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L’ex LGI si racconta, parola ad Alessandro Giacomel, portiere della Virtus Verona

L’ex LGI si racconta, parola ad Alessandro Giacomel, portiere della Virtus VeronaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 9 gennaio 2022, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
fonte La Giovane Italia (Andrea Manderioli)
“Il mio mito è sempre stato Manuel Neuer. Mi ritengo un portiere di stampo tedesco”

Nuovo appuntamento con la rubrica “Ex LGI”, lo spazio in cui diamo voce ai calciatori che in età giovanile sono transitati all’interno del nostro almanacco e che oggi sono protagonisti nel mondo dei professionisti. Dopo aver ripercorso la storia personale e calcistica di Davide Arras, attaccante del Grosseto (https://www.tuttomercatoweb.com/la-giovane-italia/l-ex-lgi-si-racconta-parola-a-davide-arras-attaccante-del-grosseto-1629316), vogliamo dare spazio ad un portiere. Stiamo parlando dell’estremo difensore della Virtus Verona, il classe ’98 Alessandro Giacomel.

Il ruolo del portiere è molto particolare rispetto a tutti gli altri, raccontaci qual è il tuo modo di interpretare il ruolo…
“Sono cresciuto con il mito di Manuel Neuer, che stava esplodendo proprio nel periodo in cui cominciai a giocare io. Mi ha sempre appassionato quella tipologia di portieri innovativi che sanno giocare con i piedi, impostare e seguire sempre l’azione, coprendo lo spazio dietro alla linea difensiva, perché ritengo che in questo modo il portiere possa dare una soluzione in più, utile a tutta la squadra. Ho fatto mio questo modo di interpretare il ruolo del portiere. Negli anni sono migliorato molto con i piedi e, vista la statura, anche nelle uscite alte”.

Come si è sviluppato negli anni il tuo percorso a livello giovanile, anche prima di arrivare in un settore giovanile strutturato e importante?
“Da piccolo iniziai con la maglia della Juvenilia, club dilettantistico in cui ho trascorso quattro anni. Dopodiché fui prelevato dal Padova, che è la mia città d’origine, e vi trascorsi altri quattro anni, dopo i quali sono stato mandato via in quanto non considerato ancora pronto. All’età di 13 anni andai quindi al Noventa, società che faceva i campionati regionali e, non trovando spazio sino a gennaio, decisi di cambiare nuovamente aria. Arrivai dunque al San Paolo Padova, la cui prima squadra al tempo militava in Serie D; lì sono ripartito dai provinciali. Fortunatamente, nel corso della stagione successiva, feci bene e andai con i più grandi a fare l’Interregionale. Mi guadagnai così una seconda possibilità al Padova, che mi inserì nella squadra di Allievi B, anche se dopo poco tempo la società fallì. Avevo qualche offerta in giro per l’Italia e dovetti prendere una decisione, che cadde sull’Empoli. In toscana trascorsi due anni, di cui l’ultimo in Primavera. Questo fu il trampolino di lancio per arrivare poi tra i grandi nel professionismo”.

Ci sono state delle figure importanti per la tua crescita, sia come uomo che come calciatore, che porti dentro ancora oggi?
“Sicuramente a livello calcistico citerei un preparatore, visto che per un portiere è la figura di riferimento. Già dagli inizi con la maglia dell’Empoli, Lorenzo Fattori fu per me una figura importante. Mi accolse subito bene, mi ha conquistato sia come persona che come tecnico. Avendo io, a livello tecnico, delle nozioni di stampo più tedesco che italiano, lui è stato bravo ad allenarmi senza snaturare quelle che sono le mie caratteristiche. Essendo impostato in un certo modo, ha deciso di puntare su quello. E questo lo ha saputo fare ancor di più il preparatore che trovai in prima squadra, ovvero Mauro Marchisio, che mi ha dato anche un qualcosa in più a livello di fiducia, tanto che acquistai più sicurezza nei miei mezzi”.

Come hai vissuto il salto nel mondo del professionismo?
“La mia carriera nel professionismo inizia da Pontedera, nella stagione 2016/17. Purtroppo non trovai spazio in campionato e giocai solamente in Coppa Italia. Io, sinceramente, a posteriori, mi rendo conto che in quel periodo ero ancora un po' immaturo per la categoria. A gennaio mi richiamarono ad Empoli e finii l’anno allenandomi con la prima squadra e giocando con la Primavera. La stagione successiva feci il terzo in Serie B nell’anno in cui l’Empoli raggiunse la promozione nel massimo campionato. Dopodiché, finalmente, arrivai qui dove sono ancora oggi, alla Virtus Verona, il primo anno in prestito e da quello successivo firmando un contratto che rinnovai l’anno scorso”.

Quest’anno alla Virtus Verona quali sono le tue sensazioni e come ti stai trovando?
“Questo è il quarto anno consecutivo che sono qui, l’ambiente lo conosco benissimo e mi trovo altrettanto a mio agio. Io e il mio preparatore Mattia Facci vediamo il ruolo del portiere praticamente allo stesso modo, c’è grande sinergia tra di noi. A livello personale sono contento di quanto fatto finora, magari avrei preferito giocare un po' di più in certe situazioni, ma per quello che ho potuto dimostrare quando sono sceso in campo sono stato contento di aver dato il mio contributo”.

Coltivi qualche altra passione parallelamente al calcio? Pensi già al futuro post calcio giocato?
“Oggi sono concentrato su quello che faccio in campo, e sono convinto che per ora posso vivere di questo, che rappresenta la mia passione. E mi ritengo molto fortunato di essere riuscito ad arrivare a questo punto, perché non tutti riescono a raggiungere l’obiettivo di lavorare divertendosi. Sono ancora abbastanza giovane ma sicuramente, quando arriverà il momento, mi muoverò per ritagliarmi un’attività post calcio giocato”.

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