Cornacini: "Italia come il Brasile: paga un prezzo alto per la propria storia calcistica"
"Credo che l'Italia, come il Brasile, stia pagando un prezzo molto alto per la ricca storia calcistica che un tempo avevamo". A dirlo è Leonardo Cornacini, professione agente, che nel corso degli anni si è ritagliato un'ottima fama tra gli addetti ai lavori. "Credo che dobbiamo capire che la storia appartiene al passato. Viaggio per il mondo per la mia professione e vedo che molti Paesi si stanno sviluppando, dimostrando umiltà, pazienza e coraggio. Il cambiamento è necessario; sia in Italia che in Brasile, sono sempre le stesse facce. Il calcio è nelle mani di pochi. Ci sono molte persone con la volontà e la conoscenza, ma il panorama politico non concede opportunità".
Con il Sudamerica però c'è una disparità netta, 7 su 10 possono andare al Mondiale e il Venezuela non ci è mai arrivato nemmeno per sbaglio...
"In Sud America stiamo perdendo l'essenza del calcio. Gran parte di ciò è dovuto all'incompetenza dei dirigenti di molti club. Certo, non di tutti. Oggi, la maggior parte dei club è costretta a scoprire giovani giocatori e a venderli molto presto. Questo impedisce loro di maturare. Inoltre il fattore economico dei paesi influenza notevolmente il calcio. Prima, i giocatori lasciavano il Sud America solo per vincere titoli e diventare protagonisti del calcio sudamericano. Per quanto riguarda il numero di squadre qualificate per il campionato del mondo, credo che perderà prestigio. La prima fase del campionato del mondo sarà deprimente a causa della disparità di livello. Questo farà perdere prestigio al torneo".
Come vede il Brasile di Ancelotti?
"Avevamo bisogno di uno come Ancelotti. La sua sola presenza incute rispetto. Per molto tempo abbiamo avuto giocatori giovani con personalità e carattere maturi. È successo con Romario, Ronaldo, Kaká, Ronaldinho, Rivaldo, Denilson e molti altri. Ultimamente abbiamo avuto ragazzi viziati che non capiscono la loro importanza per la società. Abbiamo perso i nostri leader, i nostri idoli. Ma con Ancelotti le cose stanno cambiando; oggi è innegabilmente il nostro protagonista".
L'Italia andrà al Mondiale? Dove arriverà il Brasile?
"Nazionali come Brasile e Italia saranno sempre in lizza per il titolo. Ma i giocatori devono capire che per vincere devono rispettare tutti gli avversari. Ci sono nazioni che lavorano duramente per migliorare, e stanno migliorando. Non ci saranno partite facili. Per quanto riguarda il Brasile, spero sempre che vinca, ma credo che siamo molto indietro rispetto a Spagna, Argentina e Francia. Oggi, queste nazionali, oltre ad avere qualità, sono unite e mentalmente vincenti".
Parliamo dei suoi giocatori, parlando da Lucas Perri: anni fa era nel mirino della Sampdoria...
"È vero. Anche noi siamo quasi arrivati alla Fiorentina. Nell'ultima sessione di calciomercato siamo stati molto vicini a firmare con una grande squadra italiana. Ma siamo contenti del percorso di Lucas. È diventato rapidamente un idolo in Francia, giocando per il Lione, e ora è nel miglior campionato del mondo. Chissà, forse un giorno... Ricordo che quando parlavo di Lucas, nessuno lo conosceva, e oggi è in Premier League. Quando parlavo di Strefezza, era la stessa cosa. Oggi abbiamo tre giocatori che sicuramente raggiungeranno i massimi livelli. Eravamo vicini a ingaggiarne uno in Italia la scorsa estate, ma il posto per uno straniero non si è liberato prima della fine del mercato. In questo caso, si trattava di Jean Claude. Un centrocampista simile a Onana, una stella della J League giapponese e uno dei giocatori principali della nazionale del Togo.
Quali giocatori consiglieresti ai club italiani?
"Un altro sarà Tevis Gabriel, classe 2006 e di qualità assurda. È già nel mirino di molti club. Abbiamo ricevuto offerte nell'ultima sessione di mercato, ma il Cruzeiro non ha accettato. E un altro che è sulla lista di alcune squadre italiane è Mahamadou Balde, classe 2007 e una stella del PAOK in Grecia. Oltre a essere un giocatore di punta, ha la cittadinanza spagnola, ed è per questo che i club italiani lo stanno seguendo da vicino.
Lo scouting in Italia è un problema?
"Credo che il problema non sia lo scouting. Abbiamo dirigenti che svolgono un lavoro fantastico con il reparto scouting. Sartori e Corvino sono esempi di grande lavoro. Credo che il problema risieda nell'avere il coraggio di mettere in campo i giovani e supportarli anche quando commettono errori".
È da tanti anni residente nel nostro paese.
"Sono molto grato all'Italia. Mia madre, mia moglie e i miei figli sono italiani. Sono italiano almeno al 50% (sorride nda). Ho vissuto momenti fantastici in Italia, ho partecipato a trasferimenti importanti, ma mi sono reso conto che il calcio in Italia è nelle mani di poche persone. Ho avuto il piacere di incontrare grandi procuratori, come Branchini e Raiola. Credo che se ci fossero più procuratori come loro, forse il mercato italiano sarebbe diverso, ma i tempi sono cambiati. Oggi ci concentriamo su mercati neutrali dove la capacità di lavorare da soli, e non sulla politica, è sufficiente per avere successo".
Che struttura ha la sua agenzia?
"Oggi operiamo nel mercato brasiliano, che è la nostra base. E poi in Giappone, dove siamo molto affermati. E naturalmente in Medio Oriente, dove abbiamo sempre avuto grande successo".













