmente dai risultati. Ed è gente che se prende lo stipendio per tre anni, compiendo tutti i danni possibili e immaginabili, poi vive di rendita fino alla pensione. Giusto? Sbagliato? Finché non paghiamo noi, verrebbe da dire, chissenefrega. Poi però tocca registrare le lamentele su come il governo non abbia dato aiuti a un settore in perdita secca da sempre.

Dulcis in fondo: in settimana, a Milano, Giorgio Marchetti presenterà la prossima Champions League. Appuntamento a sabato, quando conteremo le domande scomode. In anticipo: saranno zero.

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