Italia U18, gol all'esordio nel Mondiale per Samuele Inacio: "Imparo da Guirassy"
C’è sempre un momento in cui un talento smette di essere promessa e diventa realtà. Per Samuele Inácio, quel momento è arrivato a Doha, nella partita d’esordio della Nazionale Under 18 del tecnico Massimiliano Favo al Mondiale, in programma dal 3 al 27 novembre, contro il Qatar.
Minuto 19. Punteggio fermo sullo 0-0. Gara tesa e difficile. Poi il pallone arriva a lui: controllo morbido, sguardo rapido, destro secco che non lascia scampo. 1-0 Italia. Un gol che decide la partita e, allo stesso tempo, segna l’inizio di una storia che promette di essere memorabile. Al termine della gara, la FIFA lo premia come player of the match, il migliore in campo.
Nato il 2 aprile 2008 a Bergamo, Samuele ha iniziato a giocare a quattro anni nel Marigolda, la squadra del suo paese. Poi dieci stagioni all’Atalanta, fucina di giovani talenti, e oggi il passaggio al Borussia Dortmund, club noto per aver fatto crescere alcuni dei migliori giovani d’Europa.
Fantasista moderno, Samuele unisce tecnica e concretezza: “Mi ispiro a Neymar – racconta –, mentre del Borussia mi piace molto Guirassy.” Due mondi che convivono in campo: la fantasia del dribbling e l’efficacia sotto porta.
La passione per il calcio nasce in famiglia: dal padre João Batista Inácio – conosciuto come Piá, ex ala di Atalanta e Napoli – e dallo zio Joelson José Inácio, ex attaccante di Grosseto e Reggina, oggi allenatore. “Vedere la gente felice allo stadio per mio papà mi emozionava”, racconta Samuele. “Da piccolo giocavamo nei parchi, sognando le grandi partite”.
Al suo fianco, un amico e inseparabile compagno di stanza: Federico Steffanoni. “Ci conosciamo da dodici anni, abbiamo fatto praticamente tutto insieme”, spiega Samuele. Un’amicizia solida, nata sui campi da calcio e rimasta intatta nonostante le loro strade si siano divise a livello di club.
A maggio, in Albania, Samuele è entrato nella storia: capocannoniere della fase finale dell’Europeo Under 17, con 5 gol in 4 partite, primo italiano di sempre a riuscirci.
Oggi, guardandolo giocare, si capisce subito: Samuele Inácio non è solo talento, ma cultura del lavoro, poesia nel dribbling e determinazione. Dietro quel gol al Qatar, dietro quell’esultanza, c’è un bambino che giocava nei parchi di Bergamo, un padre che lo guardava sorridendo e un sogno che adesso diventa realtà.
E se questo è solo l’inizio, allora vale davvero la pena seguirlo. Perché Samuele Inácio è uno di quei giovani destinati a ricordarci perché il calcio, ancora oggi, sa essere uno gioco stupendo.
STORIA. Samuele Inácio è nato il 2 aprile 2008 a Bergamo da papà João Batista Inácio, detto Piá, ex calciatore professionista, e mamma Silvia. Comincia a giocare a calcio all’età di 4 anni nel Marigolda, società dilettantistica lombarda, prima di entrare a far parte del vivaio dell’Atalanta, dove ha militato per dieci anni, per poi trasferirsi al Borussia Dortmund nell’estate del 2024. In giallonero, in questa stagione, ha collezionato 9 presenze (655 minuti giocati) e 4 reti in campionato, 2 presenze (152 minuti giocati) e 2 reti in coppa e, infine, 3 presenze (270 minuti giocati), un gol e 2 assist.











