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Inter: derby rovente e l’alternativa a Dumfries. Milan: derby rovente e l’effetto Rabiot. Napoli: meno parole di Conte, più idee di Conte. E la paura dell’Italia…

Inter: derby rovente e l’alternativa a Dumfries. Milan: derby rovente e l’effetto Rabiot. Napoli: meno parole di Conte, più idee di Conte. E la paura dell’Italia…TUTTO mercato WEB
Fabrizio Biasin
Oggi alle 00:00Editoriale
Fabrizio Biasin

Ci sono cose che vanno “oltre”. Oltre i risultati, oltre le gioie e le delusioni di campo. Oltre. E quindi sì, ora parleremo un po’ di rogne azzurre (ma poco) e però prima lasciatecelo gridare ai quattro venti: addio soste per la Nazionale! Addio! Basta pause, infortuni, Gibilterre e Andorre… Ci si rivede a marzo! Vien quasi da piangere dalla gioia (maledetta sosta).

E iniziamo.

L’Italia valuta i playoff come una condanna. E capiamo anche perché. Ma non dovrebbe essere così. Un tempo erano un’umiliazione, il purgatorio per le grandi che non ce l’avevano fatta con le loro forze. Ora non lo siamo più, grandi. Siamo piccini picciò e, quindi, ringraziamo i playoff, l’occasione in più per chi non è “abbastanza”. Noialtri non siamo più “abbastanza” e, infatti, abbiamo acchiappato il secondo posto in un girone in cui eravamo… la seconda forza. Nessuna sorpresa, la Norvegia al momento è un pezzo sopra noialtri e prima ce ne rendiamo conto, prima capiamo a che punto siamo, prima potremo immaginare di tornare a un livello di doverosa decenza.

E allora smettiamola di frignare e ringraziamo i playoff, nella speranza di pescare bene nell’urna di Zurigo (domani ore 13). Il resto lo devono fare gli azzurri, proprio loro. Hanno una responsabilità enorme e dettata da un dato di fatto: non sono certamente all’altezza dei giganti ma non così scarsi da essere giustificabili in caso di mancato approdo al mondialone. Ribadiamo il concetto: smettiamola di frignare, di pretendere criteri di qualificazione più agevoli, smettiamola di chiedere pre-ritiri e pre-raduni a marzo ché tanto servono come Renato (zero) e, semmai, smettiamo di avere paura. Quella, la paura, è la nostra avversaria più grande e va contrastata con un minimo di coraggio. Solo che quello, il coraggio, non si trova sugli scaffali del discount.

Fine pausa, basta pausa, addio pausa.
Riecco il campionato. Ecco a voi alcuni pensierini sulla Serie A che torna tra noi.

Conte è stato il re della sosta, suo malgrado. Oddio, suo malgrado, ha detto e fatto di tutto per finire in vetrina e a ‘sto punto è pure inutile tornare su certi concetti triti e ritriti: è fatto così, si strugge, ora è tornato a Castel Volturno e sta iniziando a rimettere ordine (anche perché la situazione in campionato e Champions non è affatto disperata come qualcuno vuole far credere). C’è altro di cui parlare, semmai. Di campo ad esempio. Come giocheranno i campioni d’Italia orfani di De Bruyne ed Anguissa? Quello, il campo, deve tornare al centro delle discussioni, altro che palle buttate in tribuna al grido di “la squadra è morta” e “non posso fare i trapianti di cuore”. La sensazione? In assenza del camerunese il tecnico campione d’Italia punterà su un 4-3-3 con Elmas mezz’ala e una squadra di nuovo cazzutissima. Il problema? L’avversario di turno, decisamente poco morbido. La nuova Atalanta di Palladino, proprio in quanto “nuova” spera di sorprendere. Sarà un bel match.

E c’è il derby, amici cari. Il Milan ritrova Rabiot e non è cosa banale: stiamo parlando – opinione personale – di uno dei tre affari più importanti della passata estate. Lo pensa anche Allegri, ne siamo convinti, che con il francese può tornare a dare maggiore equilibrio alle due fasi del diavolo. Per intenderci, andate a rivedere l’ultima mezz’ora di Milan-Napoli, un concentrato di enorme sostanza griffata Adrien. E poi c’è l’attacco semi-inedito Pulisic-Leao, ovvero il reale motivo per cui l’Inter non può dormire sonni tranquilli: non dà riferimenti, svaria moltissimo, agevola gli inserimenti… tutto quello che la retroguardia nerazzurra soffre assai.

In casa Inter al contrario tocca trovare soluzioni al ko di Dumfries, sicuro assente sulla destra. Molto probabile che al suo posto giochi Carlos Augusto, un “quasi-titolare” nonché tappabuchi di grande affidabilità in ogni zona del campo. Il problema è che con lui in campo diventa difficile trovare altri “tappatori” con quel che ne consegue quanto a gestione delle forze nei 90 minuti. Epperò la squadra c’è, è in forma, tocca solo capire se la sosta ha rallentato il grande processo di crescita innescato nell’ultimo mese da mister Chivu.

Ps. Da quando una certa critica ha rotto i maroni a Jannik Sinner da Sesto Pusteria per questioni pretestuose e pure stucchevoli, il giovanotto ha trionfato a Vienna, Parigi, Torino. Ha spazzato via tutti, soprattutto i soloni di cui sopra. Nel frattempo mezzo mondo ha rinunciato alla Davis esattamente come Jannik. A ogni rottura di balle, diventa sempre più forte. Non fermatevi mai.

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