Bonini a 40 anni dalla tragedia dell'Heysel: "La vittoria non contò più nulla"

A 40 anni esatti dalla tragedia dell'Heysel, stadio di Bruxelles dove il 29 maggio 1985 in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 tifosi bianconeri arrivano le parole di chi era su quel rettangolo verde: Massimo Bonini:
"Prima del fischio d’inizio non sapevamo praticamente nulla - racconta attraverso le colonne di Tuttosport -. Nessuno capiva cosa stesse succedendo. Ci dissero che la partita sarebbe stata posticipata per via di alcuni scontri tra le tifoserie. Ad un certo punto, sono iniziati ad arrivare negli spogliatoi diversi tifosi della Juve: alcuni erano feriti, altri erano semplicemente spaesati, senza scarpe… C’era chi parlava di un morto, chi di 100. Un caos totale. Noi, ignari di quanto stesse accadendo, eravamo concentrati sulla partita. Volevamo solo giocarla per rifarci dopo la sconfitta di Atene. Pensiero condiviso anche da Trapattoni e Boniperti: neanche loro riuscivano a inquadrare la situazione. Del resto, per la Juventus era un momento troppo importante. Quando abbiamo vinto, siamo usciti dallo stadio con la coppa, ma una volta in albergo abbiamo preso coscienza della tragedia vedendo le immagini in tv. E lì l’esito della partita e i festeggiamenti, inevitabilmente, sono passati in secondo piano. Non contava più nulla. I nostri pensieri erano tutti per le vittime… Per quelle famiglie che non sarebbero mai più potute tornare a casa".
A 40 anni di distanza come si vive quel ricordo? Ecco la risposta dell'ex bianconero: "Cerco di non pensarci, ma quando si avvicina l’anniversario i brutti ricordi tornano a galla e la tristezza prende il sopravvento…"
