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Una vittoria così non si vedeva da oltre 105 anni: Italia folle e coraggiosa. Tantissimi errori da correggere ma per ora (solo per ora) va bene così. Oltre gli schemi: cosa davvero è cambiato in queste due gare

Una vittoria così non si vedeva da oltre 105 anni: Italia folle e coraggiosa. Tantissimi errori da correggere ma per ora (solo per ora) va bene così. Oltre gli schemi: cosa davvero è cambiato in queste due gareTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 00:00Editoriale
di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale, conduttore per Radio Sportiva

Per comprendere l'eccezionalità della partita di ieri bisogna partire da un dato. Nella storia della nostra Nazionale ci è capitato una sola volta di chiudere una partita con quattro gol subiti e sorridere al triplice fischio per una vittoria. Era il 18 gennaio 1920, un test amichevole contro la Francia che vide la nostra Nazionale imporsi col risultato di 9-4. Era evidentemente un calcio d'altri tempi, tutt'altro mondo e sport ma è un dato che ci aiuta a capire cosa è successo ieri. Una partita dall'andamento irripetibile, alla fine una vittoria che ci consegna la quasi certezza di concludere il gruppo I almeno al secondo posto e quindi avere il pass per i play-off non dovessimo riuscire ad agguantare la Norvegia da qui a novembre.
Il secondo posto nel girone di qualificazione in altri momenti sarebbe stato risultato fortemente negativo, molto meno dell'ordinario. Di questi tempi invece è tutt'altro che scontato, ancor meno lo era ieri sera durante le prime battute della partita.
Già, perché la gara di Debrecen con nove gol e novemila emozioni ha visto gli Azzurri approcciarsi al match come peggio non potevano. Solo due cambi rispetto a venerdì scorso, ma tutt'altro atteggiamento. Anche la stanchezza s'è fatta sentire. L'Italia è stata assente ingiustificata del primo quarto di gara e solo nella seconda metà del primo tempo ha capito come difendere e dove attaccare. Nel secondo tempo abbiamo giocato decisamente meglio, il 2-1 è sembrato quasi una casualità a differenza dei due gol israeliani arrivati dopo il 2-4 perché Bastoni era messo malissimo sul terzo gol di Israele e le marcature semplicemente non c'erano sul 4-4. Per fortuna, sulla successiva azione, l'abbiamo portata comunque a casa con un velenoso tiro-cross di Tonali.

L'eccezionalità della partita non rende semplice l'analisi. Di sicuro la decisione di Ben Shimon di non dare punti di riferimento offensivi ha mandato in tilt la difesa azzurra e su questo Gattuso dovrà soffermarsi. L'Italia a Debrecen è partita col 4-3-3 e poi è passata al 4-4-2: bene, benissimo il doppio centravanti ma ogni ripartenza di Solomon e compagni era un pugno nello stomaco della nostra difesa.
La retroguardia a quattro è la base da cui Gattuso ha deciso di partire perché: "Se faccio qualcosa che non sento mio mi sgamano dopo cinque minuti", ha detto nella prima conferenza stampa di Coverciano. Giusto, ma così è un suicidio. E' una fase difensiva troppo vulnerabile per essere competitiva: come detto, solo una volta ogni 105 anni si vince subendo quattro gol.

Stavolta però ci è andata bene e allora è giusto prenderci ciò che di buono è emerso da questi otto giorni perché la squadra pur con i suoi limiti e i suoi black-out non s'è mai tirata indietro. Finalmente. A Coverciano s'è rivisto entusiasmo e voglia di vestire la maglia azzurra, in campo quella grinta che con la Svizzera come contro la Norvegia avevamo lasciato in aereo. E' un aspetto fondamentale da cui siamo ripartiti e non c'è dubbio che sotto questo punto di vista il nuovo CT ci abbia messo tanto del suo. Merito della sua figura ancora prima che del suo lavoro perché Gattuso impersonifica il sacrificio e la dedizione alla causa. L'uomo spogliatoio, un calciatore che ha trovato nella fatica il grimaldello per andare oltre i suoi limiti. Gattuso è un esempio che vale più di mille parole e in una generazione che vive di qui e ora e non ama i grandi discorsi questo può fare la differenza. Anche perché il CT (s'è detto e ripetuto spesso) non è un allenatore, è un selezionatore che in poche ore deve creare un gruppo coeso e pronto a dare tutto per la propria Nazionale. E il gruppo a questo giro s'è visto, proprio come quel coraggio che in Norvegia come in Germania sembrava totalmente smarrito.

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