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Torino, Cairo: “Stiamo pensando allo stadio di proprietà. Italia? Incrociamo le dita”

Torino, Cairo: “Stiamo pensando allo stadio di proprietà. Italia? Incrociamo le dita”TUTTO mercato WEB
Ivan Cardia
Oggi alle 12:10Serie A
Ivan Cardia

Urbano Cairo, presidente del Torino, è intervenuto allo Sport Industry Talk di RCS: “Il calcio italiano oggi secondo me soffre ancora dei postumi del Covid, che ha lasciato veramente un impatto notevolissimo sui conti. In tre anni si sono persi 3 miliardi di euro e i debiti sono aumentati oltre i 5 miliardi. Purtroppo il governo con è venuto incontro a un movimento come il calcio, nonostante il suo contributo fiscale e occupazionale. Qualche aiuto poteva essere una cosa giusta, purtroppo non c’è stato e questo pesa. Poi c’è il tema del numero di squadre professionistiche, che in Italia sono 100. In Inghilterra, nonostante un fatturato più che doppio, ne ha 92. In Germania sono 36, in Francia e Spagna una quarantina. Noi oggi cento squadre non ce le possiamo permettere, oppure dovremmo aiutare tutti i club di A ad avere le seconde squadre, che non avrebbero le difficoltà dei club di C a restare in piedi. Poi ci sono gli stadi: solo quattro squadre hanno uno stadio di proprietà, noi ci stiamo pensando e per il Torino è una possibilità. Ma gli stadi italiani sono fatiscenti rispetto a quelli esteri. Poi c’è la pirateria: le società perdono 300 milioni l’anno. E infine c’è il tema del controllo dei costi: in Spagna lo fanno bene, dovremmo farlo anche noi”.

Ma questa timidezza nell’aiutare il calcio italiano nasce perché sarebbe impopolare?
“Può darsi, ma non dimentichiamo che, a parte le spese che si possono sicuramente morigerare, il calcio contribuisce con oltre 1 miliardo alle entrate fiscali. Anche il cinema ha attori molto ben pagati, e io non ho nulla contro il cinema, ma il calcio, per il macigno del Covid, non può fare cose necessarie come gli stadi o gli investimenti sui giovani”.

Si parla di dialogo tra Figc e Serie A, ma la riforma non decolla…
“Oggi la collaborazione è molto migliorata, è un fatto positivo che può dare benefici. Io credo che la Figc, che non rappresenta solo la Serie A o i club, possa essere portatrice di determinate istanze, anche rispetto al nostro governo, che per esempio sul Giro d’Italia ha avuto una grande sensibilità. Io credo debba esserlo per quanto riguarda il calcio, che deve limitare alcuni eccessi ma va anche aiutato. Le scommesse per esempio potrebbero portare un grande supporto”.

Oggi c’è il sorteggio per i playoff Mondiali.
“Io dico incrociamo le dita. Però ho verificato un dato: nelle giovanili abbiamo nazionali straordinarie, poi però nel nostro campionato i giovani giocano molto meno che all’estero. È una cosa che deve far riflettere. Dobbiamo valorizzarli. Con investimenti, incentivi, infrastrutture migliori, sgravi fiscali. Il tennis lo dimostra: con una generazione di campioni incredibile — da Sinner straordinario, a Berrettini, Sonego e tanti altri — sta raggiungendo dati di ascolto vicini al calcio”.

Cosa serve per i giovani?
“Bisogna evitare che si perdano. Servono meccanismi che favoriscano la loro affermazione: incentivi a farli giocare, investimenti in tecnici e infrastrutture. Non so se servano “paletti” all’arrivo degli stranieri, ma si possono creare condizioni che favoriscano i nostri ragazzi”.

Il futuro del Torino?
“Sono vent’anni che guido il Torino. È una vita. Io ho preso il Toro quando era fallito: mi tirarono per la giacchetta, dico il sindaco di Torino Chiamparino, e da lì le cose sono cresciute. Siamo tornati subito in Serie A. È stato un percorso lungo, con gioie e dolori. Ho molta passione: il Toro era la squadra di mia madre e di mio padre, ed è diventata la mia. C’è la voglia di fare meglio. Stiamo investendo molto, anche nelle infrastrutture: dopo il Filadelfia, ricostruito insieme a Comune, Regione e tifosi, abbiamo completato il centro sportivo per i giovani, il Robaldo, un investimento importante. Stiamo investendo per fare meglio. E poi c’è il tema dello stadio che stiamo valutando con il sindaco di Torino: spero sia possibile. Il Toro in questi 13-14 anni ha fatto buone cose: sempre in Serie A, spesso nella parte sinistra della classifica. Ma l’obiettivo è migliorarsi”.

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