Inizia il poker del mercato: rischi e strategie

Da oggi, fino alla fine della sessione estiva questo calciomercato potrebbe assomigliare sempre di più a una lunga partita di poker. Sguardi bassi, tensione costante, mani coperte. Nessuno scopre le proprie carte, nessuno vuole concedere il vantaggio psicologico all’altro. Tutti provano a dettare le regole al tavolo, consapevoli però che – come nel gioco d’azzardo – a volte per vincere serve anche rischiare. E chi ha il sangue freddo per aspettare il momento giusto, magari riesce a strappare un colpo che fino a qualche settimana prima sembrava irrealizzabile.
Diventerà questa, oggi, la vera sfida tra i club: riuscire a tenere il punto anche quando le pressioni aumentano, resistere alle tentazioni dei compromessi, valutare chi davvero ha bisogno di vendere e chi, invece, può permettersi di rifiutare. E poi c’è il tempo, altro elemento chiave: più ci si avvicina alla chiusura, più salgono l’ansia e la velocità delle decisioni. A quel punto, può bastare una scintilla per stravolgere tutto.
La Juventus, in questo senso, è una delle protagoniste principali del tavolo. Ha tanti giocatori fuori progetto o ai margini, un valore annuale tra ammortamenti e ingaggi che sfiora i 100 milioni di euro. Una cifra enorme che – se liberata – cambierebbe il volto del mercato bianconero. Per questo oggi il club non vuole più prestiti, ma solo cessioni. Eppure alcuni di questi giocatori, Douglas Luiz su tutti, ci sono offerte concrete. La domanda, quindi, è inevitabile: la Juve resisterà o sarà costretta ad aprire comunque alla formula del prestito, pur di non ritrovarsi con altri “corpi estranei” da gestire per un’intera stagione?
Il caso emblematico è quello di Vlahovic. Nessuno finora si è avvicinato alle richieste della Juve, né per il cartellino né per l’ingaggio da 11 milioni netti a stagione. Il Milan osserva, pronto a intervenire se i costi scendessero. Ma il rischio – per tutti – è altissimo. La Juve rischia di tenersi un giocatore che non è più al centro del progetto tecnico. Vlahovic rischia di rimanere in un ambiente in cui è chiaramente un separato in casa, ma dove ha comunque un contratto pesante da onorare. E il Milan, aspettando le condizioni ideali, rischia di restare senza il centravanti che cerca, pur con una lista ancora ampia che va da Hojlund a Embolo, passando per suggestioni future ancora da scoprire.
Stessa dinamica anche per Lookman, l’ultimo braccio di ferro dell’estate. Jashari è ormai rossonero, ma la partita per l’esterno nigeriano è ancora caldissima. L’Inter ha presentato la sua offerta, l’Atalanta l’ha respinta, forte di una promessa che – secondo il club – vale solo per l’estero. L’Inter ha il sì del giocatore, ma oggi deve ragionare anche sul piano B. E Lookman, nel frattempo, non si presenta più agli allenamenti. Una sfida a tre, ognuno con qualcosa da perdere: l’Inter rischia di saltare la sua prima scelta per il ruolo, l’Atalanta rischia di tenersi un giocatore scontento per mesi, il giocatore rischia di bruciarsi una stagione intera, con tanto di Coppa d’Africa alle porte.
E non saranno certo gli ultimi casi. Ce ne sono ovunque: giocatori non più centrali nei progetti, società che attendono il momento giusto per affondare il colpo, magari a condizioni vantaggiose. Sono le cosiddette “piccole” ad attendere con maggiore pazienza: sanno che il momento giusto potrebbe arrivare a ridosso della fine, quando la pressione spinge i club più grandi a mollare qualche pretesa. Ma per riuscirci serve fiuto, nervi saldi, capacità di muoversi all’ultimo respiro.
E poi ci sono i club che possono permettersi di non entrare in questa logica. Quelli che dettano le condizioni, senza temere il rischio di tenersi un giocatore scontento. Il Napoli, da questo punto di vista, ha creato un precedente preciso: caso Osimhen. Prima l’operazione-tampone dell’anno scorso col Galatasaray, pur di non cedere il giocatore alle condizioni di altri. Poi la cessione solo a prezzo pieno, al valore della clausola. Nessuno sconto, nessun compromesso. E intanto la credibilità del club, in sede di trattativa, è cresciuta.
Ecco perché oggi siamo entrati nel momento decisivo. È arrivato il momento delle strategie, è arrivato il momento di rischiare. Di andare al raccolto di quanto seminato in questi mesi, con la consapevolezza che alcuni orizzonti possono cambiare subito e bisogna essere pronti al cambiamento. Essere versatili. E con quel brivido addosso di non riuscire nell’impresa, esattamente come in una partita di poker, quando cerchi di capire che carte ha in mano l’avversario, prima di alzare la posta o alzarti dal tavolo.
