Roma, Gasperini: "Ferguson non dà risposte. Ho chiarito con Dybala"
Archiviata l'inaspettata sconfitta europea contro il Viktoria Plzen, la Roma di Gian Piero Gasperini sarà ospite al Mapei Stadium di Reggio Emilia per sfidare il Sassuolo di Fabio Grosso domani alle ore 15.00. Alle 13.45 odierne, il tecnico giallorosso presenterà il match in conferenza stampa presso l'apposita sala del Centro Sportivo "Fulvio Bernardini" di Trigoria. Diretta testuale a cura di TMW.
13.25 - A breve la conferenza stampa di Gasperini.
13.45 - Inizia la conferenza stampa di Gasperini.
Secondo lei è allenabile l'attitudine offensiva di cui ha parlato? Se sì, come?
"È allenabile, è il problema principale, quindi se è allenabile dobbiamo allenarci a fare meglio. Dobbiamo giocare di reparto in attacco: quando si gioca in difesa si gioca anche in attacco, di reparto, bisogna giocare sulle posizioni, sui movimenti, sugli smarcamenti, bisogna andare dentro l’area, bisogna andare a chiudere, bisogna fare tante cose. Come si fa nell’organizzazione difensiva, lo si può fare anche nel gioco d’attacco, soprattutto adesso. Dobbiamo continuare a lavorare: abbiamo recuperato tutti i giocatori, adesso abbiamo recuperato Dybala, stiamo recuperando anche Bailey. Abbiamo un po’ tutti quanti i giocatori d’attacco e dobbiamo assolutamente fare una svolta in positivo anche in quel senso".
Ci può spiegare l'esame di coscienza che la squadra deve fare? L'ha detto dopo la sconfitta contro il Viktoria Plzen...
"Si tratta di un esame di coscienza che deve fare, ecco, la squadra, che si devono fare i calciatori. Oppure, se vogliamo, è anche un invito… non so se ho usato la parola giusta, 'coscienza', comunque, al di là del termine, l’intendimento è quello di lavorare tecnicamente e tatticamente sulla squadra, sul gioco. Non è una questione di… se ho usato 'coscienza' ho usato una parola sbagliata, ma era riferito al fatto di lavorare sui movimenti, sugli smarcamenti, sull’andare a occupare gli spazi, sull’attaccare le profondità, sul giocare in zone più pericolose, che sono sicuramente dentro l’area. Non è fuori dall’area, non è quella zona centrale comoda per ricevere palla, ma per gli attaccanti la zona determinante è quando sei nella prossimità dell’area, vicino all’area, dentro l’area, sulla linea di fondo. Sono questi gli spazi e le zone dove poi vai a creare i presupposti per fare gol o far fare gol. Tutto il resto è preparazione. Quindi, era intesa in questo senso. Non ho mai usato la parola 'moscio'".
Come mai questa squadra non riesce a rimontare?
"A volte ci sono dei periodi così, altre volte invece andavamo in vantaggio noi. Però, prendendo ad esempio la partita di Firenze, siamo riusciti a ribaltarla. Devo dire che, restando a queste ultime due gare, abbiamo preso davvero due brutti gol. Però, soprattutto con l’Inter, abbiamo avuto tutta la reazione che dovevamo avere. Non siamo stati molto fortunati. L’altra sera dovevamo probabilmente fare di più, anche se la reazione della squadra c’è stata e si è vista chiaramente. Come già con l’Inter, abbiamo disputato un secondo tempo sicuramente positivo, a dimostrazione del fatto che sul piano atletico stiamo meglio."
Sull’attacco con la punta di ruolo? Con Ferguson è successo qualcosa?
