Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre alessandriaascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Paris aut bien une messe - Ancelotti il migliore. Il suo Real no, ma nemmeno una Cenerentola

Paris aut bien une messe -  Ancelotti il migliore. Il suo Real no, ma nemmeno una Cenerentola
© foto di Federico Titone
domenica 29 maggio 2022, 08:00Il corsivo
di Andrea Losapio

Nella puntata precedente o meglio antecedente a quello che è successo a Saint Denis ieri sera, le carte erano già state servite. Klopp ha giocato meglio, non fa niente, Ancelotti ha segnato e questo vale per portarsi la coppa dalle grandi orecchie a casa, dopo una serata ai limiti dell'incredibile. Partendo da quello che è successo fuori dallo stadio: partita rimandata di 37 minuti, il tempo per cercare di tranquillizzare i tifosi del Liverpool, non felici di aspettare un'infinità fuori dai cancelli. Di calmare una situazione che vedeva più di qualche portoghese (nel senso lato del termine) scavalcare e volare verso gli spalti, probabilmente occupati da più persone.

Scene non edificanti in una finale di Champions League spostata in fretta e furia da San Pietroburgo a Parigi a causa della guerra in Ucraina e della risposta che, alla fine, la Russia doveva meritarsi, parole di Klopp. Quando la musichetta della Champions usciva dagli altoparlanti, c'erano ancora moltissimi tifosi fuori, a lamentarsi, a spiegare come "tutto il mondo li stava guardando", quelli della UEFA. Parlavano di soldi, di milioni, i tifosi del Liverpool, quasi come se il calcio del popolo, solita litania che va ripetendo ogni giorno, alla fine si sia perso anche con Ceferin. Superlega, Mbappé, pare che qualcosa prima o poi toccherà fare sul serio, non solamente creare regole su chi è più uguale degli altri.

Tornando alla partita non è stato un gran spettacolo. È sembrata la fotocopia di quella dell'anno scorso, con lo stesso esito. 0-1 per la squadra più debole, quella che gioca meno bene. Al Real Madrid solitamente non bastava vincere. Una situazione che si ricorderà bene Fabio Capello. Questa volta invece sì, perché è evidente che il Real non fosse così forte. Ha buttato fuori due squadre più forti, come PSG e City, più una più o meno del suo livello, il Chelsea, che si era laureata un anno fa Campione d'Europa.

Il calcio fortunatamente non è solo carta, schemi e tatticismo. È trovarsi a Madrid per gioire e godere, almeno finché i QR code funzionano, della partita. Parigi è valsa una messa per Carlo Ancelotti, arcidiacono con le sue quattro Champions (più due da giocatore) nonché migliore di sempre. Un anno fa era reduce da un anno così così all'Everton. Prima era stato addirittura esonerato dopo avere passato i gironi con il Napoli, soluzione figlia di un ammutinamento che si trascina legalmente anche ora. Possiamo essere felici per il nostro calcio, perché l'allenatore migliore dell'anno è nostro. Ma la sensazione che non abbia vinto la squadra più forte ci deve fare riflettere che il risultato non è solo figlio di stipendi multimilionari e acquisti faraonici. Non ha vinto Cenerentola, ma stavolta nemmeno la bella del ballo.

Primo piano
TMW Radio Sport
Serie A
Serie B
Serie C
Calcio femminile