"Lui ha giocato 7 partite in campionato e 3 in coppa, quindi 10 in totale, e ha partecipato a 9: l’unica che non ha disputato è stata quella di Firenze. Le cose di cui si parla non sono legate al campo, su tutto il resto si può dire o raccontare ciò che si vuole. Lui ha sempre dato dimostrazione in campo di voler dare delle risposte, anche se in questo momento le risposte non sono state positive, in modo abbastanza evidente. Se devo dire la verità, ieri per la prima volta in questa stagione ho visto da parte sua un allenamento giusto. È un ragazzo di 21 anni che non arriva da campionati straordinari, viene da un contesto in cui non ha quasi mai giocato, e in questo periodo ha giocato più che in tutta la scorsa stagione. Probabilmente, in un altro campionato, in un altro Paese, in un’altra dimensione, ragazzi così giovani possono attraversare periodi molto bassi di rendimento. Però bisogna sempre essere pronti a dargli fiducia e ad aspettare che abbiano una reazione. Se poi mi chiedete delle spiegazioni, non si può sempre spiegare tutto: si aspetta, si lavora, si fa, e le risposte devono arrivare dal campo, non da altro. Sul fatto di giocare con o senza un centravanti, io non interpreto il calcio, pensando che il numero nove debba essere per forza alto o grosso: si può giocare in tanti modi. L’importante è trovare l’efficacia. Non è necessario avere sempre un centravanti di statura o di grande fisicità. Il calcio è pieno di esempi: quello che conta, secondo me, sono altre cose, altre situazioni — più tecniche, di velocità, di tiro, di abilità nel calciare, nel colpire, nello scambiare, nel triangolare. Ci sono tante variabili. Se hai un giocatore là davanti che ti risolve tanti problemi, la strada è molto più corta".
Le ha dato fastidio quanto dichiarato da Dybala? Giocherà titolare domani?
"Sì, anche perché non la ritenevo assolutamente vera, giusto? Poi dopo, insieme a tutti gli altri ragazzi, parlando nello spogliatoio, a volte — soprattutto a fine partita — le parole magari non sono quelle che vogliono realmente rappresentare ciò che si intende dire. Però era abbastanza chiaro il senso del discorso. La parola ‘mosci’ non esiste, la parola ‘sottovalutazione dell’avversario’ in questa squadra non esiste, perché questo gruppo non lo merita. E ci tengo a ribadirlo: non lo merita. Questo gruppo, sì, possiamo dire che a volte ha dei limiti, e possiamo accettarlo, perché capita di commettere degli errori e dobbiamo saperli accettare. Ma sotto il profilo comportamentale è un gruppo molto forte, molto sano, e da quel punto di vista non si giustificano mai le sconfitte. L’atteggiamento non sarà mai sbagliato, e non dovrà mai esserlo. Perché, se lo fosse, allora sì che sarebbe un problema. Dybala sta bene, può giocare. Per quello che vedo io, lui ha una buona resistenza, una buona tenuta, come tutti i giocatori di livello. L’unico problema è che stia bene, che non abbia problemi fisici. Quando sta bene, anche sul piano tecnico non ha difficoltà. Anche lui deve cominciare a presidiare l’area, a fare gol, a fare assist: queste sono le cose importanti, perché lui è un attaccante, non serve che giochi a centrocampo, come fanno i centrocampisti. È un giocatore che può partire anche da più lontano, magari nel disimpegno o nella fase di reazione, però è essenzialmente un attaccante. È un giocatore che vale tanto quando fa gol, quando serve assist, quando crea pericoli, quando attacca la porta, quando tira in porta. E adesso sta bene, sta molto bene, e questa è una cosa che mi fa ben pensare".
Ci può spiegare i cambiamenti in difesa? Cosa non è andato negli approcci contro Inter e Plzen? C'è stata un po’ di confusione?
"I tanti cambiamenti... bisogna considerare che stiamo giocando tante partite, una dopo l’altra, e alla fine chi ha realmente giocato? Ziolkowski ha fatto mezz’ora l’altra sera e qualche minuto nel finale con l’Inter. Ma stiamo giocando ogni tre giorni, e quando fai un cambio in difesa è già tanto. Per il resto ho sempre schierato Çelik, Hermoso, Mancini, Ndicka. Stiamo giocando da parecchie partite, quindi ogni tanto bisogna spezzare, far rifiatare qualcuno. Wesley ha giocato a sinistra contro l’Inter molto bene, così come Çelik dall’altra parte. Tutti questi cambiamenti di ruolo li ha gestiti, ha fatto l’esterno sia a destra che a sinistra: è un destro che ha giocato a sinistra, come spesso accade. Wesley ha disputato due ottime partite, sia l’altra sera che contro l’Inter. L’unica cosa che conta e che va valutata è proprio questa. Anche giocando ogni tre giorni puoi cambiare qualcosa, ma non sempre puoi rivoluzionare la squadra. Magari, se vuoi inserire un attaccante in più, adatti qualcuno a fare l’esterno, come è successo con El Shaarawy e nello spezzone con Soulé. Questo è l’effetto dei cinque cambi: con cinque sostituzioni puoi influenzare molto l’andamento della partita — se la vinci, se la perdi o se devi rimontare. Non possiamo essere così rigidi, con la logica del ‘esce uno, entra l’altro’, cambiando sempre le stesse caselle. Serve un po’ più di elasticità. Va bene così".
La Roma è in una situazione di emergenza? Oppure lei è felice di quanto fatto dalla sua Roma?
"Il cambio naturale a sinistra, come ho utilizzato spesso, o il cambio di formazione in generale — come dicevo prima con le caselline — oggi mi fa dire che il bicchiere è mezzo pieno. Stiamo battagliando, stiamo lottando. Questo è un campionato tosto. Ha visto ieri? La prima in classifica… questo è un campionato in cui bisogna essere convinti che non è facile avere grande continuità di risultati. Ogni partita, nel campionato italiano, è davvero difficile. Ci sono tante squadre molto, molto vicine tra loro, e io non ho tempo per abbattermi dopo una sconfitta: per quanto mi dispiaccia e mi dia fastidio, dobbiamo pensare subito a quella successiva. Siamo lì, tutto il resto va bene, si può dire tutto e il contrario di tutto, ma noi dobbiamo guardare a noi stessi, cercare di migliorarci e fare dei passi avanti. In questo momento abbiamo una difficoltà principale — poi se ne possono elencare tante — ma quella principale è fare gol, soprattutto in casa. È la prima cosa che dobbiamo risolvere, e non c’entra il nove, il falso nove o la punta: bisogna far giocare chi sta bene, chi sa andare dentro, chi sa calciare, chi sa stoppare la palla, chi sa triangolare, chi sa fare gol e chi ha fame di fare gol. Gli esempi nel calcio sono tanti: ci sono squadre che hanno fatto gol con il centravanti, senza centravanti, con centravanti che attaccano lo spazio o con centravanti fantastici. La possibilità di accorciare la strada c’è, altrimenti devi trovarne un’altra, ma si può fare in tanti modi. E per fortuna, il calcio è bello proprio per questo".
Sta cercando la quadra in attacco? Si aspetta qualcosa a gennaio?
"Non credo ci siano cose fantastiche… per quella che è la mia esperienza, direi che a gennaio non credo ci siano. Non ci si può aspettare o cercare chissà cosa. L’importante sono le caratteristiche, ecco. Probabilmente sugli attaccanti esterni c’è ancora un po’ da lavorare, un po’ da migliorare. Ma non è una questione legata a gennaio. Io, in questo momento, non sto nemmeno pensando al mercato: sto pensando a migliorare questa situazione che ci sta penalizzando e che, forse, ci fa apparire anche peggio di quello che realmente siamo. In realtà, la classifica è buona. Però, certo, la sconfitta in Europa League dell’altra sera brucia. Fa male. Già perdere con l’Inter ci aveva dato fastidio, per come era arrivata la prestazione. Ma perdere l’altra sera, contro una squadra che non potevamo permetterci di sottovalutare, fa ancora più male. L’unico obiettivo, giocando poi ogni tre giorni, è quello di migliorare. Anche attraverso esperimenti, come diceva lei, anche attraverso delle prove. Perché tanti giocatori sono stati fuori: Dybala è mancato per due domeniche, Bailey per due e mezza. E sono due giocatori che possono essere molto importanti, quindi bisogna provarli, bisogna mandarli in campo. Non si può aspettare troppo: bisogna farli giocare e vedere cosa succede sul campo. E poi, ovviamente, continuare a lavorare anche sull’Europa League. Abbiamo sei, sette giocatori offensivi: l’unica cosa da fare è alzare l’efficacia, migliorando la finalizzazione".
Dovbyk come ha reagito ai fischi di giovedì? Come si recupera Ziolkowski?
"I fischi, quando si perde come l’altra sera, ci stanno. Ci stanno per il giocatore, ci stanno per tutti quanti. Come si reagisce? Il giorno dopo si riparte e si cerca di prendersi gli applausi nella partita successiva. Un giocatore, finché indossa la maglia della Roma, va sostenuto. Da parte mia è così. I fischi e gli applausi sono riferiti alle prestazioni, ma da parte mia va sostenuto comunque. Ho sempre spinto chiunque, ho sempre portato avanti chiunque. Un giocatore qui deve saper reagire dopo una prestazione negativa e continuare a lavorare quando le cose vanno bene. L’obiettivo è sempre e solo quello di crescere e di migliorarci. Siamo ancora in una fase iniziale e credo che, rispetto ad altre squadre, in questo momento abbiamo buoni margini per fare qualcosa di meglio. È un campionato difficile, quindi possiamo solo migliorare".
14.06 - Termina la conferenza stampa di Gasperini











